Quale eredità lascerà Papa Francesco?

Papa Francesco guarda
Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.03.2024 – Andrea Gagliarducci] – Vale la pena fermarsi sulla decisione di Papa Francesco di istituire dieci gruppi di lavoro il cui compito va oltre il Sinodo. I singoli gruppi sono interessanti se considerati in termini di contenuti, sia per ciò che contengono, sia per ciò che non contengono. Sono interessanti da considerare anche i componenti. Chi ottiene un posto a uno dei tavoli (e chi no) è quantomeno suggestivo, e probabilmente significativo.

Da un lato, Papa Francesco vuole proseguire il cammino sinodale per garantirne la continuazione anche dopo la fine del suo pontificato. D’altra parte, gli osservatori più attenti hanno notato che questi dieci gruppi di lavoro non contengono i temi più controversi.

Non c’è spazio assegnato, ad esempio, per la considerazione di donne nel sacerdozio, né per la pastorale delle coppie LGBTQ+. Le Chiese di rito bizantino, che hanno al loro attivo una grande esperienza sinodale, hanno però chiesto un tavolo di dialogo con le Chiese orientali durante l’assemblea sinodale. Nei gruppi di lavoro sono inseriti anche dei parroci.

Papa Francesco prosegue il percorso sinodale guardando ai contenuti che trovano maggior consenso nel dibattito. Il Sinodo ha respinto la proposta di menzionare esplicitamente le persone LGBTQ+ nel documento di sintesi. È stato il Sinodo a moderare, con oltre mille emendamenti, il testo di una quarantina di pagine approvato all’inizio della settimana, compresa una forma di controllo dei Nunzi Apostolici.

Inoltre, Papa Francesco si trova a portare avanti questo percorso sinodale attraverso un’iniziativa volta a riportare la modalità sinodale al centro. Non ci è sfuggito che il Sinodo è stato, come al solito, vittima di gruppi di pressione, soprattutto mediatici, e che il sistema dei moderatori e dei facilitatori, invece di aiutare il dibattito, ha permesso ad alcuni estensori di definire le bozze del testo che sarebbe poi diventata la dichiarazione finale.

La questione, però, è se la sinodalità può essere considerata l’eredità di Papa Francesco e se Papa Francesco ci crede. Trasformare il Sinodo da evento in processo è stata la grande sfida affidata dal Papa al Cardinale Mario Grech. Si tratta di un cambiamento di mentalità sostanziale. Eppure, con questo cambiamento di atteggiamento, ci ritroviamo presto vittime di lobby e di gruppi di pressione. Ad esempio, quando è stato annunciato che, per la prima volta, ci sarebbe stata anche una quota di laici per partecipare al Sinodo del 2023, diversi gruppi cattolici, pur con buone intenzioni, si sono subito mossi per avere qualcuno che li rappresentasse all’interno dell’Assemblea sinodale.

Il rischio non trascurabile è considerare l’Assemblea sinodale come un parlamento, con diritto di voto ma senza diritto di decisione. Così, il cammino sinodale rischia di fermarsi prima del traguardo, lasciando tutti delusi: chi voleva un sinodo tradizionale e chi voleva che il sinodo rappresentasse un vero cambiamento per la Chiesa. La costituzione dei gruppi di lavoro è stata richiesta proprio per riprendere lo spirito sinodale. L’obiettivo era riportare in equilibrio alcuni squilibri consentendo a tutti di parlare e prendere posizione. Tuttavia, il vero cambiamento richiederà molto lavoro.

Papa Francesco resta sempre quello che decide. Il rischio è che il Sinodo abbia una sorta di effetto Humanae Vitae 2.0 (o 3.0, se Querida Amazonia fosse la 2.0 [QUI]). Cioè, che i media lo riempiranno di aspettative, così preparandolo e tutti alla delusione. Forse la scelta del Papa di avere gruppi di lavoro che vanno oltre l’Assemblea sinodale, serve proprio ad evitare l’effetto Humanae Vitae. Niente può essere criticato definitivamente, perché tutto è ancora un lavoro in corso.

Ci chiediamo, tuttavia, fino a che punto la retorica della riforma perpetua possa continuare ad avere successo. Se il Sinodo trova un equilibrio grazie al continuo lavoro della sua segreteria, altre decisioni del Papa creano ulteriori squilibri: dalla riforma interna del Vicariato di Roma ai nuovi Statuti del Capitolo di Santa Maria Maggiore, anche quelli derivanti da una difficile equilibrio tra la volontà del Papa e la necessità di riconoscere la realtà; e ancora, dalle parole un po’ avventate sulla guerra in Ucraina – che hanno costretto il Cardinal Parolin in un’intervista a spiegare il Papa – alla voglia di dialogo a tutti i costi, anche quando questo dialogo sarebbe inopportuno.

Nell’ultima settimana, Papa Francesco ha lavorato relativamente poco, eppure le sue dichiarazioni e decisioni hanno generato molte contraddizioni. Tutto, però, sembra essere temporaneo. Nessuno – a parte forse il Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede – può essere sicuro di godere della fiducia del Papa. I Curiali non possono nemmeno fare progetti a lungo termine. Sono limitati a un incarico a tempo determinato (cinque anni, rinnovabili solo per altri cinque) e non hanno alcuna prospettiva di restare effettivamente. Gli aspiranti diplomatici vedono il loro cursus honorum interrotto da un anno missionario, che rallenta l’ingresso nelle file diplomatiche. Un problema, perché sempre meno vengono mandati a studiare per lavorare nella diplomazia del Papa.

In breve, ci sono una serie di criticità nel sistema creato durante il pontificato di Papa Francesco, che vanno affrontate con uno sguardo al futuro. Al momento tutto passa per le mani del Papa. Sarà diverso per qualche tempo, ma se non ci sarà una struttura ben definita, il prossimo Papa dovrà ricostruire tutto da zero, una cosa che non sarà facile.

Dunque, quale eredità Papa Francesco sta lasciando al suo successore? C’è un forte impatto mediatico, centrato però sulla persona di questo Papa, e l’idea di un Papa venuto per le persone a basso reddito e per le periferie, centrata anche su questo Papa. C’è un’istituzione curiale in crisi, una classe sacerdotale con l’orgoglio ferito, e una serie di decisioni che certamente hanno cambiato il corso della storia, ma ogni cambiamento è stato in una direzione che porta a Francesco, che sarà andato.

Papa Francesco guarda al sud del mondo; le sue parole (incluse quelle sulla pace) rappresentano il pensiero di un mondo che si sente finalmente redento con questo Papa. Ma ora c’è bisogno di trovare un nuovo equilibrio, riconquistare l’istituzionalità e dare alla Chiesa una struttura che possa essere valida per il futuro. Da qui nascono documenti come quelli di Demos II e Demos (alias il cardinale Pell) [QUI e QUI] primo, le discussioni tra cardinali, i dibattiti tra sacerdoti, e perfino la polarizzazione tra entusiasti del Papa e non entusiasti. Potrebbe essere questa l’eredità che lascia questo Papa. Resta però da vedere chi vorrà raccoglierla.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

Free Webcam Girls
151.11.48.50