Maria Chiara Ursino: con la mano nella Tua camminerò

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Dalla sinossi del libro di Maria Chiara Ursino, ‘Con la mano nella Tua camminerò’ si può leggere alcuni tratti della sua personalità: “Maria Chiara è una ragazza che ha due nomi impegnativi, e anche la sua vita lo è. Nella sua storia, come in un puzzle, trovano posto pezzi molto diversi, per forma e colore (il grigio dell’angoscia, il nero della sofferenza, il verde della speranza, il rosso della caparbietà) ma il disegno finale è quello di una bambina-ora donna- che cammina mano nella mano con Gesù.

Maria Chiara racconta, in questo che è quasi un diario intimo, come ha scoperto la sua disabilità. Come ha scoperto, insieme ai suoi genitori, cosa significa essere guardata da tutti come una bambina ‘diversa’. Racconta, con leggerezza e senza astio, i suoi limiti  e i limiti che gli altri le attribuiscono anche senza conoscerla”.

Mentre nella prefazione il promotore della fede al Dicastero delle cause dei Santi, mons. Carmelo Pellegrino, ha scritto: “Quella di Chiara è una storia di libertà. Sola con Gesù, già a quattordici anni si libera del sostegno e s’avventura con successo negli studi, fino alla laurea e oltre… Trova Dio nascosto nel dolore e sperimenta che ‘sotto la croce si impara ad amare’, come diceva san Pio da Pietrelcina.

E quando il peso del giogo diventa sovrappeso, con la grazia di Dio e non senza fatica, impara a perdonare il medico che le ha sbagliato l’intervento. Cosa accade quando la realtà sembra condannarti alla solitudine? Una visione del mondo che non contempla il dolore e non gli riconosce senso, non serve a niente: essa fallisce proprio là dove compare la questione decisiva della vita”.

Dall’autrice Maria Chiara Ursino ci facciamo dire per quale motivo ha deciso di raccontare la sua storia: “Scrivere di me non è stata una decisione  personale ma frutto di una proposta che ho accolto con il dovuto rispetto che meritava e l’ho conservata nel cuore. Intanto però le mie domande erano sempre le stesse. Sarò davvero in grado di scrivere di me? Già perché è sempre difficile mettere in ‘piazza’ il proprio vissuto.

Il mio interrogativo più grande era uno solo: quello di ‘capire’ se era arrivato il momento giusto per uscire allo scoperto.  Dopo alcuni giorni ne ho avuto conferma dal mio accompagnatore spirituale con il quale mi ero confrontata.  E cosi ho iniziato questa meravigliosa avventura, lasciando che la penna scorresse sul foglio. Allo stesso tempo pensavo che se fossi arrivata alla fine del lavoro i miei proventi li avrei destinati interamente in beneficenza. E cosi è stato!”

Perché ‘tutto sta nelle mani di Dio’?

“Posso affermare di aver sperimentato che tutti gli eventi, anche quelli negativi, nel corso della mia vita, e fino ad oggi, sono stati non soltanto permessi da Dio, ma sono soprattutto sotto il Suo  controllo. Nella barca della mia esistenza so che Lui controlla il timone.

Lo ha fatto ‘alla grande’ fin dalla mia nascita. L’ho scritto nelle pagine del libro e non saprei spiegarlo in maniera diversa: ‘Su di me però doveva decidere Lui che mi aveva tessuto nel grembo di mia madre in maniera straordinaria.

Lui in fondo mi conosceva bene perché come dice il salmo 139: Sei Tu che mi hai creato, ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio. Sono stupende le Tue opere, Tu mi conosci fino in fondo”.

In quale modo la disabilità può diventare un dono per gli altri?

“Non esiste un manuale di istruzione che spieghi in che modo un’ apparente “disgrazia” possa diventare un dono. Piuttosto  direi che si tratta  di un percorso, in cui la persona che si trova a ‘nuotare’ dentro questo mondo è chiamato a decidere cosa e quanto imparare dalla condizione che le è  stata riservata. 

Personalmente come ho scritto nel testo ritengo che ‘ho potuto dire -e posso ancora dire- che la mia malattia, e le conseguenti sofferenze connesse ad essa, sono un incidente di percorso iniziale. La mia malattia non è stata procurata da Dio, ma è un bellissimo strumento per incontrarlo. In fondo ciò che conta è la relazione con Lui’.

L’insegnamento più grande che mi dona quotidianamente la mia condizione fisica è che bisogna amare ed accogliere le proprie fragilità. Esse sono divenute, con la grazia di Dio, una possibilità per riscoprire il valore della carità e della speranza, ma ancor di più il valore del mio prossimo.  Solo cosi possono divenire un punto di forza e non di debolezza quindi appunto dono per se e gli altri”.

 Allora, chi è Maria Chiara?

“Sono una persona normalissima; conduco una vita assolutamente comune, come tutti, fatta anche di alti e bassi. Ma mi ritengo una persona che ha sperimentato per Grazia di Dio il Suo amore nella vita di tutti i giorni, quando non lo ‘sento’ è perché mi prende in braccio. 

Con questa certezza proseguo il cammino da Lui tracciato pur non capendo dove mi conduce, mi fido e mi affido a Lui per mezzo della Beata Vergine Maria in maniera costante.

Il mio scopo è quello di testimoniare attraverso il mio scritto che la vita va vissuta intensamente ogni attimo, senza attendere tempi migliori per vivere bene. Perché quello che siamo chiamati a scrivere è il tempo presente, l’oggi che abbiamo la possibilità di conoscere. Tutto il resto è nelle mani del buon Dio”.

Quale è stata la ‘forza’ per laurearsi?

“Più che forza direi la spinta, la forza è venuta in corso d’opera, nel senso che quello universitario è stato per me un percorso ad ostacoli, con tecniche di sabotaggio, e boicottaggi più o meno espliciti. Ma anche le difficoltà sono state superate alla grande, perché la Parola di Dio è stata la lampada che ha guidato i miei passi. Sono stata sempre certa del Suo sostegno perché con le difficoltà visive, sono infatti ipovedente, non era semplicissimo portare a termine gli studi”.

Come si riesce ad amare Dio nella disabilità?

“Intendo precisare che Dio lo si ama per scelta, perché ognuno sceglie se accoglierlo nella propria vita o meno. Il Signore ci ama a tal punto da lasciarci il libero arbitrio. Non si può dire di amare una persona se non la si conosce. Lo stesso funziona con Dio. Io non amo Dio per la mia disabilità, lo amo grazie ad essa. Solo Dio può trarre il bene dal male. Sono cosciente che Lui ha scommesso su di me e che mi ha voluta nonostante tutto”.

(Foto: Efffatà)

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