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Quale è stato il contributo cattolico alla Resistenza?

“Miei amatissimi genitori, sorella cara, Tonino e la mia piccola Angelica, oggi verrò fucilato, non piangete per me. Vi attendo tutti in Cielo dove saremo sempre uniti. Muoio innocente, ma perdono a coloro che mi hanno fatto prendere, perdono con tutto il cuore, perdonateli anche voi. Muoio con il vostro sguardo rivolto a me. Vi voglio tanto bene, perdonatemi se qualche volta ci ho dato dei dispiaceri, sono il vostro Nino, dal cielo vi guarderà e vi attende tutti lassù con Dio. Salutatemi tutti e arrivederci in Cielo. Vi mando gli oggetti, teneteli in mia memoria. Arrivederci tutti miei cari vostro Nino. Cuorgnè, 24 novembre 1944, ore 14.15”: ‘Nino’ era il nome di battaglia da partigiano di Domenico Bertinatti. Nato a Pont Canavese (vicino a Torino) nel 1919, faceva il ragioniere, sottotenente di fanteria, entrò nella Resistenza nel 1944 e, come tantissimi cattolici, militava in una brigata Garibaldi a guida comunista, di cui fu anche vicecomandante. Prese parte a diversi scontri.

Questa è una delle molte storie narrate nel volume ‘Partigiani cristiani nella Resistenza. La storia ritrovata (1943-1945)’, scritto da Alberto Leoni e Stefano R. Contini, accurato e completo lavoro di ricostruzione storica, volto a far conoscere episodi pressoché ignorati della lotta antifascista. In realtà l’apporto che diedero alla Resistenza, tra il 1943 e il 1945, migliaia di italiane e italiani animati dalla fede cristiana, fu determinante. Contributo ampiamente documentato grazie ad un’indagine precisa, che si è avvalsa di testimonianze, lettere e memorie civili. Quindi le pagine del libro permettono di leggere testimonianze di fede e verificare come sia possibile combattere per la libertà e accettare di morire con sentimenti di fratellanza e senza nutrire rancore per il nemico.

Ad uno degli autori, Stefano R. Contini, abbiamo chiesto di spiegare il motivo per cui un giovane studioso scrive un volume sul contributo alla Resistenza da parte dei cattolici: “Frequentavo il liceo e mi resi conto di una discrepanza: 25 aprile, Festa della Liberazione… festa solo per alcuni. Volevo saperne di più e informare chi non se ne preoccupava. Una festa nazionale dovrebbe essere condivisa da ogni parte politica: in realtà è la narrazione della storia a non essere condivisa, mentre la storia è una, con tutte le sue sfaccettature di grigio. Si utilizza ancora una narrazione della storia utile per giustificare delle zone d’ombra, semplificando tutto tra bianco e nero (e ignorando le sfumature di grigio), con il risultato di una dannosa polarizzazione”.

Allora quale fu il contributo dei cattolici alla Resistenza?

“Furono moltissimi i cattolici inquadrati in formazioni garibaldine, di cui Aldo Gastaldi ‘Bisagno’ fu il più rappresentativo. Non parliamo di cristiani in quanto battezzati, ma in quanto persone attive nei circoli e nelle associazioni cattoliche. Erano almeno la metà del partigianato italiano; un dato che viene spesso trascurato è che non tutti i partigiani, in punto di morte, facevano riferimento ai partiti politici nella stesura delle loro ultime lettere”.

Perché è una ‘storia ritrovata’?

“Nel volume si trovano resistenti di fede cristiana, appartenenti a schieramenti politici anche opposti tra loro ed il punto è proprio questo: dovremmo ritrovare il loro umanesimo, precursore dei principî comuni della civiltà occidentale. Erano persone ‘straordinariamente ordinarie’, cui dovremmo ispirarci per capire chi siamo e come comportarci di fronte alle sfide più difficili”.

Come possono essere stati ‘resistenti disarmati’?

“Odoardo Focherini e padre Placido Cortese salvarono decine di persone dalla persecuzione semplicemente mettendo a frutto il proprio ingegno e i pochi mezzi di cui disponevano. Disse Focherini a suo cognato: ‘Se tu avessi visto come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non di aver fatto abbastanza per loro, se non di non averne salvati in numero maggiore’.

Ricorda la frase ‘Chi salva una vita salva il mondo intero’, riportata da Steven Spielberg nel film ‘Schindler’s list’. Vittorio Gasparini, dirigente d’azienda fucilato in piazzale Loreto (10 agosto ’44) a Milano, forniva informazioni alle bande partigiane tramite una radio clandestina. Rischiava la propria vita senza poterla difendere, rispondeva a Dio e alla propria coscienza”.

