Il riposo di Gesù prima della Risurrezione

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.03.2024 – Miguel Cuartero] – Scriveva così Sant’Ambrogio ai vescovi dell’Emilia: «Questo è il Triduo sacro […] durante il quale Cristo ha sofferto, si è riposato ed è risorto» (Lettera 23, 12). Mentre le parrocchie, e molte famiglie, vivono giorni frenetici per la preparazione della Pasqua, suonano attuali e provvidenziali queste parole del santo vescovo di Milano.

Cristo ha sofferto e, prima di risorgere, si è riposato. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di riposo e di silenzio dopo i suoi ultimi giorni a Gerusalemme.

Nella città santa, durante quella Pasqua (anno 30 dC?) gli eventi si sono susseguiti con una rapidità e un ritmo incalzante. Parole, urla, discorsi, profezie e sentenze (di morte) hanno accelerato il ritmo degli eventi con un rumore di fondo assordante. Dichiarazioni altisonanti si accavallano in poche ore: “Prendetelo!”, “Crocifiggilo!”, “Barabba!”, “Deve morire!”, “Non lo conosco”, “Salvati!”, “Perdonali!”, “Elì Elì”, “Era il Figlio di Dio!”.

Il terrore tramutato in pianto, urla, grida di dolore di madre, di sorella, di amico, di morte. Sudore freddo. Sputi. Sangue ovunque. Un fuggi fuggi generale.

Poi il silenzio. E in quel silenzio il riposo.

Il fracasso di Gerusalemme in quell’anno santo si è ripetuto nei secoli. E si ripete ancora una volta oggi. Perché «la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello» (Victimae paschali laudes). E non si tratta si una diatriba intellettuale, di un confronto politico o di una discussione accademica.

Si tratta di una lotta, un combattimento corpo a corpo (per questo il rito battesimale prevede l’unzione con l’olio che ricorda l’unzione dei lottatori per scivolare alla presa del nemico).

Ma l’uomo non è stato creato per la lotta, né per la morte. Il fracasso, il frastuono, ha un tempo, un termine stabilito. Poi arriverà il riposo che è ciò che ogni uomo desidera nel suo cuore. Un riposo che è preludio della risurrezione e della festa.

Qualcuno ha aperto la via, ha battuto la strada per renderla percorribile. È questa la buona notizia.

Questo articolo è stato pubblicato dall’autore sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

Foto di copertina: Francisco de Goya, Pietà, olio su telo, 83,5×58 cm, 1772/74, Museo Nazionale del Romanticismo, Madrid.

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