XXII Domenica Tempo Ordinario: la logica del mondo e la logica del cielo

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La vita è uno rischio da vivere, d’accettare se vogliamo essere uomini veri, cristiani autentici. Nel brano del vangelo Gesù annuncia la Pasqua per condurre gli Apostoli e i discepoli a riconoscere che la nostra salvezza ha origine e fondamento nel sacrificio della croce e non nel trionfalismo stupido e superficiale. L’apostolo Pietro, a cui Gesù aveva detto: ‘Sei pietra, roccia e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa’, non l’aveva ben capito, come d’altronde molti cristiani ancora non lo capiscono.

Ecco perché nel dialogo Gesù richiama Pietro con parole assai dure: ‘Vai dietro a me, satana, tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini’. Esistono infatti due logiche: la logica del mondo e la logica di Dio. a logica del mondo è basata sul trionfo, il successo, il potere, il denaro, il sesso: sono questi valori effimeri  che spesso spingono l’uomo ad agire e a far di tutto per conseguire il traguardo prefissato. Valori effimeri che spesso determinano la guerra di tutti contro tutti; una guerra dove ci si divora a vicenda. 

La logica di Dio ci insegna che solo dalla croce, dalla sofferenza, dal disegno salvifica di Dio nasce la nostra salvezza. Gesù infatti è venuto a portarci una prospettiva nuova; in essa Dio è al vertice, Dio è il valore supremo per raggiungere il quale bisogna operare una vera operazione liturgica nel nostro cuore, nel nostro modo di pensare e di agire: ‘Se il chicco di grano non muove, non diventerà mai una rigogliosa spiga’. L’uomo, figlio del peccato, è spesso abbarbicato alle cose terrene, ala logica del mondo che mira solo al trionfo, al successo, al comando, al potere.

Gesù, viceversa, prospetta la logica de cielo, la logica vera perché il cielo è la nostra vera patria, la meta verso la quale siamo tutti diretti. Da qui le parole di Gesù: ‘Chi perde la propria vita per causa mia, la troverà’.

Un esempio vivo: il beato Pino Puglisi, mio compagno di scuola e di banco, non curandosi della mafia imperante, ma amando l’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, ed adoperandosi per riscattare la dignità dell’uomo, oggi è ‘beato nel cielo’; la mafia gli ha tolto la vita e i mafiosi oggi languiscono nelle carceri; il beato Pino Puglisi dal cielo oggi prega per noi e con noi. Gesù dice. ‘Chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua!’

Prendere la croce significa accettare se stesso e mettersi sotto la protezione di Dio; se sarà necessario Gesù sarà il nostro Cireneo: ci aiuterà, non ci abbandonerà. Prendere la propria croce è una delle frasi più celebri del Vangelo dove lo stesso Gesù si fa esempio e maestro.

Prendere la croce significa avere il coraggio di amare: come Gesù che osava toccare i lebbrosi, sfidare il boia pronto ad uccidere l’adultera, essere uomini forti capaci di cacciare dal tempio buoi e mercanti; essere uomo libero che non si inchina nei palazzi dei potenti, essere uomo dell’amore vero e non schiavo del denaro e del potere.

Gesù evidenzia: ‘Che giova guadagnare anche tutto il mondo se poi perde l’anima?: siamo infatti figli del cielo e quella è la nostra patria; presto o tardi ce ne andremo tutti (ricchi e poveri), la morte  è il passaggio dalla terra al cielo: se  perdiamo l’anima abbiamo perso tutto; se salviamo l’anima saremo salvi per sempre. Allora, come raccomanda l’apostolo Paolo, non dobbiamo conformarci alla mentalità del mondo (che parla di denaro, sesso, successo, potere, ricchezza …

Cose che finiscono nella ruggine), ma dobbiamo adeguare la nostra mente, il nostro cuore alla volontà di Dio, che è nostro Padre e vuole solo il nostro bene. Gesù ci invita a seguire la logica di Dio e non la logica terrena: ‘Chi vuole essere mio discepolo, dice Gesù, rinneghi se stesso’: rinnegamento di che cosa?

Non certamente delle nostre autentiche possibilità e dei valori umani intrinseci in ciascuno di noi ma della parte malata di noi stessi; frenare le nostre concupiscenze che spingono solo ad amare se stessi e a volere sottomettere gli altri; rinnegare l’uomo del peccato, l’uomo vecchio. Rinnegare se stessi non significa annullarsi, appiattirsi, mortificare ciò che fa di ciascuno d noi una cosa unica e singolare, smetterla di pensare sempre e solo a se stessi.

Il vero segreto è uscire fuori dal nostro innato egoismo per tendere la mano all’altro, che è tuo fratello, nel nome di Gesù. Chi guarda solo a sé, non si illumina ma resta gretto e meschino. Vivere da uomo è amare Dio e i fratelli in nome di Dio. ‘Fratelli tutti’, direbbe papa Francesco.             

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