Il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo per costruire la pace

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“Quando scoppia una guerra è come se s’interrompesse un discorso, un cammino. A Rondine è il discorso che affronta il conflitto, è il cammino che guarda la pace. In questi giorni tragici nei quali la guerra, il terrorismo e ogni forma di violenza sembrano avere interrotto quel cammino, la Cittadella della Pace si interroga, come tanti, sulla sua missione.

Mentre diventa ancora più fermo il rifiuto della guerra e della violenza come strumento per la risoluzione delle controversie, si rinnova anche la responsabilità e la volontà di difendere un patrimonio unico al mondo di ‘amicizie impossibili’, di legami di affetto e di impegno per la pace, quelle dei giovani della World House, i giovani ‘nemici’ che a Rondine affrontano il conflitto fuori e dentro di sé, trovando strumenti creativi per trasformarlo attraverso la relazione”.

In questo modo i giovani di ‘Rondine-Cittadella della Pace’ sperimentano un nuovo cammino per trovare la pace, come hanno raccontato nel Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, riunitosi nella prima metà del mese di ottobre: “Crediamo nella pace e nel dialogo e, come Consiglio, desideriamo la loro promozione.

Condanniamo fermamente qualsiasi uso della violenza, inadatta a risolvere i conflitti e generatrice solo di odio. Mai nessuna guerra ha posto fine ad altre guerre. La guerra e le uccisioni da entrambe le parti, che gravano peraltro sui civili, sui più deboli, sui bambini, sugli indifesi, non risolveranno mai il problema storico, fratricida, della regione di Abramo”.

Infatti il 13 luglio scorso si è insediato ufficialmente a Firenze il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, nato per dar vita ad un percorso di fraternità e di accoglienza reciproca tra le comunità, le Chiese e le persone appartenenti a religioni diverse che abitano le sponde del Mediterraneo, riprendendo un pensiero che il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, aveva descritto nel 1960 come crocevia di ‘popoli, culture e fedi’:

“Noi pensiamo che il Mediterraneo resta ciò che fu: una sorgente inestinguibile di creatività, un focolare vivente e universale dove gli uomini possono ricevere le luci della conoscenza, la grazia della bellezza e il calore della fraternità”.

A Firenze erano arrivati 35 giovani, che hanno costituito il ‘Consiglio dei giovani del Mediterraneo’ con il compito di ‘dar vita ad un percorso di fratellanza e di accoglienza reciproca, per sconfiggere insieme paure e pregiudizi, aprendo un dialogo interpersonale, tra le comunità, tra le Chiese, tra appartenenti a religioni diverse; un dialogo che costruisca integrazione, opportunità di sviluppo con il rilancio di politiche di partenariato, che possiamo sintetizzare con la parola pace”.

Un progetto che, per volontà della CEI, è condotto da quattro realtà, scelte in virtù della rete di relazioni internazionali che ciascuna di esse ha maturato nel tempo e dell’azione educativa interculturale svolta, con riferimento ai principi ideali di Giorgio La Pira e alla sua visione del Mediterraneo: la Fondazione ‘Giorgio La Pira’, la Fondazione ‘Giovanni Paolo II’, il Centro Internazionale Studenti ‘Giorgio La Pira’ e l’Opera per la gioventù ‘Giorgio La Pira’.

Ruzica Markovic è la voce di ‘Rondine – Cittadella della Pace’ al Consiglio dei giovani del Mediterraneo , che tra gli ambiti di intervento della progettazione dei giovani di ‘Rondine – Cittadella della Pace’ ha illustrato la promozione della comprensione reciproca in zone di convivenza tra etnie diverse, l’attenzione verso le disuguaglianze sociali, il dialogo interreligioso ed il coinvolgimento dei giovani.

A lei abbiamo chiesto di spiegarci cosa è il Consiglio dei giovani del Mediterraneo: “Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo ha origine durante il Convegno dei vescovi svoltosi a Firenze nel febbraio 2022. Quest’iniziativa ha coinvolto 35 giovani provenienti dai 18 diversi Paesi che si affacciano sul ‘Mare Nostrum’, tra cui Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Croazia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Grecia, Cipro, Malta, Turchia, Iraq, Siria, Libano, Palestina, Egitto, Algeria e Tunisia. Questi giovani rappresentavano le rispettive Conferenze episcopali o Sinodi delle Chiese orientali cattoliche, e le loro età variavano tra i 18 e i 28 anni. L’obiettivo principale di questa organizzazione è promuovere il dialogo interculturale, la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nella regione mediterranea”.

E’ possibile sostenere la speranza?

“Ovviamente. E’ difficile e impegnativo, ma non impossibile. Inoltre, la missione del Consiglio non si realizza attraverso un paio di riunioni, è un processo a lungo termine, richiede dedizione, volontà, perseveranza e molta responsabilità che spetta ai giovani. Tuttavia, essere circondati da persone che reciprocamente si sostengono, incoraggiano e condividono la stessa visione per il futuro è ciò che il Consiglio offre ai giovani delegati che ne fanno parte.

Parlare con altre persone dell’area mediterranea delle loro speranze e dei loro obiettivi, della posizione della Chiesa nella società, del contesto da cui provengono (perché siamo 35 da 18 paesi diversi), sicuramente aumenta la speranza in se stessi e l’entusiasmo per il raggiungimento di ciò che vogliamo”.

