Papa Francesco: attenzione e professionalità ai bisogni delle persone

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La settimana di papa Francesco è iniziata con due incontri ai dipendenti di due strutture importanti per la macchina burocratica degli Stati: il revisore generale e la prefettura. Quindi, ricevendo il personale dell’ufficio generale dello stato vaticano, riformato a seguito del motu proprio ‘Fidelis dispensator et prudens’, papa Francesco ha sottolineato tre caratteristiche, di cui la prima è l’indipendenza:

“L’Ufficio del Revisore Generale non dipende gerarchicamente da altri Enti. Questo però, lungi dal voler dire arbitrarietà, implica la responsabilità di un’azione sempre ben ponderata e ispirata al sommo principio della carità. E’ importante che a guidarvi sia sempre lo spirito della correzione fraterna, anche quando è necessario segnalare pratiche contabili e amministrative non conformi alle regole e situazioni da correggere”.

Riprendendo le parole della prima lettera dell’apostolo Pietro sulla correzione papa Francesco ha invitato alla collaborazione: “Ricordiamo queste parole che accompagnano la correzione: amore e paternità, sempre, senza cedere alla tentazione di facili protagonismi.

In merito a questo, poi, è bene ricordare, in spirito sinodale, l’importanza della collaborazione del vostro Ufficio con gli altri Dicasteri della Curia e in particolare con gli organismi economici, evitando ‘competizioni’ che possono facilmente trasformarsi in rivalità, anche a livello personale”.

Eppoi ha chiesto attenzione alle pratiche internazionali e professionalità: “E’ importante promuovere l’applicazione delle migliori di esse, per favorire l’equità e per essere allineati con il resto della Comunità internazionale, sempre che, ovviamente, le norme non siano in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa…

Avete un notevole bagaglio professionale, acquisito in importanti organizzazioni. In alcuni casi, si tratta di decenni di esperienza di lavoro ad alto livello, e vi ringrazio per aver deciso di mettere tutto questo a servizio della Santa Sede.

So che al fine di mantenere elevati standard professionali investite molto nella formazione, ed è un bene. Direi anzi che per voi è un vero e proprio obbligo morale essere aggiornati circa la continua evoluzione delle numerose e complesse norme che disciplinano la revisione”.

Ed infine ha chiesto maggiore attenzione per combattere la corruzione: “Certamente quanti lavorano presso la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano lo fanno con fedeltà e onestà, ma la lusinga della corruzione è così pericolosa che occorre ben vigilare.

So che dedicate molta attenzione a questo, con un lavoro i cui frutti sono gestiti al tempo stesso con fermezza e misericordiosa discrezione perché, ferma restando l’esigenza di un’assoluta trasparenza in ogni azione, gli scandali servono più a riempire le pagine dei giornali che a correggere in profondità i comportamenti.

Vi invito, oltre a ciò, ad aiutare i responsabili dell’amministrazione dei beni della Santa Sede a creare presidi che possano evitare, ‘a monte’, che l’insidia stessa della corruzione si concretizzi”.

Mentre ai prefetti italiani ha ricordato una frase del loro patrono (sant’Ambrogio’) con l’invito a vivere bene il tempo presente per mutarlo: “Per svolgere questo compito, voi fate da tramite fra Stato e territorio, mettendo costantemente in relazione l’insieme con le parti, il centro con le periferie, il bene comune con l’attenzione ai singoli…

Perciò vi fate carico di diverse sfide, come la sicurezza e l’ordine pubblico in un determinato territorio, vari servizi alle persone e alle comunità. Vorrei soffermarmi brevemente su tre di queste sfide: l’ordine pubblico, le criticità ambientali e la gestione dei flussi migratori”.

Per quel che riguarda l’ordine pubblico papa Francesco ha invitato a coniugare la legge con il rispetto umano: “Legalità e umanità insieme, per dare alle disposizioni la necessaria applicazione e al contempo accostarsi anche a chi sbaglia con il rispetto dovuto, conciliando la tutela delle vittime con l’equo trattamento dei colpevoli. A ciò si aggiunge la grande responsabilità che avete di far fronte ai rischi che quotidianamente corrono i membri delle Forze dell’ordine, di cui pure vi prendete cura…

Ma quando c’è questo, la responsabilità per l’ordine pubblico viene avvertita come una chiamata a creare quel clima di armoniosa convivenza grazie al quale si possono affrontare e risolvere le difficoltà. Vorrei dire che la vostra è una sorta di paternità istituzionale: esercitata con coscienza e dedizione, essa non risparmia sacrifici e notti insonni e merita la nostra gratitudine”.

Altro punto in questione ha riguardato le criticità ambientali: “Il vostro radicamento nei territori mi porta a questa seconda riflessione: sebbene non rientrino nelle vostre dirette competenze, i problemi idro-geologici sono purtroppo emergenze ormai frequenti e coinvolgono tutti; legati a fenomeni atmosferici che dovrebbero essere insoliti e straordinari, sono diventati abituali a causa dei cambiamenti climatici…

A voi è toccato il compito di gestire al meglio le risorse disponibili e di mettere in sinergia operatori pubblici e privati. E’ importante e urgente, nel presente come nel futuro, unire gli sforzi per tutelare, per tempo e con lungimiranza, la nostra casa comune”.

Nel terzo punto ha affrontato la questione migratoria: “Anche questo compito non è facile, perché affida alla vostra cura persone ferite, persone vulnerabili, spesso smarrite e reduci da traumi terribili. Sono volti, non numeri: persone che non si possono semplicemente classificare, ma che occorrerebbe abbracciare; fratelli e sorelle che hanno bisogno di essere sottratti dai tentacoli delle organizzazioni criminali, capaci di speculare senza alcuna pietà sulle loro disgrazie”.

Il papa è consapevole del ‘compito’ assegnato loro e perciò ha chiesto attenzione quando si generano tensioni: “Abbiamo saputo dei “lager” in alcuni Paesi del Nord Africa, dove quelli che vogliono venire in Europa sono trattati da schiavi, torturati, anche uccisi. A voi è dato l’arduo compito di organizzare sul territorio una loro accoglienza ordinata, basata sull’integrazione e sul costruttivo inserimento nel tessuto locale.

Non potete essere lasciati soli in questo compito di sostenerli nei loro bisogni essenziali e al tempo stesso di prestare ascolto alle apprensioni e alle tensioni che si possono generare nei residenti, come pure naturalmente di intervenire quando si creino situazioni di disordine e violenza”.

Ed infine un pensiero sulla questione della natalità in Italia: “I migranti aiutano, quando si inseriscono bene. L’Italia è una terra dove mancano i figli, e vengono i migranti. A me preoccupa il problema della poca natalità qui in Italia. Non fanno figli.

Mi diceva uno dei miei segretari che andava per la piazza l’altro giorno: si è avvicinata una signora che aveva un carrello col bambino; lui va per accarezzare il bambino… era un cagnolino! I cagnolini sono al posto dei figli. Pensate questo. La responsabilità che gli italiani hanno di fare i figli per crescere e anche per ricevere i migranti come figli”.

(Foto: Santa Sede)

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