Per non dimenticare Marcinelle

Condividi su...

Anche oggi, come ogni anno, ha risuonato 262 volte la campana al Bois du Cazier di Marcinelle, nel bacino carbonifero di Charleroi, in Belgio, durante la commemorazione del 67^ anniversario della tragedia dell’8 agosto 1956: un incendio sviluppatosi in una galleria della miniera, a quasi mille metri di profondità, costò la vita a 262 minatori, 136 dei quali italiani. I nomi dei lavoratori, in gran parte immigrati in Belgio da vari Paesi dell’Europa post bellica, sono scanditi, uno per uno.

Il disastro di Marcinelle avvenne la mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio. Si trattò di un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica.

L’incendio, sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco.

In occasione del’anniversario di tale tragedia, in cui si ricorda anche la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio agli italiani, ringraziando la famiglia reale del Belgio per aver presenziato alla cerimonia del ricordo:

“Con il loro operato essi hanno contribuito a promuovere i più alti valori sociali e culturali che animano la Costituzione repubblicana e la stessa Casa comune europea, a cominciare dal diritto al lavoro. Viviamo mesi difficili, segnati dall’impatto di molteplici crisi di diversa natura: dall’esecrabile aggressione russa all’Ucraina ai tanti conflitti irrisolti in altri quadranti geografici, dal cambiamento climatico all’insicurezza alimentare. 

Tutto ciò accresce la precarietà economica e il rischio di sfruttamento di esseri umani. E’ quindi più che mai necessario mantenere salda la tutela dei lavoratori. Di tutti i lavoratori, ovunque essi si trovino, quale che sia la loro nazionalità, per prevenire e sanare inaccettabili forme di marginalizzazione”.

Anche la Fondazione Migrantes ha ricordato questa Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo, istituita nel 2001 dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, per ricordare gli italiani che sono morti sul lavoro all’estero, senza dimenticare però i migranti:

“Un’occasione, questa giornata, che non deve farci abbassare la guardia sulla tutela dei diritti dei lavoratori migranti in Europa per evitare che, come succede spesso, siano costretti a subire orari e trattamenti sui posti di lavoro che non tutelano la loro dignità.

Il ricordo di queste morti sul lavoro, in questo tempo di una nuova emigrazione italiana giovanile in Europa e nel mondo, come evidenzia da anni il Rapporto Italiani nel Mondo della Migrantes richiama la necessità di una tutela dei lavoratori migranti, siano essi italiani nel mondo e immigrati in Italia”.

Intanto l’Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro rende noto che dalle rilevazioni effettuate negli ultimi giorni da Open Data, risulta che le denunce d’infortunio sul lavoro presentate all’Inail nel primo trimestre 2023 sono state 144.586, in calo di ben 150.00 unità rispetto alle 194.106 del primo trimestre 2022 (-25,5%); il calo è dovuto esclusivamente ai casi avvenuti in occasione di lavoro (-29,4%), mentre sono aumentati quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+13,1%):

“La sostanziosa flessione registrata in questo primo scorcio dell’anno è da attribuire in larga parte alla forte riduzione degli infortuni legati alle infezioni da Covid in ambito lavorativo che nell’anno 2022, a seguito della nuova rilevante ondata pandemica, avevano causato oltre 117.000 casi denunciati, segnando una netta recrudescenza rispetto ai 42.000 casi del 2021 (nel 2020, anno della fase più acuta della pandemia, ne erano stati denunciati oltre 131.000).

A conferma di tutto ciò, c’è il tracollo di infortuni nella Sanità, il settore più colpito nel periodo della pandemia, scesi dai 30.000 casi circa del primo trimestre 2022 ai 7.000 del 2023 (-76,9%)”.  

Situazione diversa si riscontra per le denunce di infortunio mortale che, nel primo trimestre di questo anno, sono state 196, sette in più rispetto alle 189 registrate nello stesso periodo dello scorso anno (+3,7%). Gli incrementi più significativi si riscontrano nell’Industria Manifatturiera (da 7 a 14 decessi) e nei Trasporti (da 20 a 30 casi denunciati):

“Se, per un esercizio puramente statistico, mettessimo a confronto i primi dati 2023 con quelli (perfettamente omogenei perché entrambi rilevati al 31 marzo dei rispettivi anni) del 2019, ritenendo questo l’ultimo anno ‘normale’ e significativo di tutta la serie, scopriremmo che nel primo trimestre 2023 rispetto al primo trimestre 2019 si registra un calo dell’8,2% per le denunce di infortunio (da 157.776 a 144.586) e del 7,5% per i casi mortali (da 212 a 196).

Non vogliamo con questo affermare che la situazione attuale sia esaltante, tuttavia, questo si potrebbe interpretare quasi come un presagio che, passata la tempesta pandemica, l’andamento degli infortuni sul lavoro possa riprendere un cammino virtuoso e, con il supporto di tutte le parti sociali, avviarsi sulla strada di un deciso e progressivo ridimensionamento”.  

Mentre il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha ricordato che ogni anno le ‘morti bianche’ sono più di 1000, già 500 quelle ufficiali di questa prima metà dell’anno: “Oggi l’Italia  è divenuta a sua volta un Paese di immigrazione, senza che sia cessato, però, il flusso dei nostri connazionali che vanno all’estero a cercare lavoro (90.000 l’anno, soprattutto giovani secondo le ultime stime)…

Siamo qua a testimoniare che le Acli non abbandonano gli emigranti italiani, vecchi e nuovi. Le nostre numerose sedi all’estero, proprio nei Paesi più interessati dall’emigrazione italiana, provano l’impegno dell’Associazione nel seguire tutti i lavoratori, italiani, immigrati ed emigranti”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50