‘Shakespeare in Sneakers’: il teatro a scuola arriva al successo

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La stagione teatrale a Tolentino è stata conclusa dallo spettacolo ‘Alice’, l’ultima produzione firmata da ‘Shakespeare in sneakers’, liberamente tratto da ‘Alice nel paese delle meraviglie’ ed ‘Attraverso lo specchio’ di Lewis Carroll, che è frutto di due anni di intensissimo lavoro da parte dell’autrice e regista Veronica Pace e degli attori e delle attrici della stessa associazione teatrale. Pur mantenendo i personaggi e i tratti narrativi principali dell’opera di Carroll, lo spettacolo se ne discosta profondamente.

‘Alice’ viaggia su due piani, o meglio, tra due mondi: il mondo reale (sopramondo) e il mondo di fantasia (sottomondo). La storia si svolge in un manicomio, dove la protagonista è ricoverata in quanto affetta da disturbo dissociativo dell’identità, a causa del quale percepisce il mondo in maniera distorta.

La sua patologia è la conseguenza di un trauma subito nell’infanzia, trauma che ha rimosso nascondendosi in un mondo di sogno costruito ad hoc dalla sua mente. Per Alice l’ospedale psichiatrico è solo la cornice fisica di questo mondo fantastico.

Dietro a creature stravaganti e al ‘mondo delle meraviglie’ si nasconde quindi un segreto oscuro, e sogno, incubo e realtà si uniscono e si confondono inesorabilmente. Attraverso questo groviglio emotivo, Alice valica i confini del suo dolore e comincia un percorso di consapevolezza.

Pur essendo uno spettacolo psicologico e sociale, ‘Alice’ è anche e soprattutto un’elegia di rivalsa, una delicata poesia d’amore e di bisogno. La sofferenza catartica della protagonista, per anni soffocata nel mondo della fantasia, la travolge, mandando in cortocircuito quel meccanismo di difesa che l’allontanava da se stessa.

La storia di ‘Alice’ diventa emblema della crudeltà del mondo, ma ci mostra come anche nei luoghi più oscuri la luce riesca a squarciare le tenebre grazie all’amore, la forza più universale.

Al termine dello spettacolo ho incontrato la regista, prof.ssa Veronica Pace, chiedendo il motivo di uno spettacolo basato sui testi di Carroll: “Il mio spettacolo è liberamente tratto da ‘Alice nel paese delle meraviglie’ ed ‘Attraverso lo specchio’, ma se ne discosta profondamente, pur mantenendo i temi ed i personaggi principali. Ce ne discostiamo dai testi, perché è ambientato in un manicomio. 

Siccome nei testi di Carroll c’è sempre riferimenti alla pazzia ed alla follia, ho pensato che i testi erano belli ed ho provato a scrivere questa drammaturgia. Quindi se ne discosta, mantenendo i temi principali. La mia ‘Alice’ ha un disturbo dissociativo dell’identità (ddi) ed è ricoverata in questo ospedale psichiatrico a causa di un forte trauma; quindi ha relegato una parte di sé nel mondo della fantasia per non rivivere quell’esperienza traumatica.

Lo spettacolo viaggia intorno a quello che si può definire mondo ‘di sopra’, che è quello della realtà e della quotidianità (ospedale psichiatrico) e questo sottomondo, che è quello della fantasia e della meraviglia”.

Come è possibile, allora, integrare il mondo reale con quello della fantasia?

“Ci sono momenti in cui i mondi sono netti e separati e momenti in cui i mondi si intrecciano: inevitabilmente scatta qualcosa di assolutamente speciale a livello scenico. E’ costruito ad hoc”.

Lei ha scritto il testo durante la pandemia: cosa è la precarietà?

“Ho scritto il testo durante il primo confinamento di lockdown e sicuramente ho esorcizzato la claustrofobia ed il senso di precarietà per il futuro scrivendo quest’opera ed a tratti è quasi una narrativa estenuante, però si conclude con una grande elegia di rivalsa: Alice è una poesia di amore e di bisogno.

La precarietà, che abbiamo vissuto tutti e continuiamo a vivere, perché la pandemia ha lasciato strascichi, cambiando anche i rapporti tra persone. Non viviamo più nella paura, ma sicuramente si sono acuite le fobie come l’ansia sociale. Non siamo più abituati all’altro; siamo un po’ distanti”.

Cosa è ‘Shakespeare in Sneackers’?

“L’associazione ‘Shakespeare in Sneackers’ è formalmente costituita nel 2017, ma è il risultato di un percorso progettuale che ho avviato nel 2009 nel Liceo classico ‘G.B. Vico’ di Chieti e con una serie di laboratori teatrali estremamente felici mi ha portato a trasformare un progetto scolastico in una realtà teatrale professionale, dove il percorso attoriale è affiancato da un percorso di drammaturgia e nuove scritture.

Quindi ‘Shakespeare in Sneackers’ nasce come progetto scolastico, ma diventa una realtà teatrale professionale: dai banchi di scuola alle ‘tavole’ del palcoscenico. I ragazzi sono diventati attori professionisti e per me è una grande soddisfazione”.  

Come è nata la sua ‘passione per il teatro?

“Ho iniziato a recitare a Chieti, la mia città, all’età di 8 anni; ho frequentato anche la scuola del Marrucino. Ho studiato al Dams di Bologna, dove mi sono laureata con il massimo dei voti. Tra i miei professori c’è stato Giuliano Scabia, un maestro davvero incredibile. A Bologna ho fatto parte di più compagnie teatrali, poi mi sono trasferita a Roma, dove ho mosso i primi passi nel mondo del cinema, per poi tornare di nuovo al teatro. Mi sono perfezionata all’estero”.

Ed il teatro a scuola?

“Un giorno mi ha contattata la prof.ssa Tonita Di Nisio chiedendomi di far fare qualcosa di pratico ai ragazzi, per far studiare loro il Novecento non soltanto attraverso la scrittura, ma anche attraverso il teatro. E’ nato, così, un progetto di didattica integrata, un laboratorio teatrale della durata di un mese che è terminato con la messa in scena de ‘Lo Specchio di Pirandello’, poi replicato varie volte.

Questa attività ha avuto un esito estremamente felice, tanto da evolversi prima in una scuola di recitazione permanente all’interno dell’istituto, poi nell’associazione. Tutt’oggi operiamo nel Convitto Nazionale ‘G.B. Vico’, per mantenere un legame di continuità e condivisione con la scuola da cui tutto è partito”.

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