Per quale motivo la Chiesa non ha ‘valorizzato’ abbastanza la Resistenza condotta dai cattolici?

“Ribalto la questione: consideriamo la Chiesa come un gruppo composto dal basso verso l’alto, dalla parrocchia di un qualunque villaggio alla basilica di san Pietro. Ecco, dai comportamenti e dagli scritti dei resistenti cattolici traspare il desiderio di superare la tragica esperienza della guerra senza avere nulla in cambio. Nel dopoguerra, i partigiani cristiani, i preti e le suore non sentivano la necessità di raccontare (per un tornaconto) quanto fatto durante il periodo resistenziale. Anche per questo la Resistenza cristiana è passata ‘in secondo piano’. Lo scrisse Manzoni: ‘…quel poco bene che si può fare, si sa che non bisogna contarlo’”.

Dopo 80 anni, come raccontare ai giovani la Resistenza?

“Andando per gradi, come in un climax: la guerra, l’8 settembre, la presa di coscienza, la Liberazione e la Costituzione. I giovani devono essere aiutati a capire come ci siamo arrivati, le biografie dei resistenti ci fanno immedesimare più della classica lezione scolastica di storia. Per evitare i duelli rusticani dei nostri politici ogni 25 aprile, è bene che la storia diventi la guida della politica, di una politica intesa come servizio”.

Libro che aiuta anche scoprire preghiere scritte da loro, come quella composta da don Giuseppe Pollarolo per la brigata Garibaldi ‘Cichero’, quella del comandante ‘Bisagno’: “Vergine Maria, madre di Dio, rendimi un patriota intelligente e onesto nella vita, intrepido nelle battaglie, sicuro nel pericolo, calmo e generoso nella vittoria. Accetta i sacrifici e le rinunce della mia vita partigiana e concedimi di raggiungere, con purezza d’intenzioni, l’ideale che donerà alla Patria, con lo splendore delle antiche tradizioni, l’ebbrezza di nuove altissime mete”.

(Tratto da Aci Stampa)

25 aprile: il contributo dei cattolici alla liberazione dell’Italia

Dopo l’8 settembre e fino al termine della guerra (e magari anche oltre, considerando gli strascichi di violenza successivi al 25 aprile), una scelta si impose a moltissimi italiani ‘servire’ nelle file della Repubblica sociale italiana (Rsi) oppure ‘passare’ in montagna; si impose a un grande numero di preti, sul se e sul come accettare e coprire le decisioni dei propri fedeli oppure ottemperare o meno alle esigenti richieste delle parti in campo; si impose ancora a molte donne e molte religiose, e in tal caso maturò un autentico volontariato resistenziale (o viceversa fascista repubblicano).

Alla luce delle nuove sensibilità e delle più recenti ricerche risulta elevato il numero dei cristiani che operarono per salvare tutti coloro che si trovavano in pericolo, senza badare troppo alle appartenenze religiose o politiche. Al panorama organizzativo e solidale già noto si sono aggiunti i recuperi di figure finora trascurate: da Odoardo Focherini a padre Placido Cortese e a Giovanni Palatucci (per citare solo tre tra le tante vittime cristiane della propria generosità verso i perseguitati), o di nuovi ‘Giusti tra le nazioni’ come l’ex podestà di Cagliari Vittorio Tredici.

Lo stesso Giuseppe Dossetti nell’immediato dopoguerra si rivolgerà al suo maestro di spiritualità, don Dino Torreggiani, contestandogli amichevolmente: ‘Ci avete fatto lavorare molto, ma non ci avete educato a capire il fascismo’. Anche Giuseppe Lazzati lasciò trasparire la sua critica temporalmente successiva verso chi ‘insegnava la indifferenza della chiesa per i regimi politici’.

Con la Resistenza i cattolici maturano un nuovo progetto democratico, che può essere sintetizzato nella solenne affermazione di Teresio Olivelli ne ‘Il ribelle’: “Siamo dei ribelli: la nostra è anzitutto una rivolta morale. Contro il putridume in cui è immersa l’Italia svirilizzata, asservita, sgovernata, depredata, straziata, prostituita nei suoi valori e nei suoi uomini… La nostra rivolta non data da questo a quel momento, non va contro questo o quell’uomo, non mira a questo o quest’altro punto del programma: è rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo. Mai ci sentimmo così liberi come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarci alla passiva accettazione del fatto brutale”.

