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Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico: ‘attenzione per i diritti dei disabili’
La Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata il 3 dicembre, è stata proclamata nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere dei disabili. Dopo decenni di lavoro delle Nazioni Unite, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006, ha ulteriormente promosso i diritti e il benessere delle persone con disabilità, ribadendo il principio di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società.
La Convenzione invita gli Stati ad adottare le misure necessarie per identificare ed eliminare tutti quegli ostacoli che limitano il rispetto di questi diritti imprescindibili. La Convenzione (Articolo 9, accessibilità) si focalizza sulla necessità di condizioni che consentano alle persone con disabilità di vivere in modo indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita e dello sviluppo.
All’avv. Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, abbiamo chiesto di raccontare l’importanza di questa giornata: “E’ importante per richiamare l’attenzione sui diritti delle persone con disabilità e per ricordarci che il cammino è ancora lungo e non dobbiamo arrestarci”.
Nello scorso ottobre al Castello di Solfagnano, in Umbria, si è svolto il ‘G7 Inclusione e Disabilità, con la sottoscrizione di una ‘Carta’. Questa ‘Carta di Solfagnano’ può segnare un passo avanti per l’inclusione delle persone con disabilità?
“Segna l’inizio di un processo. L’impegno dei Paesi del G7 su alcune priorità aprono la strada a delle politiche concrete per le persone con disabilità. Siamo chiamati a ripensare i nostri edifici, strade, trasporti, telecomunicazioni, Web, scuole e ospedali con un approccio nuovo, che è quello dei diritti umani e della progettazione universale. Ma il G7 di Assisi e Solfagnano ci ha lasciato soprattutto un metodo per affrontare il tema dell’inclusione, che è quello del coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative in tutti i processi decisionale e a ogni livello”.
In quale modo è possibile l’inclusione?
“L’inclusione è una bellissima tessitura che si compone intrecciando i fili disgiunti in movimenti verticali e orizzontali. Anche se, fondamentalmente, la ‘Carta di Solfagnano’ e la politica delle istituzioni non saranno sufficienti per riportare le persone con disabilità al centro della vita, ma occorrerà l’impegno di ciascuno di noi in un movimento orizzontale capace di coinvolgere i singoli, le associazioni in continuo dialogo con la politica. Dobbiamo maturare la consapevolezza che ciascuno di noi può fare la differenza”.
E’ possibile garantire una vita autonoma ed indipendente?
“E’ certamente possibile, ma solo se non confonderemo l’autonomia con l’assenza dell’altro. Nessuno di noi può essere libero di vivere una vita piena in solitudine. E’ all’interno di una relazione, che può essere di tipo affettivo, di aiuto, di amicizia, che possono svilupparsi quelle opportunità che colmano il limite della disabilità. Dobbiamo essere pronti a stare alla necessità del bene delle persone che abbiamo accanto. E’ questa disposizione d’animo che apre la porta alla libertà di vivere delle persone che entrano in relazione con noi”.
Come è possibile cambiare il nostro sguardo verso la persona disabile?
“E’ possibile solo attraverso un riconoscimento: il valore incommensurabile della vita e la dignità unica e senza limiti di ogni persona. Siamo chiamati non tanto a vedere le persone che incrociamo nella nostra vita, ma a riconoscerle”.
‘Insieme, possiamo costruire un mondo dove la dignità di ogni persona sia pienamente riconosciuta e rispettata’, ha affermato papa Francesco ai ministri del G7: siamo pronti?
“La dignità ed il valore della vita umana sono l’architrave della ‘Carta di Solfagnano’ e della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ma c’è bisogno dell’impegno di tutti e di un lavoro integrato e multisettoriale per dare concretezza alla parola dignità. Anche se facciamo fatica a recuperare questa dimensione del vivere e del collaborare insieme: oggi tendiamo sempre di più a chiuderci in noi stessi e in un marcato individualismo. Le persone con disabilità possono insegnarci a ritrovare il gusto della relazione e della fiducia per l’altro che non è mai una minaccia, ma la porta che ci apre a un mondo giusto”.
Quale è la mission dell’Istituto Serafico?
“Da oltre 150 anni la nostra missione non è cambiata e consiste nel rendere piena la vita di persone con disabilità grave. Quando una finestra si è chiusa sulla vita, a causa della disabilità, noi siamo pronti a spalancarne tante altre”.
(Tratto da Aci Stampa)
Giornata delle persone disabili: l’inclusione dipende dalla sensibilità culturale
“L’affermazione dei diritti delle persone con disabilità è misura della civiltà di un popolo. Questa giornata offre l’opportunità per valutare il cammino sin qui percorso dalla Repubblica nella applicazione dei principi di eguaglianza dei cittadini, sanciti dalla Costituzione. La Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 ha posto le basi per un nuovo approccio, riconoscendo che la comunità è, troppo spesso, in ritardo nell’accogliere le diversità.
