Gli editoriali
Papa Francesco e la sua Chiesa in uscita
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.04.2024 – Andrea Gagliarducci] – Il Giovedì Santo Papa Francesco ha celebrato la Messa in Coena Domini nel settore femminile del carcere di Rebibbia. È stata una Messa di una certa solennità, a testimonianza di un fatto da non sottovalutare: Papa Francesco dà molta importanza alla solennità della forma liturgica quando è con gli emarginati, i poveri e gli ultimi, e molta meno importanza quando si tratta di compiere atti istituzionali.
Buona Pasqua!
“Stiamo sperimentando delle tenebre profondissime che avvolgono migliaia di persone, in tanti luoghi nel mondo, in particolare in Ucraina e in Terra Santa. Quanta desolazione! Non possiamo abituarci alla guerra, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i bambini: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. E’ da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile”.
Mentre in Europa si levano sempre più massicce parole inneggianti alla guerra dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana giungono chiari e precisi gli auguri per la Pasqua con un invito a non abituarsi agli orrori della guerra, definita ‘tempo triste’:
“Dimoriamo in un tempo triste, in cui la morte occupa le pagine dei giornali. Pensiamo alle violenze sulle donne, alla cattiveria frutto di prepotenze che segnano anche gli ambiti più delicati dell’esistenza, come quelli familiari e affettivi. Il rapporto tra uomo e donna sembra quasi avvelenato dall’istinto del possesso e dall’evocazione della morte”.
Ecco la bellezza della Resurrezione, spesso negata anche dai cristiani che credono nella purificazione della guerra: “Ma il Risorto porta nel mondo la bellezza di una vita nuova, la creatività paziente della nuova creatura. Una novità, la più grande. Il mondo, oggi così deturpato, può essere ricostruito e trasformato da uomini e donne che vivono le più grandi ragioni di vita e di speranza”.
Nel nostro mondo, sempre più alle prese con la terza guerra mondiale, i vescovi italiani invitano i cristiani ad impegnarsi a preparare la ‘venuta’ del Signore riecheggiando le parole del profeta Isaia: “Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità. Il profeta Isaia ci aiuta a guardare avanti con speranza cristiana e a lavorare ogni giorno per costruire la pace. Per noi cristiani si tratta di impegnarci a preparare la venuta del Regno, a far sì che il Signore sia riconosciuto e amato”.
Tali parole si realizzano nella contemplazione della Pasqua: “Nel mistero pasquale il Signore si è già rivelato nella sua gloria manifestando l’amore infinito del Padre per ogni creatura. Possa il mistero della Pasqua raggiungere tutti noi e insegnarci ad amare senza confini, a porre segni concreti di vita là dove c’è la morte, a trasformare in luoghi di pace le terre oggi segnate dall’inimicizia”.
Dalla Pasqua si irradia una luce capace di sconfiggere le tenebre: “Pasqua è la luce che vince le tenebre: nessuno è spettatore, ma tutti attori. Nella Pasqua non c’è una via di mezzo: o si è con Gesù e si resta con l’amore, con la luce, con una forza che sconfigge quelle terribili tenebre oppure si diventa complici del male… Questa è la Pasqua di Gesù che apre la via del cielo e fa risorgere, oltre il limite della morte”.
Solo la Pasqua è capace di illuminare la vita: “La via che conduce alla vita piena e alla verità completa è una Presenza che viene e cammina al nostro fianco. L’augurio è che tutti possano incontrare questo misterioso Viandante, l’unico capace di dare un senso alla nostra esistenza, di bruciare il cuore e aprire gli occhi. Perché il Risorto illumina gli occhi del cuore”.
La Pasqua allora è un invito ad ‘andare’ in Galilea, (cioè negli ‘incroci’ dei popoli) ha sottolineato il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giampiero Palmieri: “In forza dello Spirito la comunità credente è spinta dal Risorto ad andare ‘sempre oltre’, ad andare in Galilea. Per la sua collocazione lungo l’antica via del Mare, la Galilea era il paese dove si incrociavano ebrei e pagani, persone di ogni popolo, lingua, cultura e religione. Ecco, il Risorto ci aspetta lì, nella Galilea delle Genti, dove lo possiamo scoprire già misteriosamente presente e dove siamo chiamati a portare a tutti l’annuncio della Resurrezione”.
