Campagna 070: Ivana Borsotto spiega l’impegno della cooperazione internazionale

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Destinare, entro il 2030, lo 0,70% del reddito nazionale lordo italiano alla cooperazione internazionale e allo sviluppo sostenibile: è l’obiettivo della Campagna ‘070’ promossa da Focsiv, AOI, CINI e Link 2007, le più grandi reti e federazioni di Ong di cooperazione internazionale della società civile italiana, con il patrocinio di AsVis, Caritas Italiana, Forum Nazionale del Terzo Settore e la fondazione ‘Missio’:

“Intendiamo dare il nostro contributo per raggiungere l’obiettivo dello 070. Lo riteniamo un impegno internazionale da mantenere, sia perché la solidarietà deve essere la cifra del nostro modo di stare al mondo, sia perché la cooperazione internazionale è riconosciuta dal Legislatore come ‘parte integrante e qualificante della politica estera’. Oggi siamo fermi allo 0,28%, incidenza inferiore a quella degli altri Paesi europei. C’è tanta strada da fare. Si deve fare. Si può fare”.

Alla portavoce della ‘Campagna 070’, Ivana Borsotto, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo di questa denominazione: “E’ tempo che, senza indugi, l’Italia mantenga la parola data 50 anni fa, nel 1972 ,  in sede ONU, di dedicare lo 0,70 % del suo reddito nazionale lordo agli aiuti pubblici allo sviluppo e alla cooperazione internazionale. Impegno ribadito dalla Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel 2015 da 193 paesi membri dell’ONU.

Oggi siamo allo 0.32% , quota inferiore alla media europea ( 0,57%), a quella della Francia (0,50%) e alla Germania e ai Paesi scandinavi , che hanno  già raggiunto quel traguardo.  Questo è l’obiettivo della Campagna 070 promossa da AOI, CINI, Link 2007 e Focsiv, con il patrocinio di ASviS, Forum Terzo Settore, Missio e Caritas, che richiede che l’Italia garantisca il raggiungimento dell’obiettivo dello 0,70% entro il 2030. Con un calendario preciso e con tappe progressive ma vincolanti”.

Cosa vuol dire destinare lo 0,70 del Reddito nazionale lordo alla solidarietà internazionale?

“La Campagna 070 è anche uno strumento per sensibilizzare noi italiani (collaborando con le Istituzioni, con il mondo dell’Associazionismo, con il sistema produttivo, con la scuola e anche con le persone che non la pensano come noi o sono dubbiosi o perplessi) che il mondo, facendosi globale, si fa più interconnesso e più interdipendente e più piccolo, un solo mondo, una delicata e complicata casa comune.

Dove i mali, le sofferenze, di ciascuno sono i mali e le sofferenze di tutti e dove i problemi di tutti, le malattie, le povertà, il clima, l’ambiente, le migrazioni hanno soluzione se hanno soluzioni globali. E impegnano anche noi che non possiamo girarci dall’altra parte e rinchiuderci dentro muri e fili spinati sempre più brutali

Dove le disuguaglianze di reddito, di potere, di libertà, di diritti, di salute, di lavoro e di genere sono il detonatore di risentimento, di ostilità, di crisi, di conflitti e di guerre e spingono milioni di donne e uomini e famiglie a lasciare le loro terre in cerca di un futuro migliore. E che allora lo sviluppo economico e sociale dei Paesi a minor reddito, a partire dall’Africa, è una condizione imprescindibile per contrastare alla radice, come ci richiede papa Francesco, le cause di quei mali”.

In quale modo la cooperazione internazionale contribuisce alla pace?

“Cooperazione è dialogo interculturale e interreligioso. Non si riduce a un dono, a un trasferimento monetario, dall’alto in basso, che può indurre dipendenza, sterile assuefazione per chi dà e per chi riceve. E’ progetti comuni, in partenariato. Dialogando e lavorando con le comunità locali, con la società civile, con le associazioni, con le famiglie e le persone vulnerabili per esprimerne le potenzialità. E’ una semina, che prepara e mette a frutto un terreno, un orizzonte condiviso.

E’ tempo, attenzione, lavorare insieme a costruire un ponte che unisce donne e uomini che vivono dall’una e dall’altra riva del fiume o del mare, che da rivali si fanno vicini, prossimi. Questo è lavorare per la pace. Perché la pace è fiducia reciproca, un cammino comune. E’ lavoro quotidiano che traduce in pratica la grammatica dei principi e dei valori”.

In quale modo è possibile ‘aiutarli a casa loro’?

“Sviluppo è aiuti umanitari, è investimenti nell’istruzione e nella formazione professionale, accessibilità universale alle medicine e ai servizi sanitari, sicurezza alimentare, riqualificazione delle periferie urbane, disponibilità di acqua potabile e di elettricità e di servizi TLC e digitali, promozione della imprenditorialità locale in partenariato,  cura dell’ambiente e delle risorse naturali, programmi di transizione green, superamento delle monoculture agroindustriali.

Sviluppo è criteri ESG (ambientale, sociale, governance) nei nostri investimenti all’estero, superamento delle barriere tariffarie europee, gestione generosa e prudente del debito, abbandono della logica ‘estrattiva’ e neocoloniale, integrazione verso mercati comuni, regionali e continentali,  evitando i costi della competizione tra Stati e Regioni, trasferimento delle rimesse degli emigrati  a costi contenuti.

Sviluppo che richiede una ‘cooperazione di precisione’ perché l’Africa, come altre realtà mondiali, non è un continente omogeneo ma presenta diversità significative che richiedono letture non stereotipate e politiche multidimensionali.

Diversità culturali, di tradizioni e di linguaggi  e di risorse naturali, disparità reddituali e di costi immobiliari e di trasporto, Istituzioni diversamente stabili,  contraddizioni nel rispetto dei diritti umani e sociali.

Sviluppo che richiede dunque la valorizzazione delle specificità territoriali e politiche e progetti su misura e non a taglia unica, con una eccezione: in ogni caso è necessario il coinvolgimento delle giovani generazioni”.

Quanto è importante la cooperazione internazionale nei Paesi del Sud del mondo?

“La cooperazione è la cartina di tornasole con la quale l’Italia  dimostra la sua credibilità e affidabilità  nelle relazioni e nelle istituzioni internazionali, assumendo anche in questo modo un ruolo da protagonista nella costruzione di un mondo più giusto e in pace.

Perché la cooperazione internazionale, come sancito dalla Legge Nazionale 125/14 è ‘parte integrante e qualificante  della politica estera italiana’ che è diplomazia, rispetto delle nostre responsabilità ed accordi internazionali, commercio e investimenti all’estero e con la cooperazione allo sviluppo è anche estendere la nostra presenza dalle Sedi Istituzionali, dai Centri Direzionali e dalle piattaforme produttive alle periferie, ai villaggi, alle campagne più lontane.

Perché è un Paese debole e sfiduciato quelle che non riesce a mantenere le sue promesse. Perché noi, Italia, vogliamo e dobbiamo stare al mondo a testa alta, con dignità e con rispetto. E 070 è un passo decisivo. Il banco di prova nostro e dell’Italia. Si deve fare. Si può fare”.

(Tratto da Aci Stampa)

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