La riforma della condizione della disabilità in Italia, con il suo focus sulla vita indipendente, sui progetti personalizzati e sull’inclusione lavorativa, rappresenta un’opportunità preziosa per costruire una società più equa e rispettosa della dignità di ogni persona. La sua attuazione richiederà un impegno costante e un forte coordinamento tra i vari livelli istituzionali e la società civile, con la diretta partecipazione delle persone con disabilità.
‘Nulla su di noi, senza di noi’ è principio fondamentale che esprime l’idea che nessuna decisione che riguardi la vita delle persone con disabilità possa essere presa senza il loro consenso. L’inclusione si nutre di scelte quotidiane, basate sulla capacità di valorizzare talenti e aspirazioni di ciascuno”.
Questo è stato il messaggio del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata mondiale delle persone disabili, che si celebra oggi. Infatti il 3 dicembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 1992, con l’intento di promuovere la piena inclusione, la tutela dei diritti e la valorizzazione della dignità delle persone con disabilità in ogni ambito della società.
Nel 2006, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ha sottolineato l’esigenza di difendere e salvaguardare, anche attraverso la ricorrenza del 3 dicembre, la qualità della vita delle persone con disabilità rispetto ai principi di uguaglianza e partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale della società.
Però da un sondaggio della Swg emerge che “sette italiani su dieci pensano che in Italia l’inclusione delle persone con disabilità sia ferma al palo: sotto accusa sia la cittadinanza che lo Stato. Le politiche governative messe in atto non sono considerate efficaci da metà della popolazione italiana”.
Inoltre da questo sondaggio emergono troppe criticità, come ha sottolineato Simone Fanti, vicepresidente del premio ‘Bomprezzi-Capulli’: “A tre anni dal primo Osservatorio è il tema dell’inclusione quello su cui c’è il giudizio più negativo la stragrande maggioranza degli italiani ritiene che sia lo Stato (71%) che i cittadini (68%) facciano poco o nulla per garantire la partecipazione paritaria delle persone con disabilità.
Con un’aggravante rispetto al 2021: cresce lo spostamento dalla voce ‘fare poco’ sforzo verso la voce ‘fare nulla’ per l’inclusione, segnando così un’accusa severa sia verso le Istituzioni nazionali e locali che verso se stessi. Poco più del 30% degli italiani valutano come positive le politiche del Governo dal suo insediamento con il Ministero della Disabilità. Attorno alla metà, invece, non giudica efficace la sua azione”.
Inoltre manca una sensibilità culturale: “Per l’atteggiamento culturale della società cresce dal 2021 a oggi quello della sensibilità e solidaristico, ma fanno ancora da contraltare negativo la tendenza al pregiudizio (da 66 a 62) e all’indifferenza (61) e quella alla discriminazione (da 44 a 40), cresce invece l’idea che si risponda alle esigenze della disabilità con impreparazione (da 53 a 56).
Un mondo che riguarda oltre il 15% degli italiani, che vede crescere il numero delle famiglie in situazione di povertà con una o più persone con disabilità e che vivono in una condizione di isolamento creata da muri relazionali, istituzionali e di contesto, come confermato da una ricerca qualitativa condotta da CBM Italia”.
Ed è anche mancante una vera ‘presa di coscienza’ sui diritti delle persone con disabilità: “Dal primo Osservatorio lanciato dal Premio Bomprezzi Capulli nel 2021 a oggi registriamo una scarsa presa di coscienza della società italiana sui diritti delle persone con disabilità. Nonostante ci siano stati alcuni miglioramenti, sono gli italiani e le italiane a dirci che ci sono ancora tanti diritti negati, una presa di consapevolezza di vivere in una società non inclusiva.
Il giudizio di poca incisività ed efficacia delle politiche governative è un segnale per la premier Meloni: nonostante si siano tenuti l’Expo sulla disabilità e il primo G7 sul tema, l’opinione pubblica non percepisce un impegno significativo. Facciamo quindi un appello per potenziare il Ministero della disabilità, e per rendere disponibili nuove risorse per rispondere alle esigenze di chi vive ogni giorno in una condizione di disabilità”.
Anche per il presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH), Vincenzo Falabella, molte barriere (fisiche, culturali, sociali) continuano a limitare la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale, culturale e lavorativa: “Il 3 dicembre rappresenta un momento fondamentale per porre al centro dell’attenzione pubblica e istituzionale i diritti delle persone con disabilità. Non è solo una celebrazione simbolica, ma un’occasione in cui i riflettori si accendono sulle sfide quotidiane che milioni di persone affrontano, ma soprattutto sulle opportunità per costruire un futuro più equo e inclusivo.
Trasformare le sfide in opportunità è una responsabilità condivisa. Rinnoviamo il nostro impegno per una società davvero inclusiva, che sappia non solo riconoscere ma valorizzare le capacità di ogni individuo. Lavoriamo insieme per trasformare le sfide in opportunità, affinché la disabilità non sia più vista come un limite, ma come una condizione.
