Verso il Giubileo con progetti di promozione sociale

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Martedì 5 dicembre sono stati presentati due progetti di promozione sociale, rivolti a persone rifugiate e carcerate, preparati dalla basilica di san Pietro in preparazione al Giubileo del 2025, illustrate dal card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica papale di san Pietro, ricordando il giubileo biblico:

“Secondo la tradizione ebraica il giubileo cadeva al termine di sette settimane di anni, il cinquantesimo anno, e aveva diverse implicazioni sociali ed economiche. Nel giubileo gli ebrei caduti in disgrazia, divenuti ‘schiavi’ dei propri fratelli per restituire debiti, venivano liberati e le proprietà che erano state vendute a causa di difficoltà finanziarie venivano restituite ai proprietari originari. Inoltre, in quell’anno, come ogni sette anni, la terra non veniva coltivata, per consentirle di rigenerarsi”.

Il Giubileo era una forma di giustizia e di liberazione: “Era una forma utopica di giustizia sociale, di compassione e di rispetto per la terra. Si congiungevano così due principi assoluti: la dignità di ogni persona, espressa dalla restituzione della libertà e della terra, e la grandezza e bontà di Dio, che ha creato persone libere e ha donato loro la terra perché vivano in pace e nell’abbondanza.

In fin dei conti, il giubileo era un memoriale della liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto e dell’ingresso nella terra promessa. Così, attraverso leggi che promuovevano uno spirito di solidarietà, veniva coltivato il sogno di sconfiggere la miseria, eliminare le ingiustizie, dare a tutti almeno una seconda possibilità”.

Ma è possibile vivere il giubileo solo se lo si coniuga con la spiritualità: “Il giubileo è possibile viverlo solo attingendo continuamente alla vita spirituale, che consente di avere uno sguardo semplice ed umile e un cuore largo per accogliere gli altri, i diversi, perché li riconosce così simili a sé nelle profondità misteriose dell’essere da sentirsi una cosa sola con loro.

Chi si abbevera alle sorgenti dello spirito vede scomparire dal cuore la paura della morte e sa rinunciare ai propri averi e alle proprie ragioni, sa aprirsi al perdono, donare con generosità, fare del bene a chi gli fa del male, sottomettersi a tutti per amore”.

Mentre la dott.ssa Flavia Filippi, fondatrice e presidente dell’associazione ‘Seconda Chance’, ha raccontato ha raccontato le attività: “Il progetto si diffonde con una velocità impressionante: inizialmente Seconda Chance puntava solo al reinserimento lavorativo dei detenuti, ma l’Associazione si è presto trasformata in un punto di riferimento per la popolazione carceraria.

Al nostro indirizzo riceviamo continue richieste dai detenuti, dai familiari, dagli avvocati, ma anche da operatori penitenziari che ci chiedono di portare corsi di formazione, di procurare forni per pizza e attrezzi da palestra, di provare a migliorare le infrastrutture sportive, di organizzare eventi sportivi, culturali, musicali”.

Ed ha spiegato gli obiettivi: “L’intenzione di Seconda Chance è quella di allargare, consolidare, ben strutturare sull’intero territorio nazionale questa piccolissima rete che, non contando su personale dedicato, non è potuta ancora uscire dall’artigianalità. Reperire contratti di lavoro è una fatica immensa… Occorre una squadra numerosa, motivata e bene attrezzata. Spero di riuscire a formarla presto”.

Anche il dott. Arnoldo Mosca Mondadori, fondatore e presidente della fondazione ‘Casa dello Spirito e delle Arti’, ha raccontato di una intuizione nata a Lampedusa: “Allora, nel 2021 abbiamo chiesto al Governo italiano che il legno delle barche, anziché essere distrutto, potesse essere riutilizzato. Ed eccoci qui con i ‘Rosari del Mare’: con le chiglie vengono realizzate le croci da parte di persone detenute.

Le croci arrivano quindi dal carcere insieme ai grani, sempre nati da quel legno, e in un locale messo a disposizione dalla basilica di san Pietro due persone rifugiate assemblano i Rosari… Da una parte cerchiamo quindi, con questo progetto che si chiama ‘Metamorfosi’, di far sì che tanti giovani, ricevendo un rosario, possano conoscere il dramma contemporaneo dei migranti”.

Quindi il primo progetto è intitolato ‘Rosari del mare’ ed impiega persone rifugiate nella produzione di rosari destinati all’acquisto da parte dei pellegrini che giungono nella basilica di san Pietro. I rosari sono fabbricati con legname proveniente dalle imbarcazioni dei migranti che hanno attraversato il Mediterraneo.

I rosari vengono completati e assemblati presso la Fabbrica di San Pietro da due persone rifugiate, assunte dalla cooperativa sociale ‘Casa dello Spirito e delle Arti’, e sono consegnati ai negozi della basilica di san Pietro. Le fasi precedenti del lavoro si svolgono in alcuni istituti penitenziari di Milano, Monza e Roma.

Mentre il secondo progetto denominato ‘Seconda Chance’ promuove il reinserimento dei detenuti nella società tramite l’attività lavorativa. La Fabbrica di san Pietro ha anche aderito al progetto Mammagialla Sailin’, in corso presso il Carcere Mammagialla di Viterbo, dove è allestita una sartoria di alto livello, nella quale i detenuti sarti utilizzano vele in disuso e tessuti nuovi per produrre borsoni personalizzati per circoli sportivi, enti pubblici e aziende. La ‘Fabbrica di San Pietro’ ha richiesto ai detenuti sarti di Viterbo borsoni da proporre ai visitatori nei punti vendita della basilica.

Infine sabato 9 dicembre, in occasione dell’accensione dell’albero e della benedizione del presepe di Greccio in piazza san Pietro, la parrocchia di San Pietro ha organizzato insieme al Dicastero per la Carità e con il supporto del Governatorato una cena con le persone senza fissa dimora.

(Foto: Vatican News)

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