L’apporto dei cattolici alla Resistenza è stato molto importante, come ha sottolineato lo storico Vittorio Emanuele Giuntella: “La presenza dei cattolici militanti nella Resistenza è… assai più frantumata e sfugge ad una rilevazione numerica, o a una sistematica classificazione, come si è tentato di fare da più parti, con intenti denigratori o apologetici, nella polemica successiva. Nella condizione storica e geografica della Resistenza non si avrà mai abbastanza attenzione alla casualità dell’adesione a una formazione, o all’altra, per la vicinanza topografica, il prestigio goduto, la omogeneità (ex alpini, paesani della stessa valle, ceti sociali identici), l’urgenza della scelta, prescindendo dall’assunzione o meno dell’ideologia, che ispirava la formazione nella quale si entrava”.

Quindi la rete capillare delle parrocchie fu fondamentale; ed i sacerdoti pagarono questo schierarsi: più di 200 furono uccisi dai nazifascisti, in rappresaglie ed in esecuzioni sommarie, per punire, in maniera esemplare, la loro collaborazione con i partigiani. Durante i mesi della Resistenza, pur nell’unità d’intenti per raggiungere l’obiettivo della fine della guerra e dell’oppressione nazifascista e lavorare per un futuro di progresso e di democrazia, emersero alcune fondamentali differenze tra i cattolici e i comunisti, sul comportamento durante la guerra ma anche sul dopo.

Per questo l’Azione Cattolica Italiana ha ‘lanciato’ nel 2020 un portale intitolato ‘Biografie Resistenti’, un progetto curato dall’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI. Il lavoro, in continua opera di aggiornamento, ha previsto una prima fase di censimento di soci, socie e assistenti di Azione cattolica che hanno partecipato attivamente e in vario modo alla lotta di liberazione nazionale e, successivamente, la schedatura dei nominativi individuati attraverso la descrizione dei dati biografici essenziali.

Come dimostrano cifre e testimonianze raccolte nella documentazione archivistica dell’Isacem, i tesserati dell’Azione Cattolica morti nella Resistenza (tra laici e ecclesiastici) furono 1.481: tra essi si contano 112 medaglie d’oro, 384 medaglie d’argento, 358 medaglie di bronzo, alle quali bisogna aggiungere un numero non definito di altre onorificenze militari e il titolo di ‘giusto fra le nazioni’. A questi vanno inoltre sommati tutti quelli che, pur non ottenendo un’onorificenza, parteciparono alla lotta contro l’occupante come combattenti, staffette, cappellani militari o membri dei Comitati di liberazione nazionale locali.

Sottolineando il contributo dei cattolici alla Resistenza il prof. Paolo Trionfini, direttore dell’Isacem e docente incaricato di Geopolitica contemporanea alla Lumsa di Roma, ha ribadito che l’incontro dei soci dell’Azione Cattolica con papa Francesco nel giorno della Liberazione è una data che invita a riflettere sul significato di Resistenza: “Come potevano i cattolici che avevano deciso di imbracciare un’arma sentirsi sicuri nella loro scelta, quando anche la condanna della violenza continuava a essere il tratto distintivo, tanto più che iniziava una guerra civile? In effetti, su questo punto, si aprì uno dei casi di coscienza più angoscianti e tormentati per i cattolici, perché chi era convinto della necessità e della giu­stezza della causa resistenziale rimaneva, tuttavia, perplesso sull’uso della violenza che necessariamente la guerra partigiana implicava.

Le risposte a tali interrogativi e dubbi non furono univoche all’interno del mondo resistenziale. Per rimanere a esponenti dell’Ac, Giuseppe Dossetti, ad esempio, fin dal settembre del 1943, si dichiarò personalmente contrario all’uso delle armi, senza per questo voler condizionare altri tipi di scelta. Il riminese Alberto Marvelli, beatificato nel 2004, fu contrario non solo alla violenza ma anche alla partecipazione alla Resistenza, prodigandosi per alleviare le sofferenze materiali e morali della popolazione. La maggior parte dei cattolici che fece la scelta dì militare nelle formazioni partigiane si convinse, comunque, dell’inevitabilità dell’uso delle armi, cercando, per quanto possibile, come avrebbe ricordato Ermanno Gorrieri, di umanizzare gli aspetti più crudi della guerra partigiana”.

Infine l’Associazione Nazionale Partigiani Cattolici ANPC) ha ricordato che la Costituzione Italiana nasce dalla Resistenza: “La Resistenza ha fondato la Costituzione, baluardo di diritti e di doveri per una nazione capace di autodeterminarsi e dedicare la propria sovranità per ripudiare la guerra e ogni discriminazione. L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani è ancora qui e sempre ci sarà per continuare una battaglia pacifica a difesa dei valori della libertà e della democrazia e quindi contro ogni forma di razzismo, antisemitismo e apologia di regimi illiberali e criminali”.

