XVI Domenica del Tempo Ordinario: le parabole del regno e la pazienza misericordiosa di Dio

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La liturgia oggi presenta tre parabole di Gesù, ciascuna di esse esprime le vera natura del regno di Dio e della Chiesa. Inizialmente questo regno appare minuscolo, come un granello di senapa, è nascosta come il lievito in mezzo alla massa di farina. I figli di questo regno sono chiamati a coesistere pazientemente con accaniti avversari (abbiamo ottimo seme e zizania).

Con queste tre parabole Gesù traccia la storia del suo regno, della sua Chiesa nella storia. La parabola del “granellino di senapa” che diventa albero evidenzia la crescita provvidenziale di questo regno: all’inizio, alla origini appare come qualcosa di insignificante: punto focale: la passione, morte in croce di Gesù; la Croce considerata uno scandalo per gli ebrei, cosa incredibile per i pagani.

Questo ‘Crocifisso’ incute paura agli Ebrei e ai Romani; tutti lo temono da vivo e da morto e faranno custodire la sepoltura con picchetti armati di sodati ebrei e romani. Questa Chiesa che nasce da Cristo risorto è chiamata ad espandersi come una grande famiglia e verrà per secoli perseguitata. Questa Chiesa è come un pizzico di lievito in mezzo ad una massa di farina ed è chiamata a trasformare l’intera umanità.

Il mondo conosceva sino ad allora la potenza dell’impero romano; conosceva la schiavitù assai diffusa e la stessa donna considerata più come oggetto che soggetto di diritti e di doveri; nel nuovo Regno di Dio non esiste schiavo e libero, ma l’uomo con tutti i suoi diritti e doveri e la donna con pari dignità dell’uomo.

Il messaggio di Cristo parla di libertà ed uguaglianza; l’uomo (maschio o femmina) creato ad immagine di Dio è chiamato alla salvezza eterna. La terza parabola: la zizzania seminata in mezzo al grano, della quale Gesù stesso fa il commento, evidenzia una Chiesa istituita in favore degli uomini, che Gesù vuole tutti salvi, ma rispetta la libertà dei singoli. In questa Chiesa opera Gesù, il Figlio dell’uomo, ma è presente purtroppo anche Satana, il padre della menzogna.

Dio semina ottimo grano, ma satana vi sparge zizzania. La Chiesa nel mondo non è un ‘orto chiuso’ o come l’arca di Noè (chi è dentro si salva, chi è fuori annega). Gesù rispetta la libertà dell’uomo, vuole la salvezza di tutti, ma satana, il tentatore, il padre della menzogna sparge zizzania. Cosa fare?

Estirpare l’erba cattiva per far crescere solo l’erba buona potrebbe danneggiare il buon seme: sarebbe un intervento ingenuo e deleterio e si farebbe solo l’interesse di satana: è necessario lasciar convivere insieme il seme buono e la zizzania sino al momento della mietitura; poi il seme buono servirà a riempire i granai del cielo; la zizzania verrà raccolta per essere bruciata.

Non basta, amico che ascolti, evitare il male, è necessario operare il bene; il diavolo non teme chi gli fa la guerra anche con tutte le forze; ha paura di chi ama, di chi perdona ed è misericordioso.

Allora, dirà  Gesù: fateli crescere insieme, verrà il momento della mietitura. Il mondo non è costituito da buoni e cattivi: ci sono sempre buoni che possono diventare cattivi; ci sono cattivi che possono convertirsi e diventare buoni.

L’uomo non è un oggetto ma è una persona che può sempre cambiare, convertirsi; non esistono sulla terra uomini cattivi destinati all’inferno ed uomini buoni destinati al paradiso.

Ricordate la parabola del figlio prodigo, che si riduce a guardiano i porci, ma il padre aspetta sempre con pazienza, con fiducia e quando questi rientra, si converte, il Padre lo abbraccia: ‘Questo figlio era perduto ed è stato ritrovato; era morto ed è risuscitato’.

La pazienza di Dio è grande, infinita; è misericordia e perdono: finisce all’inferno solo chi vuole dannarsi, ma il cuore di Dio è misericordia ed amore. L’uomo è stato creato libero e Dio ha voluto iniziare con l’uomo ‘una storia di amore’. Il progetto divino contempla anche la presenza del male nel mondo, la presenza della zizzania seminata dal padre della menzogna; il male non va giustificato, perché è sempre male, ma va considerato con gli occhi sereni e pazienti di Dio.

Così a Giuda che lo sta tradendo, Gesù lo chiama: ‘Amico, con un bacio ma tradisci?’; Giuda andò ad impiccarsi, Pietro piange il suo peccato e Gesù gli conferisce il primato nella Chiesa: ‘Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle’. Al buon ladrone pentito, che si raccomanda a Gesù: ‘Ricordati di me’, Gesù risponde: ‘Oggi sarai con me in paradiso’.

La pazienza di Dio si chiama ‘amore’ ed è amore infinito, è provvidenza, è perdono.  Preoccupiamoci di essere il buon terreno che accoglie il seme, operiamo il bene, testimoniamo con le parole e le opere l’amore di Dio. Al resto penserà il Signore, Padre e misericordia infinita.     

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