Questa è l’unica speranza per i cristiani, consistente nella vita: “Si, carissimi! Quale è il motivo della speranza dei cristiani, anche in questo tempo così profondamente segnato dalla guerra, dalla violenza, dallo smarrimento? Il segreto di questa speranza è lo Spirito di Gesù risorto, è Lui che spinge i credenti e ogni uomo che si apre alla grazia ad andare avanti, a lottare, a combattere con le armi della persuasione per la giustizia, la fraternità universale, la pace. Questo allora è il nostro augurio di Pasqua: non siamo fatti per la rassegnazione ma per la vita, non siamo fatti per l’odio, ma per la pace!”
Buona Pasqua per un passaggio dalla morte alla vita; dal tempo di tristezza al tempo di speranza!
Il riposo di Gesù prima della Risurrezione
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.03.2024 – Miguel Cuartero] – Scriveva così Sant’Ambrogio ai vescovi dell’Emilia: «Questo è il Triduo sacro […] durante il quale Cristo ha sofferto, si è riposato ed è risorto» (Lettera 23, 12). Mentre le parrocchie, e molte famiglie, vivono giorni frenetici per la preparazione della Pasqua, suonano attuali e provvidenziali queste parole del santo vescovo di Milano.
Quale eredità lascerà Papa Francesco?
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.03.2024 – Andrea Gagliarducci] – Vale la pena fermarsi sulla decisione di Papa Francesco di istituire dieci gruppi di lavoro il cui compito va oltre il Sinodo. I singoli gruppi sono interessanti se considerati in termini di contenuti, sia per ciò che contengono, sia per ciò che non contengono. Sono interessanti da considerare anche i componenti. Chi ottiene un posto a uno dei tavoli (e chi no) è quantomeno suggestivo, e probabilmente significativo.
Il senso del pontificato
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.03.2024 – Andrea Gagliarducci] – C’è molta acqua per il mulino negli estratti dell’autobiografia di Papa Francesco [*], pubblicata la settimana scorsa sul Corriere della Sera [QUI]. Una cosa, tuttavia, è particolarmente sorprendente: Papa Francesco si sente ferito dall’affermazione secondo cui «Francesco sta distruggendo il papato». La risposta del Papa è stata questa: «La mia vocazione è quella sacerdotale: prima di tutto sono un prete, sono un pastore, e i pastori devono stare in mezzo alle persone… È vero che quella del Vaticano è l’ultima monarchia assoluta d’Europa, e che spesso qui dentro si fanno ragionamenti e manovre di corte, ma questi schemi vanno definitivamente abbandonati».
Undici anni di pontificato e i nodi da sciogliere
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.03.2024 – Miguel Cuartero] – È festa in Vaticano per l’undicesimo anniversario di Papa Francesco eletto al soglio di Pietro la sera del 13 marzo del 2013. Dopo la fumata bianca e l’annuncio del Cardinal Tauran, le prime parole del nuovo Papa argentino hanno entusiasmato la stampa per la loro carica empatica e informale: «Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo».
Papa Francesco: la guerra è pazzia che arricchisce
Il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha risposto alle domande di alcuni giornalisti a proposito dell’anticipazione dell’intervista alla Radio Televisione Svizzera (RSI), che sarà trasmessa mercoledì 20 marzo, spiegando che l’auspicio di papa Francesco per l’Ucraina, da sempre definito ‘martoriato’, è tutto racchiuso nelle parole già espresse all’Angelus dello scorso 25 febbraio, in cui ribadiva il suo ‘vivissimo affetto’:
“Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato. Altrove nell’intervista, parlando di un’altra situazione di conflitto, ma riferendosi a ogni situazione di guerra, il papa ha affermato chiaramente: il negoziato non è mai una resa”.
Nell’intervista il giornalista Lorenzo Buccella ha domandato a papa Francesco il suo pensiero sulla possibilità di una resa da parte degli ucraini: “In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?”
