Mons. Bettazzi: nell’amore di Dio, nella pazienza di Cristo

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“Spirituale vicinanza ai familiari e a quanti piangono la scomparsa del presule così tanto amato e apprezzato da coloro che ha incontrato nel suo lungo e fecondo ministero”: ad esprimerla è stato papa Francesco nel telegramma di cordoglio, inviato tramite il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, al vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Aldo Cerrato, per la morte, avvenuta il 16 luglio a 99 anni, del vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi.

Ricordandolo come “grande appassionato del Vangelo che si è distinto per la vicinanza ai poveri, diventando segno profetico di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della Chiesa, nonché uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica italiana”.

Mentre  il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha espresso rammarico per non esser potuto essere presente alla celebrazione funebre: “Non mi è possibile solo a causa di un impegno per la pace. Sono sicuro che Mons. Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto ‘l’impossibile’…

Cercava il dialogo non perché ambiguo, facile, ma proprio perché convinto della propria identità, senza ossessioni difensive che vedono il nemico dove non c’è e non lo riconoscono dove, invece, si annida. Ascoltava per rispondere e non parlare sopra. Comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo.

Amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente, parlava della Chiesa e dei poveri perché la Chiesa è di tutti, ma specialmente dei poveri e perché ‘le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore’…

Sì, ha chiesto a tutti noi, tutti, opportune et inopportune, di ‘essere discepolo che dà gioia’, convinto che ‘il regno di Dio è l’umanità come Dio la vuole’. Grazie don Luigi, benedizione con la tua lunga vita, perché non hai smesso di sognare e non ti sei stancato di farci vivere la primavera del Concilio. Grazie e continua a pregare per noi e con noi. In pace e con il sorriso”.

All’inizio del funerale il vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Cerrato, il suo rapporto con mons. Bettazzi: “Convinto che non si tratta di un elemento marginale, io mi soffermo sulla sua bella umanità, da tutti riconosciuta come grande valore aggiunto.

Fin da subito si è instaurato tra noi un rapporto sincero, preziosa realtà, oggi in particolare; e, basato sulla sincerità del rapporto, un reciproco rispetto che mi ha fatto percepire in monsignor Bettazzi un padre…

Da una ricca umanità si è confortati, vivificati. Da una povera umanità, anche in presenza di altre doti cospicue di mente e di ingegno, si rimane mortificati. Al caro monsignor Luigi il mio grazie, anche a nome della sua ‘coscritta’ che da poco lo ha preceduto là dove tutti siamo incamminati: dove tutto è chiaro e dove conta l’essenziale che si è cercato lungo i passi del cammino terreno; là dove risplende quel Volto verso cui puntiamo lo sguardo, desiderosi di vederlo non solo attraverso i veli del mistero”.

Durante l’omelia della celebrazione funebre, il card. Arrigo Miglio, vescovo emerito di Cagliari e originario della diocesi di Ivrea dove è stato ordinato sacerdote da Bettazzi e gli è succeduto come vescovo, ha descritto il percorso di vita del presule, le amicizie più significative, gli incarichi nella Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci), gli incontri con diversi santi, fra cui Charles de Foucauld quando, nominato vescovo titolare di Tagaste e ausiliare di Bologna, volle recarsi in Algeria, e ancora la partecipazione al Concilio Vaticano II e l’impegno per la giustizia e la pace:

“Il mandato che tutti noi riceviamo da lui per continuare il cammino si presenta lungo e sempre nuovo… Nell’amore di Dio, nella pazienza di Cristo… Stasera ci dice che amare è servire, ma amare è anche osare e rischiare. Lui lo ha fatto per noi.

Invito a contemplare quanto il Signore ha operato attraverso questo suo servo ed a ricordare la parola di Gesù ai suoi discepoli nel momento in cui li lasciava, una parola che don Luigi oggi consegna a tutti noi: avete visto le opere che io ho fatto; con la vostra fede ne potrete compiere di più grandi”.

Il cardinale ha citato il motto episcopale di mons. Bettazzi (‘Nell’amore di Dio, nella pazienza di Cristo’): “Oggi lo capiamo meglio. Stasera ci dice che amare è servire, ma amare è anche osare e rischiare. Lui lo ha fatto per noi”, invitando a contemplare “quanto il Signore ha operato attraverso questo suo servo… la parola di Gesù ai suoi discepoli nel momento in cui li lasciava, una parola che don Luigi oggi consegna a tutti noi: avete visto le opere che io ho fatto; con la vostra fede ne potrete compiere di più grandi”.

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