Papa Francesco ha ricordato Benedetto XVI

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“Prima di iniziare questa catechesi vorrei che ci unissimo a quanti, qui accanto, stanno rendendo omaggio a Benedetto XVI e rivolgere il mio pensiero a lui, che è stato un grande maestro di catechesi. Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù. Gesù, il Crocifisso risorto, il Vivente e il Signore, è stata la meta a cui papa Benedetto ci ha condotto, prendendoci per mano. Ci aiuti a riscoprire in Cristo la gioia di credere e la speranza di vivere”: in questo modo papa Francesco ha ricordato ad inizio di udienza generale il papa emerito Benedetto XVI.

Mentre domani le monache del Monastero ssanta Rita da Cascia gli dedicheranno la Santa Messa delle ore 7.30, in basilica, recitando anche una preghiera da lui particolarmente amata, come affermato da suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora della comunità agostiniana:

“Con Benedetto XVI perdiamo un profondo uomo di fede e pensiero, che è stato un predicatore della carità, intesa come amore, a cui è dedicata la sua prima enciclica ‘Deus Caritas est’. Un tema che lo avvicina alla figura di Sant’Agostino e della nostra Rita, monaca e santa agostiniana”.

In particolare ha ricordato il suo amore per sant’Agostino, tracciato nell’enciclica: “Con queste parole, nella sua enciclica, in cui si è lasciato ispirare dalla figura di sant’Agostino, che è stato una guida per la sua vita, il Papa emerito spiega l’incontro del cristiano con Dio inteso come carità, ossia come amore, da cui deriva l’amore per il prossimo. Benedetto XVI richiama in questo modo il concetto di amore-carità che è al centro dell’esistenza di Sant’Agostino e Santa Rita, le due figure su cui è incentrata la spiritualità del nostro monastero”.

E domani reciteranno questa preghiera: “Mio Signore e mio Dio, togli da me tutto ciò che mi allontana da Te. Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi conduce a Te. Mio Signore e mio Dio, toglimi a me e dammi tutto a Te”.

Mentre in questa prima udienza generale dell’anno papa Francesco ha concluso la catechesi sul discernimento, esplicitando gli aiuti di sostegno: “Uno di questi è l’accompagnamento spirituale, importante anzitutto per la conoscenza di sé, che abbiamo visto essere una condizione indispensabile per il discernimento. Guardarsi allo specchio, da soli, non sempre aiuta, perché uno può alterare l’immagine. Invece, guardarsi allo specchio con l’aiuto di un altro, questo aiuta tanto perché l’altro ti dice la verità, quando è veritiero, e così ti aiuta”.

Ed ha paragonato la grazia di Dio al ‘buon seme’ della parabola evangelica del buon seminatore: “E’ importante anzitutto farsi conoscere, senza timore di condividere gli aspetti più fragili, dove ci scopriamo più sensibili, deboli o timorosi di essere giudicati. Farsi conoscere, manifestare se stesso a una persona che ci accompagni nel cammino della vita. Non che decida per noi, no: ma che ci accompagni”.

E’ un invito ad essere ‘bisognosi’ di Dio: “Guai a quelle persone che non si sentono fragili: sono dure, dittatoriali. Invece, le persone che con umiltà riconoscono le proprie fragilità sono più comprensive con gli altri. La fragilità, io posso dire, ci rende umani. Non a caso, la prima delle tre tentazioni di Gesù nel deserto, quella legata alla fame, cerca di rubarci la fragilità, presentandocela come un male di cui sbarazzarsi, un impedimento a essere come Dio.

Ed invece è il nostro tesoro più prezioso: infatti Dio, per renderci simili a Lui, ha voluto condividere fino in fondo la nostra propria fragilità. Guardiamo il crocifisso: Dio che è sceso proprio alla fragilità. Guardiamo il presepio che arriva in una fragilità umana grande. Lui ha condiviso la nostra fragilità”.

Questo accompagnamento spirituale aiuta la persona nella relazione con Dio: “Il Vangelo presenta diversi esempi di colloqui chiarificatori e liberanti fatti da Gesù. Pensiamo, ad esempio, a quelli con la Samaritana, che noi lo leggiamo, lo leggiamo, e sempre c’è questa saggezza e tenerezza di Gesù; pensiamo a quello con Zaccheo, pensiamo con la donna peccatrice, pensiamo con Nicodemo e con i discepoli di Emmaus: il modo di avvicinarsi del Signore.

Le persone che hanno un incontro vero con Gesù non hanno timore di aprirgli il cuore, di presentare la propria vulnerabilità, la propria inadeguatezza, la propria fragilità. In questo modo, la loro condivisione di sé diventa esperienza di salvezza, di perdono gratuitamente accolto”.

L’accompagnamento spirituale è ‘fruttuoso’ sono si fa esperienza della figliolanza: “Questo accompagnamento può essere fruttuoso se, da una parte e dall’altra, si è fatta esperienza della figliolanza e della fratellanza spirituale. Scopriamo di essere figli di Dio nel momento in cui ci scopriamo fratelli, figli dello stesso Padre.

Per questo è indispensabile essere inseriti in una comunità in cammino. Non siamo soli, siamo gente di un popolo, di una nazione, di una città che cammina, di una Chiesa, di una parrocchia, di questo gruppo … una comunità in cammino”.

E’ un invito all’unità: “Come nel racconto evangelico del paralitico, spesso siamo sostenuti e guariti grazie alla fede di qualcun altro che ci aiuta ad andare avanti, perché tutti noi alle volte abbiamo delle paralisi interiori e ci vuole qualcuno che ci aiuti a superare quel conflitto con l’aiuto.

Non si va al Signore da soli, ricordiamolo bene; altre volte siamo noi ad assumerci tale impegno a favore di un altro fratello o di una sorella, e siamo accompagnatori per aiutare quell’altro.

Senza esperienza di figliolanza e di fratellanza l’accompagnamento può dare adito ad attese irreali, a equivoci, a forme di dipendenza che lasciano la persona allo stato infantile. Accompagnamento, ma come figli di Dio e fratelli con noi”.

E’ un invito a volgere lo sguardo alla Vergine Maria: “I tre atteggiamenti della Madonna: parlare poco, ascoltare tanto e custodire nel cuore. E le poche volte in cui parla lascia il segno.

Per esempio, nel Vangelo di Giovanni c’è una brevissima frase pronunciata da Maria che è una consegna per i cristiani di tutti i tempi: ‘Fate quello che vi dirà’… Fate quello che Gesù vi dice: così è la Madonna.

Maria sa che il Signore parla al cuore di ciascuno, e chiede di tradurre questa parola in azioni e scelte. Lei ha saputo farlo più di ogni altro, e infatti è presente nei momenti fondamentali della vita di Gesù, specialmente nell’ora suprema della morte di croce”.

In finale di catechesi il papa ha affermato che il discernimento è un’arte per la propria vita: “Cari fratelli e sorelle, finiamo questa serie di catechesi sul discernimento: il discernimento è un’arte, un’arte che si può apprendere e che ha le sue regole proprie.

Se bene appreso, esso consente di vivere l’esperienza spirituale in maniera sempre più bella e ordinata. Soprattutto il discernimento è un dono di Dio, che va sempre chiesto, senza mai presumere di essere esperti e autosufficienti.

Signore, dammi la grazia di discernere nei momenti della vita, cosa devo fare, cosa devo capire. Dammi la grazia di discernere, e dammi la persona che mi aiuti a discernere”.

(Foto: Santa Sede)

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