Giornata del Rifugiato: superare l’emergenza

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“Circa 100.000.000 uomini, donne e bambini, in tutti i continenti, sono costrette a lasciare le proprie case per trovare protezione contro la persecuzione, gli abusi, le violenze. Il senso di umanità e il rispetto per i più alti valori iscritti nella Costituzione repubblicana impongono di non ignorare il loro dramma. Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato è opportuno ribadire che le iniziative di assistenza a queste persone, e in particolare ai rifugiati che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità, devono essere accompagnate dalla ricerca di un’indispensabile e urgentissima soluzione strutturale di lungo periodo”.

Così inizia il messaggio del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione della giornata mondiale del rifugiato, che si celebra oggi, in cui si sottolinea la necessità di superare tale emergenza cronica: “Per superare definitivamente la gestione emergenziale di tali fenomeni con un’azione di respiro europeo ed internazionale è indifferibile intervenire sulle cause profonde che spingono un così gran numero di esseri umani bisognosi ad abbandonare i loro Paesi. Essi meritano opportunità alternative ai rischiosi viaggi che, spinti dalle circostanze, intraprendono in condizioni anche proibitive”.

E sottolinea l’impegno dell’Italia: “Da sempre l’Italia è in prima linea nell’adempiere all’alto dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza, secondo quanto previsto dalla Costituzione per coloro ai quali venga impedito nel proprio paese l’effettivo esercizio dei diritti e delle libertà democratiche”.

Mentre per il direttore di ‘Aggiornamenti Sociali’, p. Giuseppe Riggio, con un riferimento avvenuto negli scorsi mesi in Calabria, sottolinea la necessità di cambiare impostazione: “Nei giorni successivi al naufragio, ben poco è stato messo in discussione da parte dei rappresentanti del nostro Governo, impegnati piuttosto a cercare capri espiatori, a cui addossare la colpa della morte di decine di persone, tra cui numerosi bambini.

Tra i responsabili sono state additate persino le vittime del naufragio, colpevoli di aver lasciato il proprio Paese, come ha sottolineato il ministro dell’Interno Piantedosi in una dichiarazione rilasciata a breve distanza dal naufragio e rimbalzata su tutti i media: ‘La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli’, aggiungendo che lui non lascerebbe mai l’Italia perché ‘educato alla responsabilità verso quello che si può dare al proprio Paese’.

Le parole di uno dei naufraghi sopravvissuti, proveniente dall’Afghanistan come la maggior parte delle persone imbarcate su questa carretta del mare, offrono una lettura molto diversa… A bordo c’erano anche siriani, iraniani, palestinesi, pachistani: cittadini di Paesi distrutti dalle guerre, sottoposti al potere di regimi dispotici, in cui i diritti sono costantemente violati, Paesi dove la vita è a rischio per le condizioni di estrema povertà o per le sempre più frequenti catastrofi ambientali”.

E ribadisce di evitare le semplificazioni: “La scelta di una ‘politica muscolare’ può rivelarsi fruttuosa sotto il profilo propagandistico, ma la ricerca di soluzioni a questioni complesse come le migrazioni, la povertà o il disagio giovanile non può fondarsi principalmente sul diritto penale. L’ipertrofia delle previsioni di reato finisce per ridurne la funzione preventiva e la possibilità di accertarli e punirli da parte del sistema giudiziario: erode cioè la certezza del diritto, e quindi la credibilità delle istituzioni.

Soprattutto non si può dare una risposta efficace e duratura alle migrazioni mettendo in campo solo misure sanzionatorie, senza inserirle all’interno di una più ampia politica migratoria, coordinata a livello italiano ed europeo, in cui l’attenzione si focalizzi sulla creazione di reali vie d’accesso legali, nel rispetto delle normative internazionali e nella predisposizione di programmi sul piano economico, sociale e culturale che favoriscano reali processi di integrazione. Certamente questo costa fatica, un radicale cambio di prospettiva e un investimento di risorse”.

