I cristiani sono i più perseguitati nel mondo

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Un cristiano su sette nel mondo (uno su cinque in Africa e due su cinque in Asia) è vittima di gravi forme di persecuzione per un totale di 365.000.000 persone in oltre 70 Paesi, mentre le nazioni ad alto rischio sono aumentate da 11 a 13, secondo il nuovo rapporto di ‘PorteAperte/OpenDoors’, che analizza il periodo tra il primo ottobre 2022 e il 30 settembre scorso, come ha sottolineato il direttore della sezione italiana, Cristian Nani:

“Non solo i massacri e i rapimenti, ma le oltre 14.000 chiese, cliniche e scuole cristiane attaccate o chiuse, le oltre 27.000 attività economiche saccheggiate o distrutte, costringono alla fuga famiglie ed intere comunità cristiane, dando vita a esodi inumani e a una ‘Chiesa profuga’ che grida aiuto… In 31 anni di ricerca, registriamo un costante aumento della persecuzione anticristiana in termini assoluti!

Il 2023 è dunque un anno record: 1 cristiano su 7 patisce discriminazione o persecuzione a causa della sua fede: è cruciale tornare a parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico… Più si destabilizza l’Africa Subsahariana, più cresce la violenza su base religiosa in quell’area per mano di milizie jihadiste e allevatori islamici Fulani. Si stima che oltre 16.000.000 cristiani sono sfollati o rifugiati in questa regione, mentre la Nigeria rimane l’epicentro di massacri con oltre 4.100 cristiani uccisi”.

La Corea del Nord rimane stabile al primo posto: i rimpatri forzati di fuggitivi nordcoreani da parte della Cina (che li destina a carcere, tortura e in alcuni casi morte), uniti alla politica del regime nordcoreano di tolleranza zero per i cristiani, rendono impossibile vivere la fede cristiana in questo paese. Nelle prime 5 posizioni ci sono 3 nazioni fortemente islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Somalia (2°), Libia (3°) e Yemen (5°), quest’ultime si scambiano di posto rispetto all’anno precedente.

Qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo ed all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte. L’Eritrea è stabile al 4° posto, confermando la propria nomea di ‘Corea del Nord dell’Africa’, così come la Nigeria al 6° posto, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (4.118).

Il Pakistan al 7° posto è stabile nella top 10 da molti anni, rimanendo la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana (dopo la Nigeria). L’Iran scende al 9° posto, ma per effetto dell’aumento di punti di chi lo precede, non per una sua diminuzione del punteggio (che infatti aumenta di 0.4): costretti ad incontrarsi in piccoli gruppi in casa, i cristiani e le chiese sono percepiti come minacce al regime islamico e, come in tutti i succitati paesi islamici, i convertiti al cristianesimo sono esposti a maggiori rischi.

Stesso discorso vale per l’Afghanistan, che aumenta di 0,5 punti, ma scende al 10° posto: dopo l’avvento dei Talebani nel 2021, molti cristiani sono stati uccisi (tramite una vera e propria caccia all’uomo), una piccola parte è riuscita a nascondersi, mentre una grossa fetta è fuggita all’estero. Nel 2022 e 2023, invece, cala il punteggio relativo alla violenza contro i cristiani, poiché l’attenzione dei Talebani si è concentrata sul consolidare il loro potere, affermando a più riprese che ogni presenza cristiana era stata debellata.

Però è il Sudan a salire dal 10° all’8° per lo più a causa di un aumento della violenza (contro singoli e contro chiese), mentre la pressione sulle 5 sfere della vita del cristiano analizzate nella WWL rimane alta. Stabile all’11° posto è l’India, di cui denunciamo da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni. Nel periodo in esame sono 160 i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede e almeno 2.228 le chiese o proprietà pubbliche cristiane attaccate.

Le uccisioni di cristiani per motivi legati alla fede diminuiscono leggermente a 4.998 da 5.621 (2023): è la Nigeria a determinare questa diminuzione, visto che là le uccisioni passano da 5.014 a 4.118, un calo dei primi mesi dell’anno in concomitanza con le elezioni nazionali (febbraio/marzo 2023); purtroppo, poi i massacri sono ripartiti a pieno ritmo.

