XII Domenica del Tempo Ordinario: Non temere, piccolo gregge…

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Il Signore è la forza del suo popolo, allora “non temere, piccolo gregge, perché siete il gregge del Signore, e Dio è il buon pastore”. Mentre il profeta Geremia tremava perché costretto ad annunciare violenza ed oppressione, Gesù interviene per ben tre volte dicendo ‘non temete, non abbiate paura’.

L’uomo limitato e circoscritto sperimenta spesso la paura e vive in stato di agitazione: il bambino ha paura del buio o di essere abbandonato; l’adolescente ha paura per il suo futuro, che lo rende talvolta timido o aggressivo; la paura produce spesso nell’adulto un’angoscia esistenziale e per metterla a tacere si rifugia nella droga, nell’ubriachezza o nel sesso.

La paura, che incombe talvolta in modo improvviso ed impellente, provoca conflitto e toglie la libertà e la spontaneità. I nostri progenitori (Adamo ed Eva), dopo aver mangiato il frutto proibito e rotta l’amicizia con Dio, sperimentano ansia e paura e si nascondono alla voce di Dio che li chiama; Caino, dopo aver ucciso il fratello Abele, fugge mentre Dio lo chiama e lo incalza con la sua voce. Davanti ad una esperienza così drammatica Gesù fa risuonare la sua parola: “Non temere, piccolo gregge!

Due passeri costano un soldo e tutti sono protetti da Dio, creatore e padre; voi valete molto più di due passeri; non abbiate allora paura: se il Signore provvede persino ad un passero tanto più provvede a noi che siamo suoi figli, riscattati dal sangue di Cristo Gesù: ‘Anche i capelli del vostro capo sono contati davanti a Dio’. Così Dio dice ad Abramo: ‘Non temere; esci dalla tua terra e vai verso un luogo sconosciuto che io ti mostrerò; farò di te il capo del mio popolo’.

Abramo risponde con il suo ‘eccomi’ e da Abramo viene fuori il popolo ebreo e sino ad oggi le tre religioni monoteiste (ebrei, cristiani e musulmani) per la sua fede riconoscono Abramo il loro capo indiscusso. Agli Apostoli inviandoli nel mondo Gesù dice: ‘Non temete neppure quando vi portano davanti ai tribunali; io sarò con voi! Siete stanchi, affaticati, oppressi, venite a me ed io vi ristorerò’. Gesù invia gli Apostoli non a fare proseliti ma per un debito di amore: ‘Vai ed annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che Dio ti ha usato’.

Cosa bisogna annunciare allora? Il segreto della nostra vita, la ragione della nostra pace interiore, il motivo della nostra speranza, la forza che sostiene il nostro cammino. Non temete neppure quando vi portano davanti ai tribunale; Io sarò con voi; non temete quelli che uccidono il corpo ma non possono fare male all’anima. Il male da temere non è perdere la vita fisica ma smarrire la ragione del nostro vivere.

Sembra strano, eppure la paura regna. Non dimenticare: temere Dio è saggezza; temere l’uomo o il malocchio è solo ignoranza. Chi vive lontano da Dio si sente solo, tremendamente solo: l’uomo solo ha semplicemente paura. Sei solo se non hai fede in Dio, che è nostro Padre; allora e solo allora devi temere. Gesù ripete: se Dio provvede anche ad un solo passero che costa un soldo, quanto più provvede a noi che siamo figli: ‘Anche i capelli del vostro capo sono contati davanti a Dio’. 

La dede, che è la forza dello spirito, ci salva sempre; dove c’è Fede non c’è mai paura: ti possono strappare il pane dalla bocca ma non la verit6à dall’anima; possono uccidere il corpo ma non possono toccare l’anima: chi ha fede è come avere il proprio nido nelle mani del Signore, che è Padre di tutti.

Non siamo chiamati certo ad essere ‘eroi’; siamo ‘credenti’, cioè chiamati ad opporre alla paura la nostra Fede in Dio. La nostra speranza è basata sulla fede e sull’insegnamento di Gesù che dice alla sua Chiesa: ‘Non temete, io sarò con voi sino alla fine del mondo’.

Il diavolo ha solo interesse di suscitare paura in noi; Gesù ha sconfitto Satana e la stessa morte: Egli è il Risorto. La nostra forza è Cristo; ecco perché veniamo a Messa e ci nutriamo dell’Eucaristia mentre Gesù ci ricorda: siete stanchi, affaticati, oppressi?

Non temete, venite a me ed io vi ristorerò. Oggi purtroppo per tanti che si dicono cristiani, il cristianesimo è solo qualcosa di formale e burocratico: si nasce e ci si battezza perché tutti fanno così; una sommaria preparazione per la prima comunione e cresima (forse per fare una festa), poi si aspetta il matrimonio con grande pompa e senza badare a spese e, in fine, il funerale cristiano.

La vita cristiana per tanti oggi è scandita solo da questi momenti salienti: un cristianesimo accomodante e superficiale … poi, si è tremendamente soli, alle prese con mille imprevisti. Il cristianesimo è gioia e testimonianza di vita, il nostro rapporto con Dio non può e non deve essere occasionale ma sostanziale e duraturo.

Il cristianesimo è amore; si ama sempre o non è amore; purtroppo tante volte prevale l’egoismo, l’orgoglio, la superbia, l’invidia: tutto questo genera solo paura ed angoscia. Gesù ci ricorda: ama e se tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia l’offerta, vai a riconciliarti con il fratello e poi torna ad offrire. Questo è amore: perdono e misericordia.

La radice di ogni paura è sempre la morte, frutto del peccato. La risurrezione di Cristo è per noi la caparra più solida perché come Cristo è risorto anche noi risorgeremo. Unico vero sforzo deve essere: Vivere uniti; nutrirci del suo corpo e del suo sangue e certamente si vince la paura ed avremo la vita eterna.       

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