Mentre la Fondazione ISMU ha sottolineato che nel 2022, secondo i dati Eurostat, i Paesi dell’UE hanno concesso permessi di protezione a 384.245 richiedenti asilo, con un aumento del 40% rispetto al 2021.

Tra i richiedenti asilo a cui è stato concesso un permesso di protezione nell’UE nel 2022, il 44% ha ricevuto lo status di rifugiato, il 31% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 25% la protezione umanitaria (che include anche la protezione speciale).

Rispetto al 2021, il numero di status di rifugiato concessi è aumentato del 22%, la protezione sussidiaria è cresciuta del 48% e la protezione umanitaria ha registrato l’incremento più alto con il 72%.

E per quanto riguarda l’Italia ISMU ha sottolineato che essa registra meno rifugiati in Europa: “Sul totale delle decisioni positive, lo status di rifugiato (il più alto riconoscimento di protezione) nel nostro Paese invece ha sempre registrato incidenze minori, 20% in media nei 10 anni considerati (21% nel 2022), mentre in UE lo status di rifugiato è mediamente riconosciuto al 50% dei richiedenti a cui viene concessa una protezione (il 44% nel 2022).

Ciò è dovuto in gran parte alla nazionalità dei richiedenti asilo che registrano tassi di riconoscimento molto differenti: bangladesi, pakistani, egiziani, tunisini e nigeriani, sebbene numericamente molto importanti nel nostro Paese tra i richiedenti asilo, ottengono esiti positivi alla domanda di protezione (qualsiasi tipo di protezione) inferiori rispetto a nazionalità numericamente più numerose in altri Paesi UE, come i siriani, gli afghani, colombiani e venezuelani”.

Complessivamente nello scorso anno nell’Unione europea sono state prese 632.360 decisioni in prima istanza sulle domande di asilo e altre 218.260 decisioni finali a seguito di un ricorso o di una revisione. Le decisioni prese in prima istanza hanno portato a 310.400 riconoscimenti di uno status di protezione, mentre altre 73.845 persone hanno ricevuto un permesso di protezione dopo un ricorso o una revisione.

I dinieghi sono stati rispettivamente 322.110 e 144.480. In totale sono state quindi esaminate in UE oltre 850.000 richieste di protezione, in maggioranza respinte dalle commissioni (54,8%) e accolte con esito positivo nel restante 45,2%.

In Italia sono state esaminate in prima istanza 53.000 richieste, e quasi 20mila decisioni a seguito di ricorso o revisione per un totale di 72.395 domande esaminate. Le domande respinte sono state complessivamente 32.745, il 45.2% del totale esaminate nell’anno. 

Nel 2022 si è rilevata dunque una maggiore incidenza di dinieghi nella UE rispetto a quanto avvenuto in Italia.  In Italia le domande non accolte sono state maggioritarie tra il 2015 e il 2020, quando rappresentarono mediamente oltre il 60% degli esiti.

Infine in questa giornata il Centro Astalli ha presentato ‘Shahida – Tracce di libertà’, un triplo CD realizzato in collaborazione con Appaloosa Records, i cui proventi sosterranno i progetti in favore delle donne richiedenti asilo e rifugiate accolte al Centro Astalli, non di rado vittime di violenza, abusi e tortura, che cercano di costruirsi una nuova vita in Italia.

Shahida è l’incontro tra artisti di diverse provenienze e generi per dar vita a un viaggio musicale in cui i confini vengono superati dalla bellezza delle parole, delle note. Shahida è un nome di donna, che in arabo vuol dire testimone. E’ anche il nome della giocatrice della nazionale di hockey del Pakistan morta nel naufragio al largo di Steccato di Cutro dove hanno perso la vita 94 persone di cui 35 bambini:

“Shahida è il simbolo di tutte le donne che in questo momento si battono per la libertà, rischiando la vita in una piazza che protesta, pronunciando pubblicamente parole censurate, chiedendo uguaglianza e dignità, e di tutte le donne migranti, rifugiate, che camminano lasciando tracce di libertà nel mondo”.

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