Con determinazione e senso di responsabilità, continuiamo a costruire un’Italia più giusta, solidale e accessibile per tutti. Celebriamo i traguardi raggiunti, ma manteniamo accesi riflettori perché le persone con disabilità e le loro famiglie possano essere riconosciute e realmente incluse”.
E presentando il bilancio etico e sociale dell’Istituto Serafico di Assisi la presidente Francesca Di Maolo, ha sottolineato che il prendersi cura coinvolge la comunità: “Al Serafico siamo consapevoli che la vera cura non si limita alla dimensione fisica, ma nasce da una relazione autentica che mette al centro la persona, i suoi talenti e il suo valore unico.
Lavoriamo ogni giorno per costruire un modello di cura che integri innovazione tecnologica, ricerca avanzata e attenzione ai bisogni più profondi, con la ferma volontà di contribuire a una società più giusta e inclusiva e crediamo profondamente che prendersi cura della vita più fragile significhi prendersi cura della nostra comunità e dell’ambiente che ci circonda, creando così un circolo virtuoso di solidarietà, sostenibilità e progresso.
Con una visione strategica chiara, dunque, il Serafico si prepara ad affrontare le sfide future rafforzando i propri servizi e la capacità di innovare. Grazie a una comunità di donatori fedeli e a una gestione solida, l’Istituto continuerà a essere un faro per la disabilità grave e gravissima in Italia”.
Italia protagonista G7: passo avanti per inclusione persone con disabilità
FISH esprime grande soddisfazione per il ruolo di primo piano che l’Italia ha svolto nell’ambito del G7 Inclusione e Disabilità. E’ in particolare nella stesura della Carta di Solfagnano. Questo evento ha rappresentato un momento di svolta nell’affermazione dei diritti delle persone con disabilità a livello internazionale.
Grazie alla partecipazione dell’Italia, il G7 ha ribadito il proprio impegno a promuovere la piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità in ogni aspetto della vita sociale, economica, culturale e politica. La Carta di Solfagnano rappresenta un ulteriore passo verso l’inclusione, con un forte richiamo ai principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e al fondamentale principio del ‘Nulla su di Noi senza di Noi’.
L’Italia, attraverso la partecipazione di FISH e dell’intero movimento associativo, ha contribuito ad influenzare le politiche internazionali in questo ambito, dimostrando ancora una volta che il nostro Paese è all’avanguardia nell’inclusione. La Carta di Solfagnano pone l’accento su questioni cruciali come l’accessibilità, il diritto a una vita indipendente, il lavoro dignitoso, accesso alle attività sportive e culturali, servizi comunitari adeguati, l’uso di nuove tecnologie inclusive. L’inclusione delle persone con disabilità è stata ribadita come una priorità nell’agenda politica di tutti i Paesi G7. Temi su cui FISH è da sempre in prima linea.
“Un G7 che ha segnato un cambiamento di rotta, in primis con la partecipazione attiva del movimento associativo. Fish ha tracciato la linea del dibattito all’interno del G7 nel suo intervento di apertura, andando a toccare temi di rilevanza internazionale. Dai vari panel è emerso che il sistema Italia è molto più avanti di altri Paesi del G7. Significativo l’intervento del ministro del Sudafrica, che presiederà il prossimo G20, che ha anticipato che il tema della disabilità sarà inserito tra le priorità di discussione.
Ancora una volta il movimento associativo ha dato prova di saper tradurre in atti concreti le istanze che arrivano quotidianamente dai cittadini con disabilità e dalle loro famiglie. Ora non si può più tornare indietro. Gli impegni assunti all’interno della Carta di Solfagnano porteranno i Paesi sottoscrittori a cambiare rotta, ad essere più concreti nelle politiche e ad investire sempre più risorse affinché i diritti siano realmente esigibili.
Per non lasciare indietro nessuno e garantire diritti e pari opportunità. Il rilancio è possibile se fatto insieme, con convinzione e determinazione. Solo così possiamo rilanciare le economie dei nostri Paesi. Solo così possiamo scardinare stigmi e pregiudizi”. A dirlo il presidente FISH, Vincenzo Falabella.
Cittadinanzattiva: scuole poco accessibili ai disabili
Da settembre 2023 sono stati 69 i crolli che hanno interessato le scuole, numero mai raggiunto negli ultimi 7 anni: di questi28 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole, così come in quelle del Nord (40,5%), 13 nelle regioni del Centro (19%). In molti casi eventi preannunciati da segnali visibili ma sottovalutati. Sempre elevato il numero degli edifici scolastici che non possiede il certificato di agibilità (59,16%) né quello di prevenzione incendi (57,68%); senza collaudo statico il 41,50% (i dati fanno riferimento al 2022, ultimi resi disponibili sull’Anagrafe dell’edilizia scolastica).
