Papa Francesco: il cammino ecumenico ha bisogno di unità
Nella giornata di giovedì scorso papa Francesco ha incontrato una delegazione di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese Ortodosse Orientali con un pensiero alle vittime del terremoto in Siria e Turchia: “Qualcuno di voi viene dalla tribolata Siria; vorrei esprimere una vicinanza particolare a quel caro popolo, provato, oltre che dalla guerra, dal terremoto che, come in Turchia, ha provocato tante vittime e devastazioni terribili. Di fronte alla sofferenza di tanti innocenti, bambini, donne, mamme, famiglie, auspico che si faccia tutto il possibile per la gente, che non vi siano ragioni o sanzioni che ostacolino gli urgenti e necessari aiuti alla popolazione”.
Nel discorso consegnato il papa ha sottolineato i tre elementi del cammino ecumenico verso la piena comunione, richiamando il cammino dei discepoli compiuto con Gesù ad Emmaus: “Il primo è che, se i cristiani camminano insieme, come facevano i due discepoli di Emmaus, saranno accompagnati da Cristo, che affiancherà, motiverà e porterà a compimento il loro percorso. Infatti Gesù raggiunge quei due discepoli, sconvolti e disorientati, lungo la strada; si accosta ad essi in incognito, facendosi viandante con loro. Allora il tragitto diventa un pellegrinaggio”.
Infatti il riconoscimento di Gesù avviene lungo il tragitto: “Certo, la tristezza e il ripiegamento su sé stessi hanno impedito ai loro occhi di riconoscerlo; similmente lo scoraggiamento e l’autoreferenzialità impediscono ai cristiani di Confessioni diverse di vedere ciò che li unisce, di riconoscere Colui che li unisce. Allora, in quanto credenti dobbiamo credere che, quanto più camminiamo insieme, tanto più saremo misteriosamente accompagnati da Cristo, perché l’unità è un pellegrinaggio comune”.
Il secondo elemento riguarda il dialogo: “Questo è il secondo elemento, il dialogo: dialogo della carità, dialogo della verità, dialogo della vita, per riprendere le tre tipologie indicate dal Vademecum ecumenico del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il dialogo dei pellegrini di Emmaus porta al dialogo con Gesù, che ne diventa l’esegeta; sulla base delle loro conversazioni, Cristo parla ai loro cuori, li ridesta, li fa ardere spiegando in tutte le Scritture ciò che si riferisce a Lui. Questo ci mostra che il dialogo tra i cristiani si fonda sulla Parola di Dio, che il Signore Gesù ci fa comprendere con la luce del suo Spirito”.
Il terzo elemento è lo stare insieme: “Hanno desiderato stare insieme con Cristo. Non sono andati ciascuno a casa propria, ma hanno voluto prolungare la compagnia con Gesù e tra di loro, lo hanno pregato, hanno insistito. Ecco il terzo elemento: bisogna desiderare l’unità con la preghiera, con tutto il cuore e le forze, con insistenza, senza stancarsi. Perché, se il desiderio dell’unità è spento, non basta camminare e dialogare: tutto diventa qualcosa di dovuto e formale.
Se invece il desiderio spinge ad aprire le porte a Cristo insieme al fratello, tutto cambia. La Scrittura ricorda che Gesù non spezza il Pane con i discepoli rinunciatari e disuniti; sta a loro invitarlo, accoglierlo, desiderarlo insieme. Questo è forse ciò che oggi più manca ai cristiani delle varie Confessioni: un desiderio ardente di unità, che venga prima degli interessi di parte”.
Questi tre elementi conducono al desiderio dell’unità eucaristica: “Se viviamo queste tre dimensioni nel cammino ecumenico, allora, come quei discepoli, giungeremo a riconoscere insieme Cristo allo spezzare del Pane e beneficeremo della comunione con Lui alla stessa mensa eucaristica. E, come i due di Emmaus tornarono di corsa a Gerusalemme per raccontare con gioia e stupore quanto avevano sperimentato, così anche noi potremo testimoniare in modo credibile il Crocifisso Risorto”.
Mentre ai membri della Società ‘Max Planck per la Promozione delle Scienze’ il papa ha sottolineato che occorre conservare ‘gli standard più alti dell’integrità scientifica, perché essa resti libera da influenze inappropriate di natura sia politica sia economica’:
“L’annuncio della nascita prossima del cosiddetto ‘pensiero ibrido’, risultante dalla ibridazione del pensiero biologico e di quello non biologico, che consentirebbe all’uomo di non essere soppiantato dall’Intelligenza Artificiale, solleva interrogativi di grande rilevanza sia sul piano etico sia su quello sociale. Bisogna considerare, infatti, che la fusione tra la capacità cognitiva dell’uomo e la potenza computazionale della macchina modificherebbe in modo sostanziale la specie homo sapiens”.
E’ una preoccupazione per non andare alla deriva del pensiero umano: “Non possiamo allora non porci il problema del senso ultimo, cioè della direzione, di quanto va accadendo sotto i nostri occhi. Se per coloro che si riconoscono nel progetto transumanista tutto ciò non desta preoccupazione, non altrettanto può dirsi per coloro che invece si spendono per far avanzare il progetto neo-umanista, secondo cui non può essere accettato il divario tra l’agire e l’intelligenza.
Se si separa la capacità di risolvere problemi dalla necessità di essere intelligenti nel farlo, ciò che si annulla è l’intenzionalità e dunque l’eticità dell’agire. Sono certo che la Società Max Planck vorrà dare un contributo fondamentale a tale riguardo”.
(Foto: Santa Sede)