Caso Rugolo. A conclusione del podcast “La Confessione”: abusi e Chiesa italiana, è il tempo della risposta

Copertina La Confessione 7
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.05.2024 – Ivo Pincara] – Con la sua settima puntata del 24 aprile 2024 (di cui per mancanza di tempo riferiamo solo oggi, in chiusura di questo articolo), si è concluso il podcast La Confessione, l’inchiesta dei giornalisti Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn a proposito del Caso Rugolo [QUI].

Al termine del processo penale di primo grado con rito abbreviato, iniziato il 7 ottobre 2021 al Tribunale di Enna, a carico di Don Giuseppe Rugolo, il prete 40enne di Enna che è stato arrestato il 27 aprile 2021, con l’accusa di violenza sessuale aggravata su tre minori, secondo gli articoli 81 e 609 del codice penale, il 7 marzo 2024 il Tribunale di Enna, presieduto da Francesco Paolo Pitarresi, a latere Elisa D’Aveni e Maria Rosaria Santoni, nel corso di una udienza a porte aperte mentre tutto il processo era stato celebrato a porte chiuse, dopo otto ore di camera di consiglio, ha emesso il dispositivo della sentenza letto dal Presidente. Dopo 22 udienze, 53 testimoni, 4 giornalisti denunciati per diffamazione dall’imputato, insieme al Presidente di Rete l’Abuso, Francesco Zanardi e la stessa vittima, Antonio Messina, Don Giuseppe Rugolo è stato condannato a 4 anni e 6 mesi con interdizione perpetua dall’insegnamento e per 5 anni dai pubblici uffici, oltre al risarcimento danni nei confronti delle parti civili, in solidale con la Curia di Piazza Armerina, dichiarata responsabile civile, con i danni da quantificare e liquidare in separata sede.

Oggi condividiamo il commento di Don Robert Maier pubblicato su Settimana News.

Roberto Maier è un sacerdote della Diocesi di Milano. È stato responsabile della pastorale giovanile nelle parrocchie di San Fruttuoso a Monza (1998-2008) e di Gesù Buon Pastore a Milano (2008-2016). Si è licenziato in teologia sistematica con il Prof. Sergio Ubbiali presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale con una tesi dal titolo Esistere come abitare. La teologia in ascolto di Martin Heidegger e di Emmanuel Lévinas.
È docente di Etiche della terra per la Laurea Triennale di Management della sostenibilità presso la Facoltà di Economia e giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Piacenza di Piacenza.
È docente di Ethics and Anthropology of Food presso l’Università di Parma.
Dal settembre 2022 ha assunto l’incarico di Segretario del Collegio dei Docenti di Teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel 2022 ha conseguito un doppio dottorato con una tesi dal titolo Epistemologia civica e sistema agroalimentare: un approccio antropologico, condotto presso la Scuola di dottorato Agrisystem di Piacenza e presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Nella sua ricerca si occupa di ambiti liminari tra l’antropologia teologica e le altre discipline, in particolare l’ecologia e la letteratura.
Oltre a diversi articoli, ha pubblicato con Beatrice Gatteschi Il turbante azzurro (2016); con lo psicanalista Gianni Kaufmann Battesimo dono e perdono. Psicanalisi e teologia sul vangelo di Luca (2017); Il fondo delle parole. Esperienza spirituale e parola poetica (2019).
Insieme a Beatrice Gatteschi, ha fondato il centro di cultura per ragazzi La Piccioletta Barca, uno spazio educativo nella periferia di Milano, con lo scopo di propiziare l’accesso ai più alti gradi di studio a ragazzi che vivono in situazioni culturalmente o economicamente complesse.

Abusi e Chiesa italiana
di Roberto Maier

Settimana News, 6 maggio 2024

Con la sua settima puntata del 24 aprile, si è concluso il podcast La Confessione, l’inchiesta dei giornalisti Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn a proposito di un caso di abuso nella Diocesi di Piazza Armerina.

Forse, fino a qui, il silenzio del mondo ecclesiale di fronte al racconto era dovuto: il format prevedeva un percorso articolato ed è sempre buona cosa lasciare che un discorso si concluda. Mi pare però inevitabile che si apra, ora, il tempo della risposta.