Sono i dati emersi dall’indagine di Cittadinanzattiva, presenti nel XXII Rapporto sulla sicurezza a scuola, come ha spiegato Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva: “Piccoli passi in avanti (ma ancora insufficienti se si considera che, su 40.133 edifici scolastici, 2.876 sono collocati in zona a rischio 1 e 14.467 in zona a rischio 2) si riscontrano rispetto agli interventi di adeguamento e miglioramento sismici: poco più del 3% ha avuto interventi di questo tipo, e l’11,4% è stato progettato secondo la normativa antisismica.
Lo stesso è accaduto con la ristrutturazione, sostituzione/ricostruzione, messa in sicurezza, adeguamento o miglioramento sismico e riqualificazione energetica degli edifici; le risorse ammontano ad € 4.399.000.000, quasi € 500.000.000 in più rispetto ad € 3.900.000.000 iniziali, ma che serviranno per sistemare meno edifici rispetto a quelle previsti inizialmente. Palestre e mense sono previste, ma molto al di sotto del fabbisogno effettivo. Siamo molto preoccupati per la riduzione degli interventi, soprattutto sui nidi, che non riusciranno a colmare i gap esistenti nei territori che più ne necessitano né a raggiungere gli obiettivi europei, ancora più lontani”.
In merito allo stato manutentivo degli edifici, circa il 64% dei 361 docenti intervistati da Cittadinanzattiva rileva la presenza di fenomeni dovuti alla inadeguata o assente manutenzione, prime fra tutte infiltrazioni di acqua (40,1%), distacchi di intonaco (38,7%), tracce di umidità (38,2%). La metà degli intervistati (50,8%) ha segnalato situazioni di inadeguatezza rispetto alla sicurezza e ha riscontrato un intervento a seguito della propria segnalazione.
Riguardo alle prove di emergenza ben il 92% dichiara di aver partecipato mentre l’8% sostiene che non siano state effettuate. In prevalenza le prove hanno riguardato l’incendio (79%) e il rischio sismico (70%), mentre l’alluvione ed il rischio vulcanico restano fanalino di coda (rispettivamente 5% e 1%), nonostante la frequenza crescente dei fenomeni disastrosi provocati dalle alluvioni e dal cambiamento climatico.
Il rapporto ha sottolineato che si investe poco su palestre, mense, spazi verdi e sugli impianti di condizionamento e ventilazione: “Ad oggi, questi ultimi sono troppo pochi, appena nel 6% (3.967) delle sedi scolastiche. La regione Marche è la più virtuosa (26,4%), seguita da Sardegna (15,7%) e Veneto (9,7%); in fondo il Lazio con appena l’1,6% di scuole che ne è dotato. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha subìto tagli rilevanti per quanto riguarda gli asili nido: il Piano prevedeva una spesa di € 4.600.000.000 per 264.480 nuovi posti ma, dopo la revisione del Governo, la cifra è scesa ad € .3.245.000.000 per 150.480 posti; stessa cosa per la costruzione di nuove scuole, da 195 a 166. La causa principale di questa revisione è stata motivata con l’aumento dei costi di costruzione”.
E come ogni anno Cittadinanzattiva, attraverso la rassegna stampa locale, ha segnalato gli episodi di
distacchi di intonaco, crolli di soffitti, controsoffitti, solai, tetti; ma anche di finestre, muri di
recinzione ed alberi caduti all’interno degli edifici scolastici o in prossimità di essi: quest’anno quelli avvenuti tra settembre 2023 e settembre 2024 sono stati 69, (numero mai raggiunto negli ultimi 7 anni), di cui 28 nelle regioni del Sud e nelle Isole (40,5%) e stesso numero in quelle del Nord (40,5%), 13 nelle regioni del Centro (19%): “Tali episodi hanno provocato il ferimento di 9 studenti e studentesse, 3 docenti, 2 collaboratori scolastici, 1 educatrice, 4 operai oltre che danni agli ambienti e agli arredi, interruzione della didattica, provocando ingenti disagi e paura agli studenti e alle loro famiglie”.
Inoltre nell’anno scolastico 2022/23 sono 311.201 gli alunni con disabilità (4,4%), in aumento rispetto al precedente in cui erano 290.089. Solo il 40%delle scuole risulta accessibile per gli studenti con disabilità motoria. La situazione è ancora più grave per gli alunni con disabilità sensoriali, per i quali le segnalazioni visive sono presenti nel 17% delle scuole mentre mappe a rilievo e percorsi tattili sono presenti nell’1,2%.
Aumentano anche gli studenti con cittadinanza non italiana, anche neanche negli asili nidi, tantoché nello scorso anno scolastico sono stati 869.336 gli studenti (su 7.194.400) con cittadinanza non italiana (12%), in aumento rispetto all’anno precedente: “La presenza di studenti con cittadinanza non italiana è ormai un fatto strutturale che impone la revisione della legge sulla cittadinanza per dare pieno riconoscimento a bambini/e, ragazzi/e che nascono o arrivano da piccoli nel nostro Paese.