Il papa ha risposto che la negoziazione può essere una risposta ‘coraggiosa’:”E’ un’interpretazione. Ma credo che è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. Ci sono. Quella parola negoziare è una parola coraggiosa.
Quando tu vedi che sei sconfitto, che la cosa non va, avere il coraggio di negoziare. E ti vergogni, ma se tu continui così, quanti morti (ci saranno) poi? E finirà peggio ancora. Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio con la guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, per esempio … Non avere vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggio”.
E tutti hanno iniziato a gridare allo scandalo per il semplice fatto che il papa ha indicato una possibile via per la pace, che è il negoziato, ricordando che Stalin ha massacrato gli ucraini : “Il negoziato non è mai una resa. E’ il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…”.
Però in questa intervista il papa ha fatto appello agli ucraini, in quanto è molto chiaro che l’invasore è la Russia; e la mediazione era stata usata dal papa in una domanda riguardante il conflitto in Medio Oriente, invitando a guardare avanti, perché le guerre precedenti ‘tutte finiscono con l’accordo’: “Dobbiamo andare avanti. Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza.
Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. I responsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerrigliera’, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. E’ una brutta cosa”.
E’ un messaggio chiaro, quello lanciato dal papa, ‘la guerra è una pazzia’, che nessuno vuole comprendere, perché con la guerra ci si arricchisce: “C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra?
Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra… Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi”.
Ed ha paragonato la guerra alle tenebra: “Una guerra è tenebrosa, sempre, oscura. Il potere dell’oscuro. Quando si parla di bianco si parla di innocenza, di bontà e di tante cose belle. Ma quando si parla dell’oscuro, si parla del potere delle tenebre, di cose che non capiamo, di cose ingiuste. La Bibbia parla di questo. Le tenebre hanno un potere forte di distruggere. E’ un modo letterario di dirlo, ma quando una persona uccide, pensiamo a Caino, ad esempio, è una persona tenebrosa”.
Inoltre ha chiamato ‘ipocriti’chi prima promuove la guerra eppoi mandano gli aiuti umanitari: “Interventi umanitari? Sì alle volte sono umanitari, ma sono per coprire anche un senso di colpa. E non è facile”.
Ecco tutto quello che ha detto il papa chiaramente sulla guerra e la frase ‘bandiera bianca’ è inserita nell’articolo 32 della Quarta Convenzione dell’Aja concernente le leggi e gli usi della guerra terrestre e regolamento annesso (1907):
“E’ considerato parlamentare l’individuo autorizzato da uno dei belligeranti a entrare in trattative con l’altro e che si presenti con bandiera bianca. Egli ha diritto all’inviolabilità, e così pure il trombettiere o tamburino, il portabandiera e l’interprete che l’accompagnassero”.
Papa Francesco e il caso della giustizia vaticana
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.03.2024 – Andrea Gagliarducci] – Che il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato avrebbe comportato conseguenze e difficoltà per la Santa Sede era comprensibile fin dal momento in cui il Tribunale vaticano ha emesso la sentenza. La Corte stessa ha presentato scelte incoerenti e una linea di giudizio che sembrava variare a seconda delle situazioni. Solo la pubblicazione del testo della sentenza, entro quest’anno, potrà spiegare le ragioni di alcune decisioni.
Papa Francesco e il Papa che verrà
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.03.2024 – Andrea Gagliarducci] – Forse il problema più grande con il profilo del prossimo Papa fornito da Demos II è, che sembra far parte di un mondo disincarnato. Proprio come Papa Francesco è sfuggente nelle sue decisioni, Demos II diventa meno concreto quando lui – e il dibattito che sta cercando di guidare – dovrebbe essere concreto.
I manganelli contro i ragazzi sono un fallimento
“Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”: con queste parole scritte al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha ritenuto ingiustificate le manganellate della polizia alle manifestazioni di Firenze e Pisa, pro Palestina, di venerdì scorso.