Abusi e parole abusate

Immagino esistano alcune obiezioni. Per esempio, immagino che qualcuno ritenga che la Chiesa non debba inseguire un’inchiesta giornalistica, tanto più se costruita attorno a un singolo caso. Immagino che alcuni preferirebbero attendere l’ultima parola della magistratura, visto che il caso è giunto solo alla condanna in primo grado.

Credo, però, che un’obiezione sostanziale riguardi la diffusione del dialogo privato tra l’imputato e il suo vescovo, una telefonata che non è frutto di un’intercettazione da parte degli inquirenti, ma è stata registrata dal prete stesso e acquisita dai magistrati attraverso il sequestro del suo telefono cellulare.

Al di là del processo penale, è questa telefonata il cuore dell’inchiesta giornalistica: svela non solo le intenzioni, ma il anche linguaggio con cui il vescovo articola le ragioni delle sue scelte. Ascoltarla è un colpo allo stomaco e, terminato il podcast, resta una ferita difficile da rimarginare, soprattutto per un credente: alcune tra le parole più preziose del discorso cristiano (santità, provvidenza, rapporto filiale) risuonano in un modo talmente sinistro da far male.

La pubblicazione di una conversazione riservata tra un vescovo e uno dei suoi preti è, in effetti, un evento del tutto nuovo, nello scenario degli abusi. È vero: chiunque di noi sarebbe in imbarazzo se alcune sue conversazioni private, avulse dal contesto, fossero rese note a tutti. Forse alcuni sosterranno che non sarebbe dovuto accadere.

Chiesa italiana: lentezza e latitanza

Ma ci sono molte altre cose che non sarebbero dovute accadere. Non sarebbe dovuto accadere l’abuso, anzitutto. Non sarebbe dovuta accadere la lentezza e la fumosità dell’indagine previa da parte dell’autorità ecclesiastica. Non sarebbe dovuto accadere il reiterato tentativo di non ascoltare le vittime e poi di metterle a tacere attraverso un risarcimento monetario, che è un altro elemento inquietante dell’inchiesta.

Non dovrebbe accadere che una comunità cristiana isoli e rifiuti di ascoltare chi ha sofferto, non dovrebbe accadere che la Chiesa si ritrovi sola a gestire questo male. E non dovrebbe accadere che un vescovo presenti al prete che è accusato la denuncia come una persecuzione «infernale», ciò che ne segue come un cammino di santità e l’abuso come una scappatella, rassicurandolo che in diocesi ci sono abusi molto più gravi del suo.

Tutte queste cose non sarebbero dovute accadere, ma sono accadute. Così come è accaduto che chiunque, oggi, possa sentire la conversazione di un vescovo con un sacerdote accusato di abusi, insieme alla voce della vittima, dei suoi genitori, del sacerdote stesso, dei preti che l’hanno ospitato in un’altra diocesi, di alcuni suoi confratelli che lo hanno rassicurato e persino del Papa che, proprio mentre si celebra il processo, loda il vescovo per la sua rettitudine.

Rispondere dei fatti

Il fatto che tutto ciò sia accaduto, qualunque sia la nostra valutazione in merito all’inchiesta giornalistica, chiede una risposta. Lo chiede la vittima, che ha inviato al Papa gli atti dell’inchiesta, lo chiedono i giornalisti che hanno lavorato al podcast e che non temono di definirsi a loro volta credenti, lo chiedono i fedeli di Enna che, numerosi, sono convenuti alcune sere fa ad ascoltarne la presentazione.

Lo chiediamo noi, ascoltatori (a oggi si contano circa 145.000 accessi), soprattutto se credenti: per noi l’ultima voce non può, in nessun caso, essere quella di un vescovo preoccupato di essere finito nei guai in quanto «insabbiatore». Questa domanda dovrebbe pesare più delle grandi testate giornalistiche che, nel nostro Paese, sembrano avere ignorato il podcast.

Non vorrei mai trovarmi nella posizione di dover rispondere, ma se la parola autorità ha ancora un significato, qualcuno in questa posizione impossibile c’è: ha il dovere morale, pastorale e spirituale di far sentire la sua voce. Nelle sue deposizioni davanti ai magistrati, Mons. Gisana spiega che nella Chiesa il rapporto tra il vescovo e i suoi preti è un rapporto di paternità; dimentica che lo stesso rapporto lo vincola anche a tutti i battezzati.

La Chiesa ha scelto di definire ogni rapporto di autorità al suo interno con la figura della paternità. Ma un padre, in una famiglia, è quello che risponde in prima persona e, se necessario, paga più di tutti gli altri.