E’ straordinario il numero di firme che in pochi giorni si è riusciti a raggiungere per il referendum abrogativo, che Cittadinanzattiva sostiene sin dall’inizio per proseguire un impegno che nasce con la nostra campagna Obiettivo cittadinanza.. Invitiamo i cittadini che ancora non hanno firmato, a farlo in queste ore per superare il traguardo delle 500.000 firme entro il 30 settembre. Ce lo chiedono gli italiani giovani e meno giovani che da anni sono nel nostro Paese e studiano e vivono accanto ai nostri ragazzi e ragazze”.
Infine è possibile partecipare a ‘Scatti di sicurezza’, un contest fotografico promosso da Cittadinanzattiva e rivolto a tutte le scuole di ogni ordine e grado. Il tema è la sicurezza strutturale ed interna degli edifici scolastici e tutto ciò che è legato alla prevenzione e alla gestione dei rischi naturali presenti sui propri territori. L’obiettivo è quello di coinvolgere direttamente gli studenti, in piccoli gruppi o classi, sul tema rappresentandolo attraverso foto di denuncia, corredate da slogan – messaggio, di situazioni di insicurezza mai risolte o anche di situazioni positive che evidenzino una buona pratica messa in atto, o attività di prevenzione, realizzate a scuola o sul territorio circostante.
E’ possibile inviare una o più fotografie e slogan al seguente indirizzo di posta elettronica: scuola@cittadinanzattiva.it entro e non oltre il 28 Febbraio 2025, compilando l’apposita documentazione scaricabile dal sito www.cittadinanzattiva.it. Le foto vincitrici verranno premiate in occasione della XIX edizione del Premio Scafidi ad aprile 2025.
Ad Assisi ‘CorporalMente’ per riflettere su corpo ed anima
Dal 12 al 15 settembre (con un’anteprima domenica 8 settembre ‘Sull’infinito’ di Alessandro Baricco) si è svolto il ‘Cortile di Francesco’, giunto alla decima edizione, l’appuntamento culturale annuale nel segno della fraternità promosso dai frati minori conventuali della basilica di San Francesco in Assisi, intitolato ‘CorporalMente’: “Se infatti le stimmate di san Francesco sono la manifestazione visibile, nel corpo, della profondità della sua unione con Cristo, è bello poter riflettere insieme, confrontarsi e intrattenersi (come è tradizione del Cortile, a partire da diverse prospettive) sulla relazione imprescindibile, ma non per questo scontata, tra il nostro mondo interiore personale e la sua manifestazione all’esterno nel corpo”, ha precisato fra Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento di Assisi.
Molti i temi affrontati: dalla medicina e psicologia alla disabilità e integrazione; dai social media e ambiente all’intelligenza artificiale; dall’arte in Basilica alla spiritualità francescana con il ministro per le disabilità, Alessandra Locatelli, il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, Costantino D’Orazio, il giornalista Luca Sommi ed il medico nutrizionista ‘mangiologo’ e divulgatore televisivo, Mauro Mario Mariani.
E naturalmente visite guidate al Museo del Tesoro della Basilica e, nella fantastica cornice artistica e simbolica della piazza superiore di san Francesco; concerti e spettacoli serali, tra cui ‘Il sogno’ dei ragazzi ospiti all’Istituto Serafico di Assisi, e la prima esecuzione assoluta del ‘Requiem per il Sociale’ del Maestro Andrea Di Cesare, opera musicale pop moderna per violino elettrico, looper, campionatori, computer synth e due attori (rivisitazione moderna del Requiem KV 626 di W. A. Mozart, arricchita da elementi pop, rock ed elettronici).
L’evento, ideato da Maria Cristina Lalli e prodotto in collaborazione con Angi (Associazione Nazionale Giovani Innovatori), Opera Morlacchi e Associazione Mozart Italia, ha visto la partecipazione straordinaria degli attori Lidia Vitale e Mirko Frezza. Mentre martedì 17 settembre si è svolta la prima rappresentazione assoluta di un corale su san Francesco realizzato da fra Renzo Cocchi; la chiusura del ‘Cortile di Francesco’ avverrà domenica 22 settembre, alle ore 21.30, con il concerto per la pace per archi e solista diretto da fra Peter Hrdy, maestro della Cappella Musicale della Basilica papale di San Francesco.
Dal punto di vista più specificamente francescano, si è svolto un focus particolare alla ‘Chartula di Assisi’, il breve testo autografo di San Francesco custodito in Basilica, scritto dopo l’episodio delle stimmate a La Verna: in modo particolare attraverso di esso si è cercato di scoprire aspetti meno noti del Santo, quali la personalità, la sua preparazione culturale e sensibilità psicologica, facendo anche ricorso all’analisi grafologica della sua scrittura con Davide Rondoni, Femino Giacometti ed Attilio Bartoli Langeli.
