L’Estate, un tempo per la missione

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Domenica 18 giugno a Loreto si è conclusa la scuola missionaria della diocesi di Macerata con la preghiera per la pace di papa Francesco: “Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze ed anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre ‘fratello’, e lo stile della nostra vita diventi shalom, pace!”

Ed al termine della celebrazione eucaristica alcuni partecipanti alla scuola missionaria hanno raccontato i prossimi ‘viaggi’ estivi con i giovani in alcune missioni che associazioni della diocesi maceratese hanno in essere nel territorio maceratese; allora approfitto per ripercorrere il percorso compiuto in questi mesi dalla scuola, che ha ‘visto’ anche collegamenti video da Kiev con l’inviato di Avvenire, Nello Scavo, il quale ha raccontato la guerra non solo in Ucraina, ma anche in Africa; e da Torino con la quarantennale esperienza accogliente dell’Arsenale della Pace del Ser.Mi.G., dove la ‘bontà è sempre accogliente’.

La scuola missionaria era incominciata nello scorso febbraio con la testimonianza del pedagogista Amedeo Angelozzi, che ha scelto di essere ‘piccolo fratello’ di Charles de Foucauld in un quartiere periferico di Porto San Giorgio, nelle Marche, spiegando in cosa consista la missione per un cattolico: “La missione di un cattolico è quella di vivere nel proprio contesto ed improntare relazioni che creano umanità. Fondamentalmente è la capacità di essere presenti e di calarsi nelle realtà in cui viviamo con una passione per l’uomo e per la comunità, sia religiosa che civile”.

Cosa significa abitare in un quartiere con stile cristiano?

“Significa far propria la vita anche delle altre persone, amando quel contesto in cui si vive e guardando il vissuto delle persone che vi abitano, senza esprimere un giudizio tranchante, ma mettendosi in ascolto e lasciandosi contaminare da quelle storie”.

Quindi missione vuol dire anche gestire il conflitto?

“Sì, vuol dire anche gestire situazioni che non ti convincono, o scelte altrui che non collimano con le proprie o vanno in contrasto. Come ti posizioni in quel caso? Quale scelta fai?”

Allora cosa significa imparare a litigare bene?

“Significa imparare a dire le cose che uno sente, sempre nel rispetto dell’altro e senza rinunciare al proprio pensiero ed alla propria visione della vita. Imparare a litigare bene significa imparare a mettere insieme e fare dialogare anche posizioni ed idee diverse od opposte”.

Anche Charles de Foucauld spingeva ad essere presenti nei luoghi in questo modo?

“Sì, Charles de Foucauld ha abitato principalmente. Lui diceva che era lì per vivere con gli altri prima di tutto e non per fare cose o portare per forza un annuncio e convincere gli altri. Diceva che preparava il terreno, perché le persone possano incontrare Dio ed il Vangelo”.    

Mentre Chiara, una giovane della diocesi di Macerata che nello scorso ottobre è stata con la Caritas marchigiana in un campo profughi della Bosnia, a Lipa, ha raccontato l’esperienza in un campo profughi:

“Siamo partite in 13 ragazze con la voglia di conoscere la realtà. In questo campo profughi ci sono prevalentemente migranti provenienti da Afghanistan, Iraq, Iran ed Iraq, che cercano di arrivare in Europa per motivi di studio o di guerra… In un campo profughi si vive in un momento di attesa, ‘raccogliendo’ le energie per tentare poi l’attraversamento del confine continuando il loro viaggio”.

Ed infine hanno raccontato il loro ‘compito’: “Abbiamo assistito i migranti come semplici volontarie svolgendo alcune azioni di gioco e di intrattenimento per i bambini”.

Invece Attilio Ascani, coordinatore della ‘Comunità Volontari Marche’, ha raccontato le zone in cui operano i volontari: “Il CVM (Comunità Volontari per il Mondo) è una ONG attiva dal 1978 che promuove progetti di auto sviluppo e di cooperazione. Il CVM è impegnato in Etiopia e Tanzania in progetti di cooperazione internazionale.

Il CVM  lavora in Etiopia per garantire l’aumento della disponibilità di acqua a scopo potabile ed agricolo e per l’incremento dei servizi igienico-sanitari. Sia in Etiopia che in Tanzania CVM è attiva con diversi progetti in difesa dei bambini orfani e vulnerabili, delle lavoratrici domestiche e cameriere, delle minoranze, dei sieropositivi e malati di Aids”.

Cosa è il volontariato internazionale?

“Il volontariato è una scelta personale, un gesto di misericordia che germoglia in un cuore attento e generoso quando incontra l’altro e ne coglie il disagio, la sofferenza, la perdita della dignità di persona; esso è anche una persona capace di ‘pensare il mondo’. La sua capacità di agire sarà sempre locale, circoscritta, mediatizzata.

Però perché abbia senso, perché possa avere radici e profondità, e, quindi, eventualmente efficacia nella trasformazione, seppure in piccola parte, deve essere agganciata a quello che è il destino universale del genere umano.

Occorre che la scelta del singolo diventi volontariato organizzato, e di conseguenza proposta politica, modello sociale in grado di esprimere visioni di società e di relazioni alternative e diverse, dove le persone hanno lo spazio per relazioni equilibrate e costruttive con gli altri e con la natura”.

Quale è la dimensione cristiana del volontariato?

“Il documento base della FOCSIV del 1973 dice chiaramente che i volontari e le organizzazioni animati dalla fede cristiana ‘condividono pienamente le tensioni dinamiche presenti nell’umanità ed il Creato perché credono che con la morte e la resurrezione di Cristo esiste ormai una sola storia che è la storia della salvezza, la storia della liberazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Essi sono convinti pertanto che chiunque operi in questa linea, credente o non credente, sia in qualche modo, esplicitamente, un operaio nella costruzione del Regno’.

Ma essi, in forza della propria fede, ritengono che l’uguale diritto e dignità di ogni persona che abita il pianeta esiste perché tutti gli uomini sono figli di uno stesso Padre che li ha creati simili a lui e fra loro e perché tutti, allo stesso modo, sono stati resi fratelli di Gesù Cristo e da lui fatti liberi con la sua morte e risurrezione.

Quindi ogni persona e ogni popolo hanno lo stesso identico diritto di abitare la terra e di godere dei suoi frutti. Nessuno infatti può ritenersi ‘proprietario’ di tutto o parte del pianeta, essendo il Signore stesso il vero e unico proprietario della sua creazione”.

Nel penultimo incontro Chiara Carrobbi, giovane volontaria dell’Operazione Colomba, ha raccontato la storia di questo ‘corpo’ di pace: “Operazione Colomba è il ‘corpo’ di pace dell’associazione ‘Papa Giovanni XXIII’ e da più di 30 anni si occupa di portare in molti Paesi del mondo, dove ci sono i conflitti, sostegno e vicinanza attraverso un approccio nonviolento alle vittime dei conflitti; inoltre si occupa di tutelare i diritti umani, denunciando le violazioni”.

In quale modo essere ‘vicini’ sia alle vittime che agli aggressori?

“Attraverso il dialogo cerchiamo di umanizzare entrambe le parti. Con le vittime è ‘facile’ empatizzare; però a volte è necessario ricordare che ci sono persone anche dall’altra parte ed è fondamentale dialogare con loro, affinchè i conflitti cessino”.

(Tratto da Aci Stampa)

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