Attraverso quali progetti è possibile costruire la pace?

“Nel Mediterraneo vari progetti e iniziative possono contribuire a costruire la pace e promuovere la stabilità nella regione. Uno dei modi sono gli scambi culturali e i programmi educativi interculturali. Ad esempio, il progetto ‘Mediterraneo frontiera di pace, educazione e riconciliazione’, di cui ho fatto parte, realizzato in Italia da ‘Rondine Cittadella della Pace’: si tratta di un percorso di alta formazione rivolto a giovani provenienti da Paesi del Mediterraneo, caratterizzato da situazioni di conflitto sulle tensioni politico-sociali.

Nella fase iniziale, il progetto fornisce ai partecipanti strumenti metodologici, sia generali che operativi, ai fini dell’educazione, nel processo di apprendimento in rapida trasformazione secondo i principi del Metodo di Rondine.

Nell’ambito del programma sono comprese anche l’ideazione e la realizzazione di progetti ad alto impatto sociale: ad esempio progetti per risolvere le ferite del passato e promuovere la riconciliazione tra comunità divise da conflitti possono favorire una pace duratura.

Penso che questo sia un buon esempio e un’idea di come lavorare per costruire la pace, e credo che lo stesso Consiglio, che comprende l’intero Mediterraneo, abbia già fatto un passo verso la costruzione della pace e la volontà di dialogo interreligioso.

Organizzare scambi culturali e iniziative di formazione per giovani di diversi paesi del Mediterraneo può favorire la comprensione reciproca, abbattere stereotipi e pregiudizi e rafforzare i legami di amicizia tra i popoli”.

In quale modo il dialogo tra i popoli del Mediterraneo può iniziare dai giovani?

“Coinvolgere i giovani nel dialogo tra i popoli del Mediterraneo è fondamentale per creare una maggiore comprensione, solidarietà e cooperazione tra le diverse culture presenti nella regione. Le prospettive e l’energia dei giovani possono essere uno strumento potente per affrontare le sfide comuni e costruire un futuro più inclusivo e sostenibile per tutti.

I giovani che hanno deciso o sono stati eletti a far parte di questo Consiglio sono lì per un motivo. Hanno scelto un ruolo di grande responsabilità; una scelta che, secondo alcuni, è addirittura impossibile.

Questa scelta richiede molto sacrificio e coraggio. Uno dei modi in cui i giovani possono lavorare al dialogo è proprio la formazione di questo Consiglio, perché la stessa formazione del Consiglio dei giovani che provengono da tutta la regione del Mediterraneo comporta uno scambio culturale.

Durante la settimana che i delegati hanno trascorso insieme, hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con tradizioni, lingue, stili di vita e punti di vista diversi. Questi scambi incoraggiano la comprensione reciproca e la scoperta di somiglianze e differenze tra culture diverse.

Una parte importante di questa introduzione è la cooperazione e la promozione di progetti comuni. Alcuni dei temi che abbiamo avuto modo di discutere sono la fede, la comunità, il dialogo, l’accoglienza e l’impegno civico. Questo tipo di discussione consente ai giovani di lavorare insieme verso un obiettivo comune, favorendo un senso di appartenenza alla più ampia comunità mediterranea”.

E’ possibile realizzare ‘orizzonti di pace’ nel Mediterraneo?

“Nel corso della storia, la regione mediterranea è stata caratterizzata da tensioni, conflitti e divisioni, ma allo stesso tempo offre una grande opportunità di cooperazione, comprensione reciproca e sviluppo comune. Per questo considero questo Consiglio una buona base per i giovani che hanno accettato responsabilmente di contribuire al raggiungimento della pace nel Mediterraneo, poiché è necessario un approccio globale e inclusivo che includa tutti i Paesi della regione e le diverse comunità presenti, cioè diocesi.

Credo che sia sempre possibile lavorare e creare la pace finché abbiamo giovani disposti a lavorare per essa. Sebbene sia responsabile e difficile, perché le generazioni più anziane molto spesso vedono i giovani come persone che semplificano conflitti e problemi, quindi i giovani si trovano spesso in una posizione scomoda. L’identità, personale e comunitaria, è l’elemento fondamentale per chi vuole dialogare. Non è possibile essere aperti agli altri se non sappiamo chi siamo.

L’ho imparato soprattutto a Rondine durante un anno di convivenza con i giovani del Mediterraneo, ma anche del resto del mondo, ovunque ci sia qualche forma di conflitto. In questi giorni di ‘Concilio’, in compagnia di altri delegati, abbiamo spesso citato la frase di Giorgio la Pira che diceva: ‘i giovani sono come le rondini, annunciano la primavera’.

Credo che i giovani siano portatori di pace e di dialogo, ma hanno anche un nido comune, che è la fede cattolica, che è un porto sicuro e li guida in tutto questo processo. Durante la durata di questo Consiglio, i giovani hanno l’opportunità di dare il loro feedback; le loro idee per progetti rafforzeranno le loro comunità e porteranno al bene comune”.

(Tratto da Aci Stampa)

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