Per tale associazione la Resistenza non potrà essere dimenticata dalla storia: “Esprimiamo solidarietà agli ebrei italiani e in particolare agli ebrei romani che continuano a essere offesi dopo le atrocità subite dal regime fascista delle leggi razziali. La ‘Resistenza ora è sempre’ è il manifesto di un impegno che non potrà mai venire meno e al quale educare le giovani generazioni che, lontane dai fatti storici, devono sentirsi protagoniste di un futuro costruito per dire mai più alla guerra.

Il 25 aprile 2024 è alla vigilia di una importante convocazione elettorale per eleggere il Parlamento europeo. I nostri martiri hanno combattuto e sognato patrie in pace in una Europa in pace: a loro forti del loro esempio e della loro eredità tocca il destino di dobbiamo essere non pacifisti ma operatori di pace”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

Verso il Giubileo con progetti di promozione sociale

Martedì 5 dicembre sono stati presentati due progetti di promozione sociale, rivolti a persone rifugiate e carcerate, preparati dalla basilica di san Pietro in preparazione al Giubileo del 2025, illustrate dal card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica papale di san Pietro, ricordando il giubileo biblico:

Palermo ha ricordato il beato Pino Puglisi

Una fiaccolata lungo le vie del quartiere Brancaccio per fare memoria del sacrificio e del martirio di don Pino Puglisi e per continuare a seminare speranza: l’itinerario, nella sera di giovedì 14 settembre, si è snodato dalla piazzetta Padre Pino Puglisi (nel luogo dove il parroco di Brancaccio trovò la morte per mano mafiosa) sino a via Fichi d’India, lì dove sorgerà il nuovo complesso parrocchiale, guidata dall’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice:

La Resistenza: una memoria da non dimenticare

Come ogni anno la data del 25 aprile suscita infinite polemiche, mentre il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, dopo aver reso omaggio al Monumento del Milite Ignoto all’Altare della Patria, si reca a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, insieme ai ministri della Difesa e del Turismo, Guido Crosetto e Daniela Santanchè, per la cerimonia commemorativa del 78° Anniversario della Liberazione.

Papa Francesco invita alla docilità per il popolo

Dopo l’incontro con le autorità sud sudanesi oggi papa Francesco ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate ed i seminaristi nella cattedrale di Santa Teresa a Giuba, riprendendo l’immagine delle acque del fiume Nilo che attraversa il Paese, a cui già ieri si era ispirato parlando alle autorità sud sudanesi, e tratteggiando la figura di Mosè per cogliere alcune indicazioni utili:

Papa Francesco: Gesù annuncia la liberazione

“Dopodomani, 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto.

Alver Metalli racconta papa Benedetto XVI visto dal Sud America

“Ecco il tesoro inestimabile di cui è ricco il Continente latinoamericano, ecco il suo patrimonio più prezioso: la fede in Dio Amore, che in Cristo Gesù ha rivelato il suo volto. Voi credete in Dio Amore: questa è la vostra forza, che vince il mondo, la gioia che nulla e nessuno potrà togliervi, la pace che Cristo vi ha conquistato con la sua Croce! E’ questa fede che ha fatto dell’America il ‘Continente della speranza’. Non un’ideologia politica, non un movimento sociale, non un sistema economico; è la fede in Dio Amore, incarnato, morto e risorto in Gesù Cristo, l’autentico fondamento di questa speranza che tanti frutti magnifici ha portato, dall’epoca della prima evangelizzazione fino ad oggi, come attesta la schiera di Santi e Beati che lo Spirito ha suscitato in ogni parte del Continente”.

Papa Francesco: la testimonianza è una ‘bella arte cristiana’

Al termine della recita dell’Angelus odierno papa Francesco ha ricordato il primo anniversario della ‘Piattaforma Laudato sì’, che ricorre domani con riferimento alla Cop27 in corso in Egitto, ribadendo che è urgente decisioni coraggiose: “Domani ricorre il primo anniversario dell’avvio della Piattaforma d’Azione Laudato si’, che promuove la conversione ecologica e stili di vita coerenti con essa…

E’ un ottimo inizio per un percorso di sette anni, volto a rispondere al grido della terra e al grido dei poveri. Incoraggio questa missione cruciale per il futuro dell’umanità, affinché possa favorire in tutti un concreto impegno per la cura del creato”.

XVII domenica del Tempo ordinario: ‘Signore, insegnaci a pregare!’

“Signore, insegnaci a pregare” è la unanime richiesta fatta a Gesù dai suoi discepoli; questi avevano constatato che la preghiera era la costante che si rilevava nella vita del Maestro divino; la sua preghiera non era, in assoluto, come quella degli scribi e dei farisei né di quanti si ritenevano maestri e guida di popoli.

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