XXVII Domenica Tempo Ordinario: La vigna di Dio. Ieri Israele, oggi la Chiesa cristiana

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La parabola del Vangelo, in forma sintetica ma assai chiara, evidenzia la storia della salvezza: Antino e Nuovo Testamento.  Nella parabola Gesù ricorre al simbolo della vigna: il padrone della vigna infatti è Dio stesso. I vignaiuoli appaiono personaggi cattivi, quasi feroci. Si levano  contro i profeti imprigionandoli o uccidendoli; si levano contro il Figlio del padrone della vigna mettendolo in croce e gridando a Pilato: ‘Crocifiggilo, non abbiamo altro re che Cesare’. Eppure il padrone della vigna pensa solo a perdonare, ad amare e, angosciato, dirà: ‘Cosa potevo fare ancora per la mia vigna e non l’ho fatto?’

Ai vignaiuoli ribelli, dice Gesù  nella parabola, vengono inviati dal padrone della vigna ( da Dio)  i profeti per ammonire il popolo ma finiscono rigettati,  malmenati, uccisi. In fine il padrone della vigna manda il suo proprio figlio ‘avranno rispetto per mio figlio’, questo invece viene cacciato fuori dalla vigna e fatto morire in croce. Questa storia comincia con Abramo con il quale Dio fece l’antica alleanza, promise un regno, liberò il popolo dalla schiavitù d’Egitto  e lo trapiantò nella Palestina, la terra dove scorre latte e miele.

Dio stesso guidò questo popolo, lo protesse, lo difese, ne fece veramente il suo popolo. Da esso Dio si attendeva frutti buoni: giustizia e rettitudine, amore verso Dio e i fratelli. Il popolo invece si rivolse al paganesimo, effettuò spargimento di sangue, odio e guerre. Dio intervenne ripetutamente attraverso i profeti: veri messaggeri di Dio; ma questi furono bastonati, perseguitati e talvolta messi a morte.

Nella pienezza dei tempi Dio manda il suo stesso Figlio, Gesù: per questi non si trovò una casa per nascere  (e nacque in una grotta); sempre perseguitato da Erode e dai capi del popolo; in fine messo in croce mentre il popolo gridava: ‘Non abbiamo altro re che Cesare; non vogliamo che regni su di noi’. Cosa farà Dio di questi vignaiuoli, di questo popolo?

Dio toglie la vigna a questo popolo che aveva gridato: ‘Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli’ e consegna la vigna a nuovi operai:  all’antico popolo di Dio (Israele) subentra il popolo cristiano che fonderà il nuovo Regno su quella pietra angolare che era stata rigettata: ‘Vi sarà tolto il Regno, dice Gesù nella parabola, e sarà dato ad un popolo che lo farà fruttificare’.

Dio rimane sempre padre di una misericordia infinita; Dio non muta mai: E’ sempre il buon pastore che ama le sue pecore, il padre buono sempre pronto a perdonare. Il nuovo popolo di Dio, cari amici, siamo noi, oggetto del suo amore misericordioso: la Chiesa, questa nuova vigna protetta dall’amore di Dio. Nasce da Gesù crocifisso e risorto, nasce per opera dello Spirito Santo inviato da Gesù che dice ai suoi: ‘Non vi lascerò orfani, sarò con voi sino alla fine del mondo’.

Questo nuovo popolo viene nutrito con il corpo e sangue di Gesù: ‘Venite a me, siete stanchi, affaticati, oppressi … prendete e mangiate: questo è il mio corpo’. A questo popolo Gesù morente in croce affida sua madre come madre nostra: ‘Giovanni, ecco tua madre … Donna, ecco tuo figlio’.  

Cosa si aspetta oggi Dio da noi?, da questo popolo?, da questi nuovi vignaiuoli? Gesù ce lo dice chiaramente: ‘Vi do un comandamento nuovo; amatevi come io vi ho amato; ascolta Israele: amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore … amerai il prossimo tuo come te stesso’. 

I grappoli che il Signore si aspetta sono grappoli di amore.  Come vedi questo nuovo popolo è la Chiesa; siamo noi battezzati, chiamati ad essere fedeli alla nostra nuova dignità di figli di Dio, di fratelli tra di noi. Carissimi amici, Dio ha operato ed opera sempre nella storia; la storia non è qualcosa di profano ma è sempre storia sacra. Questo uomo, che invoca Dio ‘Padre nostro’, è chiamato a produrre frutti di amore, di carità, di servizio verso i fratelli. 

Dio non ci chiede di operare miracoli, ma ci esorta. ‘Amatevi come io vi ho amato e produrrete frutti di vita eterna’. Volere estromettere Dio dalla storia in nome della libertà è solo riscoprirsi ‘homo homini lupus’. L’uomo lontano da Dio si chiude solo nel suo individualismo   gretto e meschino per riscoprirsi peggio di una bestia feroce. 

Non c’è alternativa valida; Gesù ci insegna: ‘Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me porta molto frutto’.  Dio non ripudierà mai questa vigna perché la Chiesa è costruita su quella pietra che i costruttori avevano scartato ed invece si è rivelata vera ‘testata d’angolo’. Gesù è la vite, noi siamo i tralci: se il tralcio rimane legato alla vite produce frutti di vita eterna.

Questa alleanza tra Dio e l’uomo non si concluderà mai con un fallimento, questa vigna assicurerà frutti assai validi perché ci saranno sempre vignaiuoli che sapranno custodire la vigna e farla fruttificare. La vendemmia di domani sarà più importante del tradimento di ieri; ma tutto dipenderà da te, da me e da ciascuno di noi se viviamo con fede viva e amore. L’aiuto di Dio non verrà mai meno. E’ parola di Dio!

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