Inoltre la ong sottolinea che è impressionante il dato degli attacchi e/o chiusure/confische di chiese e proprietà pubbliche cristiane (ospedali, scuole e simili): addirittura 14.766 (da 2.110 WWL 2023), soprattutto per effetto della strategia di oppressione della Cina (da sola oltre 10.000 casi): va segnalato che dal 2016 ad oggi oltre 30.000 chiese sono state chiuse, confiscate o distrutte in Cina! (vedasi più avanti approfondimento sulle dinamiche).

La cosiddetta ‘persecuzione digitale’ rimane uno degli strumenti più efficaci usati dal governo cinese per limitare la libertà religiosa: “Il cosiddetto ‘modello cinese’ di controllo della popolazione e sviluppo senza diritti viene pericolosamente emulato da altri stati, a cui la Cina esporta tecnologia a tal scopo”.

Il numero di rapimenti di cristiani, pur diminuendo, rimane alto: 3.906, di cui almeno 3.500 solo nelle tre nazioni africane, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo. Invece sono decine di migliaia ogni anno i cristiani aggrediti (picchiati o vessati con minacce di morte) esclusivamente a causa della loro fede: la stragrande maggioranza di questi casi non viene alla luce, ma un dato minimo di partenza per il periodo in esame va oltre le 42.800 (erano 29.400 l’anno scorso). Gli attacchi a case, negozi e attività economiche di cristiani crescono enormemente da 6.700 a oltre 27.100 unità, creando sovente un danno permanente alla capacità di sostentamento di queste persone e costringendole spesso alla fuga (sfollati o rifugiati).

Altra sottolineatura della ong è l’influenza di Cina e Russia nel continente africano, che causa restrizioni all’azione sociale dei cristiani: “Ma in Africa, durante il periodo di riferimento della WWL 2024, esercita una certa influenza anche la Russia, più specificamente il Gruppo Wagner, un contractor militare privato che si ritiene abbia profondi legami con il governo russo.

Il gruppo è sempre più attivo in varie nazioni africane, tra cui Burkina Faso, Mali, Repubblica Centrafricana, Mozambico e Madagascar. Conosciuto per le sue tattiche spietate volte a reprimere l’attività estremista, inclusa la crudeltà verso i civili, la Wagner ha preso piede in Africa Subsahariana, emergendo come una delle entità più temute nella regione del Sahel, in particolare in Burkina Faso, Mali e in altre nazioni.

La sua influenza ha notevolmente soffocato lo spazio sociale per i cristiani. Denunciare le ingiustizie governative o le brutalità perpetrate dalla Wagner è pericoloso: per ricercatori in Burkina Faso e Mali documentare le atrocità commesse è quasi impossibile e, talvolta, un rischio stesso per la vita. Sebbene il desiderio collettivo di combattere i gruppi terroristici sia evidente, la Wagner considera i civili sacrificabili, complicando la situazione.

 Mentre in America Latina a salire di posizione è il Nicaragua, che dalla posizione 50 dell’anno scorso è ora salito di 20 posizioni raggiungendo la 30^, dove la persecuzione avanza rapidamente e ciò è il prodotto dell’ostilità sempre più aperta del governo nei confronti della Chiesa: “Non più indirette, le restrizioni alla libertà religiosa sono ormai ben visibili, racchiuse in quadri giuridici creati su misura per lo scopo. Chi critica la repressione della libertà di espressione da parte del governo, sia clericale che laica, viene arrestato, così come chi la difende.

Ad università e altre istituzioni legate alla Chiesa vengono cancellate le autorizzazioni ad operare. Vengono sequestrati beni e mezzi di comunicazione di proprietà dei cristiani. Preti e vescovi cattolici sono accusati di spionaggio; ad alcuni viene tolta la cittadinanza; suore ed altri rappresentanti ecclesiastici sono stati costretti all’esilio. Sono state vietate alcune celebrazioni cristiane in spazi pubblici. Il governo del Nicaragua ha addirittura chiuso la sua ambasciata presso la Santa Sede”.

Forse l’esempio più noto della campagna di oppressione di questo governo è iniziato, quando ha lanciato un’ampia gamma di accuse contro il vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez, strenuo difensore delle libertà civili in Nicaragua. Il vescovo è stato privato della cittadinanza e, dopo aver rifiutato l’esilio negli Stati Uniti, è stato condannato nel febbraio 2023 a più di 26 anni di carcere, ora si trova a Roma.

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