La Confessione Episodio 7
La carezza del Papa

«Nell’episodio conclusivo del podcast si ricostruisce il sistema di copertura degli abusi commessi da preti nella Chiesa italiana. Un sistema che coinvolge direttamente Papa Francesco.
Se infatti il Vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana è impegnatissimo a difendere Rugolo e a insabbiare i suoi reati sessuali per proteggere la reputazione della Chiesa, scopriamo che ha un maestro e una guida: il Papa in persona.
Siamo arrivati così alla settima puntata del podcast La Confessione, che è anche quella conclusiva di questa vicenda. Qui sotto trovate come sempre la presentazione di Giorgio Meletti, uno degli autori assieme a me e Federica Tourn.
È la fine di questo ciclo, ma non la fine dell’inchiesta, continueremo a tenervi aggiornati su questo tema e sulla vicenda specifica. Nei prossimi giorni pubblicheremo anche vari approfondimenti.
Intanto La Confessione ha superato i 125.000 ascolti, che è un gran risultato, del quale ringraziamo in particolare la comunità di Appunti.
Fare questo podcast è stato molto impegnativo, sia come tempo dedicato che come risorse, sia io che Federica che Giorgio abbiamo lavorato pro bono, come direbbero gli avvocati, senza compenso.
Grazie alle risorse raccolte dagli abbonamenti di Appunti, abbiamo potuto fare un salto di qualità per rendere il prodotto professionale, e abbiamo coinvolto un giovane giornalista che è stato prezioso, Carmelo Rosa, e il più bravo sound designer su piazza, Stefano Tumiati, che lavora, tra l’altro a Indagini di Stefano Nazzi del Post» (Stefano Feltri).

«La settima puntata della Confessione, il podcast dedicato al processo per violenza sessuale contro il sacerdote di Enna Giuseppe Rugolo, ha un protagonista indiscusso: Papa Francesco.
Se infatti il Vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana è impegnatissimo a difendere Rugolo e aiutarlo con i soldi dell’8 per mille, come se lo temesse, ma anche a insabbiare e occultare i suoi reati sessuali per proteggere la reputazione della Chiesa, qui scopriamo che ha un maestro e una guida: il Papa in persona.
È lui stesso a spiegarlo ai genitori di Antonio Messina, il giovane che ha denunciato Rugolo: loro chiedono giustizia, Gisana gli offre 25 mila euro per comprarne il silenzio. E per risultare più convincente racconta che lui sa come ci si comporta in questi casi, perché gliel’ha insegnato Bergoglio, quando gli ha chiesto un favore per una cosa che lo riguardava personalmente.
I genitori di Messina registrano tutto, noi ascoltiamo, e La Confessione vi racconta la storia del frate siciliano Giovanni Salonia, accusato di violenza sessuale almeno da una suora: Papa Bergoglio ha le sue ragioni per far presiedere proprio a Gisana un’atipica commissione d’inchiesta che arriverà a una conclusione che pare obbligata: le accuse delle religiose a Salonia sono fantasie di menti non lucidissime.
Di questa prestazione di Gisana Papa Francesco sembra gratissimo, al punto da scendere in campo al suo fianco il giorno prima della requisitoria del pm al processo Rugolo: “Saluto il Vescovo di Piazza Armerina, Monsignor Rosario Gisana: bravo, questo Vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto”.
Quel giorno Antonio Messina, la vittima di Rugolo che ha avuto il coraggio di denunciarlo, si infuria: ha chiesto giustizia alla Chiesa prima che al tribunale, ha anche scritto al Papa per chiedergli aiuto, senza ottenere risposta.
Ma questa è la morale della settima puntata della Confessione: la Chiesa tra i preti abusatori e le loro vittime sceglie di difendere gli abusatori e mettere sotto accusa chi li denuncia.
Ed è il Papa, nei fatti, a dare la linea che anche la CEI del Presidente Matteo Zuppi segue rigorosamente: generiche parole di denuncia degli abusi sessuali del clero ma nessuna azione conseguente. Anzi, quando serve il sacerdote accusato di abusi viene protetto in tutti i modi, anche quelli più disonesti» (Giorgio Meletti).

Fonte: Appunti

La Confessione

  • Episodio 6 [QUI]
  • Episodio 5 [QUI]
  • Episodi 1-4 [QUI]

Indice-Caso Rugolo [QUI]

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