Fra Giulio Cesareo ha spiegato il titolo e la relazione esistente tra corpo e mente: “L’anniversario delle stimmate di san Francesco ci fa riflettere sul loro valore culturale, oltre a quello esclusivamente religioso. Intuiamo che esse ci rinviano all’inscindibile nesso che c’è tra l’interiorità e il corpo, perché le stimmate non sono un’azione divina dall’esterno ma la trasparenza nel corpo di ciò che era accaduto nel cuore di Francesco: nel suo rapporto con Cristo, con i frati, con le persone con cui era in contatto.
Francesco, un po’ come tutti noi, era stato ferito dalla vita, in particolare da quei frati dotti e sapienti che, animati anche da tanto zelo, premevano per ‘riscrivere’ il suo ideale originario e per assimilare sempre più la fraternità del suo Ordine a quelle comunità monastiche già esistenti. Francesco vive tutto ciò come una grande sofferenza, sia sente tradito nella sua intuizione originale, gli sembra che tutto stia crollando come un castello di carte e che la Chiesa (e lo stesso Dio) non stiano facendo niente per sistemare le cose.
A La Verna Francesco intuisce però che le ferite della vita sono preziose, perché possono diventare (come e con quelle di Gesù) feritoie di un amore più grande delle incomprensioni, dei tradimenti, dei fallimenti, perché alla fine ciò che lascia il segno nella vita delle persone e del mondo non sono le belle idee, i grandi progetti, ma l’amore autentico che passa attraverso la nostra vita: il nostro corpo!
‘CorporalMente’ vuole così richiamare questa unità tra corpo e mondo interiore, nella consapevolezza che la mente è ben più delle sinapsi cerebrali: è appunto ognuno di noi, la nostra identità che entra in relazione, si manifesta, ama ed è amata sempre e solo nel corpo; esso non è allora qualcosa di aggiunto o una parte di noi, ma proprio noi stessi in quanto capaci e abilitati all’incontro e alle relazioni”.
Quanto è importante la ‘Chartula’ per la vita francescana?
“La Chartula è una tra le reliquie più preziose di san Francesco, perché è proprio opera sua: ci parla di lui, della sua relazione religiosa con Dio, ma anche del suo modo di coltivare un’amicizia, quella con Leone, ci mostra la sua grande creatività (aveva elaborato una firma anche graficamente tutta sua a partire dall’espressione ‘te benedicat’: ‘ti benedica!’); infine ci rivela, grazie all’analisi grafologica, anche qualcosa in più a proposito del temperamento e della personalità di san Francesco, che è così ricco e profondo, da rimanere sempre alla fine (un po’ come tutti noi) una grande mistero”.
Eppoi gli spettacoli, tra cui ‘Il sogno’ e ‘Requiem universalis’: in quale modo l’arte valorizza il corpo?
“Il nostro sogno, insieme ai nostri amici artisti, intellettuali e persone comuni, nonché al tesoro che sono le persone con disabilità, è proprio sottolineare la dignità immensa del corpo, perché coincide con la dignità del volto di cui è espressione e manifestazione. Altrimenti il corpo da solo, sganciato dal volto, rischia di essere percepito solo come una cosa (che piace o no, attira o no): invece proprio grazie all’arte e ai suoi linguaggi evocativi, vorremmo ri-educarci a quest’arte ovvia (eppure mai scontata) di valorizzare l’alleanza ‘both ways’ (‘entrambi i modi’, ndr.): dal corpo alla persona e dall’interiorità al corpo. Avere cura del corpo per avere cura di sé; avere cura di sé è inseparabile dalla cura per il corpo e le relazioni che sono possibili solo nel e grazie al corpo”.
Dopo 10 anni cosa è il ‘Cortile di Francesco’?
“In queste dieci edizioni si è camminato molto e il passo di oggi sarebbe stato impossibile senza tutti quelli precedenti: per questo desidero ancora una volta ringraziare fra Enzo Fortunato, gli amici dell’associazione ‘Oicos’ e tutti coloro che negli anni hanno fatto nascere, crescere e sviluppare il ‘Cortile di Francesco’. Ognuno di noi con la sua storia, le sue competenze e le sue convinzioni, è un dono per gli altri a patto che la condivisione avvenga nella verità, nel rispetto e nell’apertura all’altro.
Credo che proprio per questo il ‘Cortile di Francesco’ sia il luogo dove è possibile sperimentare la fraternità (vera eredità di san Francesco) come evento culturale, attraverso incontri che nella diversità e nel rispetto, sono fonte di vero arricchimento reciproco. E di una riscoperta della diversità come valore aggiunto nelle relazioni, credo che oggi tutti abbiamo particolarmente bisogno”.
(Foto: Cortile di Francesco)
Un elefante dal cuore puro: riflessioni sul film ‘The Elephant Man’ di David Lynch
C’era una volta, in una Londra in piena epoca vittoriana, un giovanissimo ragazzo di nome Joseph Merrick, che fin dall’età di tre anni fu colpito da una rarissima malattia che rese parte del suo corpo totalmente deforme. La sua infanzia trascorse in condizioni di povertà tra numerose difficoltà: i suoi fratelli morirono giovani e la madre, affetta anch’essa da una grave disabilità, morì molto presto, lasciandolo alle cure del padre e della sua matrigna. La nuova compagna rimase però inorridita dal suo mostruoso aspetto e convinse il marito a cacciarlo fuori di casa.
