Padre Zerai racconta la guerra nel Corno d’Africa

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Alcune settimane fa tra Etiopia ed Eritrea la pace è ritornata a rischio, dopo l’accordo di Pretoria che aveva portato all’accordo di cessate il fuoco in Tigrai, a partire dalla permanenza delle truppe eritree che invasero la regione autonoma tigrina alleate con l’esercito etiope e che sono rimaste  in barba all’accordo di pace dello scorso anno, nella zona dell’Irob, al confine con l’Eritrea, contesa dal 1998 con Addis Abeba.

Infatti l’Etiopia è tornata a rivendicare il diritto di uno sbocco sul Mar Rosso nel Corno d’Africa, incassando due rifiuti da Eritrea e Somalia. Ed ora le possibilità di una crisi internazionale per l’acqua nella regione aumentano dopo che le tensioni tra Asmara e Addis Abeba sull’accordo di cessate il fuoco in Tigrai del novembre scorso hanno incrinato l’alleanza tra i leader Abiy e Isaias.

Per comprendere meglio la situazione nel Corno d’Africa, abbiamo contattato il fondatore dell’Agenzia Habeshia, p. Mussie Zerai, sacerdote eritreo da poco più un anno a Montreal: “Il Corno d’Africa è in continuo travaglio non ha ancora raggiunto la tanto sognata stabilita e una Pace duratura in tutta la regione, ci sono troppi conflitti latenti e nuovi”.

Perché si fugge dal Corno d’Africa?

“Il motivo di fuga possono essere molteplici, ogni persona ha un suo caso e motivazione personale, a questo si aggiungono le situazioni che spingono la persona ad una scelta radicale di sradicarsi dalla propria terra ed andare a cercare un futuro altrove.

Le situazioni che forzano la persona ad una scelta del genere sono la fame, la guerra, l’assenza di libertà, la ricerca di cure mediche, le persecuzioni politiche, religiose o etniche, la mancanza di prospettiva per il futuro dei giovani, le violazioni sistematiche dei diritti umani e civili della popolazione. Ogni paese ha la sua realta più o meno complicate”.

3 ottobre 2013: dopo 10 anni dalla strage di Lampedusa è cambiato qualcosa?

“Purtroppo non è cambiato molto; a tutto oggi assistiamo a sbarchi e tanti morti. Nei ultimi 10 anni oltre 28.000 morti per chi ha una coscienza ed un minimo senso di umanità è motivo di dolore è vergogna. In un mondo dove si sprecano miliardi in così futili ed inutili per non dire dannosi, non si riesce a trovare le risorse per attivare un progetto di ricerca e di soccorso nel Mediterraneo per salvare vite umane; per affrontare alla radice le cause che spingono queste persone a rischiare la vita, per proteggere i profughi nei Paesi di transito senza creare dei lager in giro per il mondo”.

Gli ultimi decreti governativi possono fermare le partenze dall’Africa?

“Provedimenti altisonanti che finiscono solo per accanirsi con i più vulnerabili e deboli, senza scalfire minimamente le cause di questo esodo, non possono fermare niente e nessuno. Servono solo come spot eletorale o per cercare consessi sulla pelle dei profughi e vulnerabili, tutto ciò non ha nulla di civile o di democratico. Le democrazie sane e mature, protegono e difendono i diritti dei più debili e vunerabili. Non si accaniscono contro di essi”.

Quale accoglienza trovano in Italia i profughi eritrei?

“Cosa è che chiamo accoglienza? Se il rilascio del permesso di soggiorno è cosiderato accoglienza, sì, molti eritrei ricevono una qualche forma di protezione sulla carta, ma a questo non fanno seguito i fatti. Migliaia di eritrei oggi vivono in strutture fatiscenti e malsane, nonnstante sono riconosciuti dalla stato italiano bisognosi della protezione internazionale per cui è stato rilasciato un permesso di soggiorno come rifugiati o protezione sussidiaria o umanitaria, ma sono abbandonati in mezzo alla strada.

Perché se viene smantellato il sistema di accoglienza diffusa nel territorio non c’è accoglienza o inclusione sociale, economico e culturale di queste persone. I casermoni dove si vorrebbe rinchiudere questi profughi rischia di creare dei lager dove i diritti e le libertà di queste Persone viene messa in pericolo”.

Lei è stato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: di cosa era contestato?

“Non ho mai capito fino in fondo cosa davvero mi si contestava, dal momento che io mi sono limitato a segnalare alle autorità competenti che c’erano persone in pericolo di vita in mare. Dal momento che mi veniva segnato della loro presenza spesso dai loro parenti residenti in Euorpa o dai profughi stessi che chiamavano quando erano in alto mare. Io chiamavo le autorità marittime di verificare questa segnalazione ed intervenire per evitare perdite di vite umane. Questa era la situazione. La magistratura ha fatto le loro indagini, per anni non trovando nulla di illegale, hanno deciso per l’archiviazione del mio fascicolo.

Tutto nasceva dal clima politico di allora, dovuta alla campagna di denigrazione e criminalizzazione portata avanti dai partiti politici, che ha fatto nascere anche le inchieste molte delle quali sono state un buco nell’acqua. Tali inchieste sono servite solo per danneggiare l’immagine pubbilca delle persone finite nel tritacarne mediatico, hanno leso le nostre dignità.

Dopo tutto il fango che ci hanno buttato facendo un prcesso mediatico senza attendere la verità dell’eventuale processo giudiziario, una volta concluse le indagni si è deciso di archiaviare tutto: nessuno dei politici che ci hanno insultato, denigrato, diffamato su televisioni e giornali ha chiesto scusa… In uno stato di diritti ed in un Paese democratico non è  accettabile tutto questo come se nulla fosse accaduto. Il frutto di tutto questo è l’indifferenza che oggi assistiamo di fronte a naufragi e le sorti di queste vite umane”.

(Foto: facebook)

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