Condanna espressa anche dal rettore dell’ateneo di Pisa, Riccardo Zucchi, dal direttore della Normale, Luigi Ambrosio, dalla rettrice della Scuola Sant’Anna, Sabina Nuti, e dal sindaco Michele Conti, a capo di una maggioranza di centrodestra: “Mi sento amareggiato come cittadino e genitore. Al questore e al prefetto ho detto che chiunque deve essere libero di manifestare il proprio pensiero”.
Secondo il questore della città, Sebastiano Salvo, tale corteo non aveva nessuna autorizzazione: “Il corteo studentesco pro Palestina a Pisa non era autorizzato e le forze dell’ordine ne sono venute a conoscenza solo attraverso i canali social e pertanto, a differenza di altre circostanze analoghe, è mancata l’interlocuzione con i rappresentanti dei promotori”.
Mentre nel giorno precedente, incontrando al Quirinale un gruppo di studenti, ha risposto ad alcune loro domande che è compito della politica eliminare ogni violenza, anche quella verbale: “Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa Presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà.
Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte. Ne viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione. Mi auguro che la politica riaffermi sempre e al più presto la sua autenticità, nelle sue forme migliori”.
Ugualmente l’arcivescovo di Pisa, mons. Giovanni Paolo Benotto, insieme al Consiglio Pastorale dell’arcidiocesi di Pisa, ha espresso preoccupazione e sconcerto per gli scontri avvenuti nella città, che hanno causato il ferimento di alcuni studenti, anche minorenni, non giustificando alcuna violenza:
“Ritiene che la violenza non sia mai giustificata e in attesa che si faccia luce sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire il corretto e pacifico confronto democratico, tutelando la sicurezza di tutti, dei giovani in particolare. Crede che il dialogo pacifico e il ripudio della violenza in tutte le sue forme sia l’unico percorso capace di edificare la nostra casa comune su solide basi”.
Inoltre per quanto riguarda la situazione in Terra Santa il Consiglio Pastorale dell’arcidiocesi ha ribadito la condanna per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso e per la strage attualmente in corso nella striscia di Gaza, ripetendo le parole di san Giovanni Paolo II:
“Come Chiesa siamo impegnati con Caritas Gerusalemme a sostegno di tutte le persone che subiscono, in Terra Santa, gli orrori della guerra ‘avventura senza ritorno’. Uniamo la nostra voce a quella di tutti coloro che chiedono l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”.
Infine mons. Benotto ha sottolineato il valore delle parole di papa Francesco, che a più riprese ha chiesto di risolvere ogni contrasto con il dialogo: “Facciamo nostre le parole di Papa Francesco che chiede con forza dall’inizio del conflitto che ‘il popolo palestinese e il popolo di Israele abbiano il diritto di vivere in pace come due popoli fratelli’ e accogliamo l’invito alla preghiera che il Papa ha rivolto alla Chiesa perché ‘le controversie vengano risolte con il dialogo e i negoziati e non con una montagna di morti da entrambe le parti’”.
Anche il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha condannato l’uso della forza: “Rimaniamo davvero stupefatti di fronte alle immagini del pestaggio da parte della polizia contro un corteo pacifista che stava sfilando a Pisa, corteo tra cui c’erano tanti studenti minorenni. L’uso della forza per contrastare ragazzi inermi che manifestano delle opinioni legittime non è mai giustificabile.
A nome mio e di tutte le Acli esprimo la vicinanza ai ragazzi feriti e, nello stesso tempo, chiediamo con forza che venga immediatamente fatta chiarezza su quanto accaduto perché si accertino i fatti e i responsabili di una simile azione.
Il pestaggio di oggi è inaccettabile e ci motiva ancora di più a gridare che la pace è possibile perché la follia della guerra sta entrando nella nostra quotidianità, come dimostra questa violenta azione della polizia che rinuncia preventivamente al dialogo.
Proprio domani ricorrono i due anni dall’inizio della guerra in Ucraina: invitiamo tutte le cittadine e i cittadini italiani a prendere parte a uno degli eventi organizzati in 110 città italiane, dove le Acli saranno presenti, per ribadire la necessità di fermare la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del pianeta”.
(Foto: Acli)