Da allora per il giovane Merrick iniziò una vita fatta di stenti e vessazioni: deriso da chiunque, finì per lavorare come ‘fenomeno da baraccone’ in spettacoli noti all’epoca come ‘freaks show’. Questi non erano altro che circhi dove i cosiddetti ‘freak’ venivano derisi e umiliati per via delle loro caratteristiche fisiche considerate anormali. Furono anni durissimi per Joseph, fino a quando nel Regno Unito fu istituita una legge che impose la chiusura di questi disumani spettacoli di intrattenimento. Il ragazzo si ritrovò cosi disoccupato e a vivere per strada nelle peggiori condizioni di salute.
Si ammalò presto ma l’incontro fortuito con Frederick Treves, un giovane medico del più prestigioso ospedale di Londra, cambiò le carte in tavola per lo sfortunato giovane. Frederick fu la prima persona a guardare Merrick non come un mostro da schernire in pubblica piazza, ma come un essere umano. Si prese personalmente cura di lui, tanto da procurargli un alloggio permanente in ospedale e tra i due nacque così una sincera e potente amicizia.
Lo stesso Treves raccontò in seguito di non aver conosciuto mai prima di allora una persona dalla così grande sensibilità e intelligenza emotiva: il suo talento per la scrittura e la sua passione per la prosa e la poesia fecero di Joseph Merrick non più un ‘animale da palcoscenico’ ma un ‘esponente dell’alta società’. Tutti vollero conoscerlo e incontrarlo, il terrore negli occhi delle persone fece così posto all’ammirazione. La gente intrattenendosi e disquisendo in sua compagnia rimase colpita per la sua raffinatezza e i suoi modi eleganti e gentili, per il suo linguaggio forbito e per la sua incredibile cultura. Merrick per la prima volta nella sua vita si sentiva amato e benvoluto.
Quella che potrebbe sembrare una bellissima e originale sceneggiatura, è in realtà frutto di accadimenti realmente avvenuti. Quando a fine anni settanta il produttore Mel Brooks, il Re delle commedie parodistiche americane, lesse di questa storia, ne rimase talmente folgorato da convincersi fin da subito a realizzarne una trasposizione cinematografica. Nel frattempo un giovane David Lynch stava muovendo i primi passi nell’industria cinematografica americana: aveva già al suo attivo diversi cortometraggi, culminati nello sperimentale e avanguardistico ‘Eraserhead – La mente che cancella’ (1977), suo primo lungometraggio.
E proprio per uno strano disegno del destino lo stesso Lynch si ritrovò casualmente per le mani i libri sulla vita dell’ ‘uomo elefante’. Decise cosi di stendere una sceneggiatura adottandola al suo stile registico. Destino volle che finì sotto l’occhio della moglie di Brooks, una certa Anne Bancroft, che la girò subito al marito. Mel rimase soddisfatto del lavoro ma mostrò delle perplessità su Lynch stesso. Si convinse perciò a vedere ‘Eraserhead’ e ne rimase talmente estasiato dalla visione, che accantonò subito ogni dubbio.
Le riprese, sebbene con diverse difficoltà, partirono e il film uscì nei cinema nel 1980: fu un totale trionfo al botteghino, tanto da piazzarsi tra i migliori incassi della stagione cinematografica, sopratutto in Europa e in Giappone. Alla cerimonia di premiazione degli Oscar ottenne ben otto candidature.
Perchè consiglio questo film? E perchè i giovani dovrebbero vederlo? Perché ciò che vuole raccontare è un grosso limite che ancora oggi la nostra società si porta dietro: il pregiudizio verso ciò che non risulta conforme ai canoni estetici che la società stessa impone. Joseph Merrick è stato allontanato inizialmente perché nessuno ha guardato il suo cuore e il suo intelletto; lo hanno giudicato ancora prima di conoscerlo semplicemente perché ai loro occhi appariva come un mostro e tale doveva essere.
La grande umanità dell’uomo sta però nel non chiudersi in sé stesso e nel suo egoismo, ma al contrario, avere fiducia e speranza verso il prossimo. Non deve compiere un percorso di maturazione, non ne ha bisogno in quanto capace di amare fin dall’inizio e nonostante le derisioni e l’umiliazione, riconosce subito la lealtà del dottore e da questo si fa aiutare, dimostrandosi fin da subito riconoscente.
Ma se guardiamo alla letteratura classica, vengono in mente altre analogie. Pensiamo per esempio a Quasimodo, il gobbo campanaro protagonista del celebre ‘Notre Dame de Paris’, opera trasposta sempre da casa Topolino in un film d’animazione che si rivolge apparentemente ad un pubblico per bambini, ma che in realtà parla proprio a noi, adulti e ragazzi. Anche Quasimodo come lo stesso uomo elefante è emarginato dagli altri per la sua bruttezza esteriore ma si distingue per la purezza del suo cuore e la sua nobiltà d’animo.
