La tomba

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Nel 2000, in un’intervista al Corriere della sera, avevo dichiarato che il Mediterraneo era un cimitero di immigrati morti in mare. La tragedia recente degli oltre 600 morti affogati di fronte alla Grecia vanno ad aggiungersi a quelli degli anni precedenti.

Ciò che impressiona è il silenzio di fronte alla tragedia. E’ iniziato il balletto delle responsabilità: scena e circostanze già vissute nel passato. I potenti tutelano se stessi, in una cerchia che tende a far dimenticare il dolore, senza paura di rappresaglie. Perché nessuno saprà tutelare chi non c’è più.

Qualcuno ha tentato, con impudenza, di giustificare in qualche modo la loro tragedia, dichiarando che era meglio fossero rimasti in patria. I richiami alla mancanza di manodopera, alla denatalità, all’invecchiamento della popolazione non alterano di un millimetro la chiusura di vecchie popolazioni che, badando a se stesse, sperano di contenere il flusso degli immigrati.

Eppure, la storia ci ha insegnato che siamo stati invasi, più volte, nei secoli. Da piccoli immaginavano le invasioni delle tribù germaniche: Vandali, Goti, Unni a partire dalla seconda metà del IV secolo. Per ironia della sorte, recentemente, qualcuno ha vestito i copricapo, con piume, corna, elmetti e scudi, dichiarando di essere ‘italiani’.

Più stupidi di così, difficile immaginare. Si è dimenticato che l’Impero romano stava dissolvendosi: quelle incursioni furono possibili per la debolezza dei vecchi equilibri.

La storia non si ripete: molti sintomi odierni dicono che siamo in declino. Il primo sintomo è l’incapacità a mantenere l’equilibrio demografico. Inutilmente i dati dell’Istat fanno osservare i dati oggettivi. I morti sono più numerosi dei nati. Se si rovescia la curva demografica è la fine. I pochi rimasti al lavoro non riescono a reggere chi è invecchiato.

Già da ora chi deve curarsi deve spendere di tasca propria: fino a che si tratta di qualche analisi o medicine, si resiste. Se saltano i ricoveri per patologie importanti, la situazione sarà seria.

Vorrà dire che, superata una certa età, gli stessi medici dichiareranno che, in simili circostanze, alcuni medicamenti sono ad ‘alto rischio’: se il medico non si assume la responsabilità, torni a casa, cercando di sopravvivere con il poco.

Si insiste sulla fase difensiva: per l’Italia, con 8.000 chilometri di confini, non è possibile. L’Europa è sorda: ogni popolo vuole rimanere se stesso, leccandosi le ferite dell’impotenza.

Forse un’accoglienza ordinata, programmata, accompagnata darebbe migliori frutti: non ne siamo capaci. Per paura, per egoismo, per indifferenza? Chissà. Nel frattempo, seguiamo la moda, le vacanze, il turismo, il nulla: fanno ascolto. Programmano per un popolo ‘bove’.

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