XXXII Domenica Tempo Ordinario: la vita come attesa responsabile

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La festività di Tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti ci hanno preparato a riflettere sul tema: Che cosa è la vita?, dove andiamo? Un giorno che trascorre è un passo verso la grande meta. Con la parabola del Vangelo Gesù risponde alla domanda: dove siamo diretti?

Una parabola dove il regno dei cieli è paragonato a dieci belle ragazze che aspettano di incontrare lo sposo; di esse cinque sono sagge, cinque  sono storte. Dieci ragazze da marito che sfidano la notte buia con le lampade accese in mano in attesa di incontrare lo sposo.

La vita è un viaggio, non si conosce quando si arriva; l’attesa prima dell’incontro può essere breve o lunga ma, per la nostra debolezza e fragilità, tale attesa può giuocare un brutto tiro.

Nessuno conosce il giorno e l’ora; la differenza tra le vergini sagge e le vergini stolte sta nell’olio di riserva per alimentare la lampada, riaccendere la fiaccola, rianimare la lampada. Infatti se arriva lo sposo e si è al buio, si rimane per sempre al buio, lontano dallo sposo e la vita diventa un fallimento.

Alla luce della parabola la vita si rivela come un viaggio: siamo chiamati a vivere  in una vigilante attesa. Non si tratta di una attesa vuota (aspettare il tempo e… basta) come il servo di un’altra parabola che seppellì il suo talento ricevuto per restituirlo a tempo debito, l’attesa deve essere responsabile: i talenti ricevuti debbono sempre fruttificare.

Mai perdere di vista l’obiettivo per il quale siamo stati creati: entrare nel regno dei cieli. C’è una realtà ineludibile con la quale dobbiamo fare i conti ogni giorno: la morte, l’incontro con lo sposo del quale sconosciamo il giorno e l’ora.

L’incontro è uguale per tutti: sia per il credente che per l’ateo, cambia solo la prospettiva. La prospettiva dell’ateo è senza speranza: con la morte tutto finisce; il credente, chi ha fede sa bene che la vita è dono di Dio ed ha un valore incalcolabile e la morte è solo fine del momento terreno ed inizio della vita immortale. Se credi, se hai fede, dice Gesù alle due sorelle Marta e Maria, sai bene che tuo fratello vive davanti a Dio, tuo fratello risorgerà.

La speranza cristiana si fonda sulla parola di Dio: ‘Vado a prepararvi un posto, poi verrò e dove sono io, sarete anche voi’. Per chi ha fede e speranza la morte è solo  una dolce attesa. Il cristiano vero imposta la propria vita sulla prospettiva di questa attesa, sull’incontro con lo sposo.

Non è una attesa a braccia conserte, inerte, è un’attesa durante la quale, come dice la parabola, siamo chiamati a tenere sempre la lampada accesa, sempre pronti per quando arriva lo sposo. Vivere allora nella vigilanza e nella fedeltà. 

Vigilanti! Dio ci ha dato due lampade: una di ordine naturale, uguale per tutti, ed è la coscienza, che comporta la responsabilità delle nostra azioni che debbono essere compiute in chiave di amore: amore è servizio, è apertura agli altri. L’altra lampada è la Fede, che ci porta a vedere Dio come il padre che è nei cieli, e tutte le persone come fratelli e sorelle.

Tenere la lampada accesa significa amare, amare come apertura verso l’altro: l’altro è Dio, diverso da noi per natura e perciò non si vede; l’altro sono  anche i nostri fratelli e sorelle, uguali a noi per natura ma diverse come persone con le quali siamo chiamati a condividere gioie e dolori. Se la lampada è la fede accesa in noi da Dio con il Battesimo, l’olio è ciò che la tiene accesa. Ma come si procura quest’olio? 

La risposta è chiara: con la sapienza, che è la sintesi di consapevolezza e responsabilità: vivere la vita guardando la meta ed alimentare la nostra debolezza e fragilità con la preghiera e i sacramenti. Per questo motivo le ‘sagge’ non possono  condividere il proprio olio, che è tipicamente personale e rappresenta la propria storia davanti a Dio.

Se tutte le vergini attendono alle nozze, se l’invito al banchetto nuziale non ammette esclusioni, è altrettanto vero  che Dio richiede la nostra personale collaborazione come, d’altronde avvenne a Cana di Galilea che Dio chiese di riempire le anfore di acqua, alla Samaritana chiese la brocca per bere, nella moltiplicazione dei pani ad un ragazzo chiese i cinque pani e due pesci, così  a ciascuno di noi  chiede qualcosa, poi, Dio agisce ed opera il miracolo dell’amore misericordioso.

Da qui le parole di Gesù: ‘Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora’. Amico che leggi o ascolti, io dico a me e a te: sei pronto?, tra poco si parte e il viaggio è senza ritorno; non voglio scoraggiarti ma responsabilizzare la vita. Di tutto possiamo dubitare  eccetto che dobbiamo morire e presentarci davanti a Dio. Beati noi se in ogni momento possiamo dire: eccomi, sono pronto, ti stavo aspettando.

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