Il gobbo sogna una vita di integrazione tra la gente, ma viene segregato all’interno del campanile da un giudice spietato e manipolatore, convinto di agire in nome del bene e di Dio, per ‘proteggere il mondo dalla sua mostruosità’. E’ lo stesso che capita a Merrick che passa la vita confinato in una gabbia per elefanti, sognando una vita diversa, una vita accettato veramente per quello che è realmente. Ma come dice il menestrello Clopin nel capolavoro disneyano del 1996, rompendo di fatto la famosa ‘quarta parete’ e chiamandoci in causa direttamente: “perché un uomo odia? perché un mostro ama? / chi è brutto dentro o chi è brutto a vedere?”
Merrick risponde direttamente a questi quesiti già anni prima della Disney, in una delle scene più potenti di tutto il film, ribellandosi alla cattiveria e al razzismo in un urlo liberatorio passato ormai alla storia: “Io non sono un elefante! Non chiamatemi animale, io sono un uomo!”. Una lezione di umanità per tutti, ancora oggi.
Athletica Vaticana a Gibilterra per i Campionati dei Piccoli Stati d’Europa
Sabato 22 giugno Athletica Vaticana sarà in pista a Gibilterra con i 18 Piccoli Stati d’Europa per i Campionati di atletica leggera. Porterà in segno di fraternità sportiva il testimone della staffetta benedetto e firmato da papa Francesco. La presenza sportiva vaticana a Gibilterra, affacciata sul Mediterraneo, è particolarmente significativa: la ‘squadra del Papa’ rilancerà, con umiltà e semplicità, i contenuti del messaggio di fraternità, inclusione e pace, anche attraverso lo sport, testimoniato da Francesco.
Con i cinque atleti vaticani (Emiliano Morbidelli, Carlo Pellegrini, Rien Schuurhuis, Giuseppe Tetto, Giuseppe Zapparata) scenderanno in pista sportivi in rappresentanza di Albania, Andorra, Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Cipro, Georgia, Gibilterra, Islanda, Kosovo, Liechtenstein, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Malta, Moldova, Monaco, Montenegro e San Marino. Tra loro ci sono atleti protagonisti di finali olimpiche e di finali mondiali. Per la terza volta Athletica Vaticana partecipa a questa manifestazione europea, dopo le edizioni organizzate a San Marino e a Malta dove Sara Carnicelli ha ottenuto uno ‘storico’ terzo posto nei 5000 metri.
Athletica Vaticana rilancia il suo servizio di fraternità sul palcoscenico sportivo internazionale insieme a popoli che, non solo sportivamente, non hanno la grande ribalta, per testimoniare concretamente la ‘cultura della fraternità’ e la ‘cultura dell’incontro’. Costruendo ponti di amicizia e di dialogo con tutti. In un contesto internazionale di tensione e di guerra, proprio lo sport può essere opportunità di conoscenza reciproca che fa cadere pregiudizi e ostilità attraverso il dialogo tra culture e religioni diverse. Un messaggio che papa Francesco ha riproposto nei giorni scorsi, nella prefazione del libro ‘Giochi di pace. L’anima delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi’ (Libreria editrice vaticana) promosso proprio da Athletica Vaticana.
A Gibilterra, nello stile indicato da papa Francesco, la squadra di atletica leggera vaticana (partita da Roma ieri mattina) incontra le realtà sociali: in particolare preparerà una cena italiana per le persone con disabilità intellettiva, ed i loro familiari, che fanno parte dell’associazione ‘Fede e luce’.
Significativo l’abbraccio con la comunità cristiana di Gibilterra che ospiterà fraternamente la squadra. Con gli atleti ci saranno alcuni familiari, la vicepresidente Valentina Giacometti, e Claudio Carmosino che, dopo 40 anni di esperienza nel Gruppo sportivo Fiamme Gialle della Guardia di finanza, coordina gli allenamenti di Athletica Vaticana.
(Foto: Athletica Vaticana)
Giornata delle persone disabili: uniti nell’azione
“Oggi è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport: impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità, e non escludiamo nessuno”: ha ricordato papa Francesco nei saluti conclusivi dell’Angelus odierno nella giornata dedicata alle persone con disabilità, istituita dall’ONU nel 1992.
Maria Chiara Ursino: con la mano nella Tua camminerò
Dalla sinossi del libro di Maria Chiara Ursino, ‘Con la mano nella Tua camminerò’ si può leggere alcuni tratti della sua personalità: “Maria Chiara è una ragazza che ha due nomi impegnativi, e anche la sua vita lo è. Nella sua storia, come in un puzzle, trovano posto pezzi molto diversi, per forma e colore (il grigio dell’angoscia, il nero della sofferenza, il verde della speranza, il rosso della caparbietà) ma il disegno finale è quello di una bambina-ora donna- che cammina mano nella mano con Gesù.