L’Istat fotografa un’Italia sempre più anziana
L’Italia è un Paese sempre più vecchio: lo ha certificato l’Istat nella terza edizione del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, sottolineando che nel 2021 ha 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui), mentre l’età media si è innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni); e la Campania continua a essere la regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4, anni).
Il calo di popolazione interessa in particolare il Centro (-0,5%) e il Nord (-0,4% in entrambe le ripartizioni) mentre è più contenuto nell’Italia Meridionale (-0,2%) e minimo nelle Isole (dove la diminuzione della popolazione residente è di appena 3.000 unità).
Il calo della popolazione residente è in gran parte riconducibile alla diminuzione della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un’incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti.
Su 7.904 comuni, solo 2.850 hanno registrato un incremento di popolazione sull’anno precedente, dove risiedono circa 17.600.000 persone, il 29,9% della popolazione nel 2021. Rispetto al 2020 diminuisce la percentuale di comuni che perdono popolazione (il 61,8% del totale contro il 73,6% del 2020).
Le percentuali più basse di comuni con popolazione in calo si registrano nella classe 5.000-20.000 abitanti (57,3%) e in quella fino a 5.000 abitanti (62,7%), che insieme rappresentano ben il 70% dei comuni italiani.
Al contrario, tra i 44 comuni con oltre 100.000 abitanti solo 5 guadagnano popolazione (erano 11 tra il 2019 e il 2020) mentre per i restanti 39 il saldo è negativo rispetto al Censimento 2020, per un totale di -115.813 residenti.
Come nel 2020, anche nel 2021 Roma è il comune più grande con 2.749.031 residenti, e Morterone (in provincia di Lecco) quello più piccolo (con appena 31 abitanti).
Anche nel 2021 si conferma la leggera prevalenza delle donne che, superando gli uomini di 1.392.221 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. Il rapporto di mascolinità è quindi pari a 95,4 uomini ogni 100 donne. Come nel 2020, il rapporto di mascolinità più alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello più basso in Liguria (92,6), che è anche la regione con il più alto indice di vecchiaia (267,2).
Rispetto all’anno precedente, per entrambi i generi diminuisce leggermente il peso percentuale delle classi più giovani, in particolare 0-4 e 5-9 anni, ma anche di quelle 40-44 e 45-49 anni. Sempre di poco aumenta invece l’incidenza delle classi di età 50-54, 55-59, 60-64, 65-69 e 75-79 anni. Di conseguenza anche l’età media si innalza lievemente, passando da 45,9 a 46,2 anni, pur con una certa variabilità nella geografia dell’invecchiamento.
La Campania, con un’età media di 43,6 anni, continua a essere la regione più giovane e la Liguria, con un’età media di 49,4, anni, si conferma quella più anziana. Il comune più giovane è, come nel 2020, Orta di Atella, in provincia di Caserta (età media 36,6 anni da 35,7 nel 2020), mentre il più vecchio è San Giovanni Lipioni, in provincia di Chieti (età media 66,1 anni).
Il decremento di popolazione tra l’inizio e la fine dell’anno 2021 interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni: il Nord-ovest è ancora in perdita (-0,4%), sebbene di entità inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (-0,6% nel 2020), mentre nel Nord-est il deficit di popolazione si aggrava (-0,4% rispetto a -0,3% del 2020); lo stesso si verifica al Centro (da -0,4% del 2020 a -0,5% del 2021). In controtendenza è il recupero al Sud e nelle Isole (di un punto percentuale sul 2020), anche per effetto della correzione censuaria.
Il nuovo record minimo delle nascite (400.000) e l’elevato numero di decessi (701.000) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio. Il saldo naturale, pari a -301.000 unità nel 2021; sommato alle -335.000 già rilevate nel 2020 determina in due anni di pandemia un deficit di ‘sostituzione naturale’ di 637.000 persone.
Il saldo naturale è negativo in tutte le regioni, con l’eccezione della Provincia autonoma di Bolzano (+193 unità) che si caratterizza per una natalità più alta della media. Il tasso di crescita naturale, pari a -5,1 per mille a livello nazionale, varia dal +0,4 per mille di Bolzano al -9,3 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il tasso naturale sono il Molise (da -7,9 per mille a-9,0) e la Calabria (da -3,8 per mille a -5,1). La Lombardia (da -6,6 per mille a -3,9) e la Provincia autonoma di Trento (da -4,6 per mille a-2,2) registrano invece i recuperi più elevati rispetto al 2020.
I nati sono stati appena 400.249 nel 2021, in diminuzione dell’1,1% rispetto al 2020 e quasi del 31% nel confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. La geografia delle nascite mostra un calo generalizzato in quasi tutte le ripartizioni, con i valori più alti al Sud (-2,7%) e un’unica eccezione nel Nord-est dove si registra un lieve incremento (+0,1% sul 2020).
Gli stranieri censiti al 31 dicembre 2021 ammontano a 5.030.716 (il 50,9% donne) e rappresentano l’8,5% della popolazione. Rispetto al 2020 se ne contano 141.000 in meno (di cui circa 41.000 da imputare al saldo naturale e migratorio negativo e ad altre circa 100.000 unità non censite nel 2021).
L’età media degli stranieri, pari a 35,7 anni nel 2021 (37,4 anni per le donne e 33,8 per gli uomini), è cresciuta di quasi un anno rispetto al 2020 e di quasi 4,8 anni nell’arco di un ventennio, a fronte di +5,6 anni per gli italiani (Prospetto 5). Si è invece affievolito il peso relativo dei minori, che rappresentano il 20,8% della popolazione straniera censita dal 21,3% del 2001, contro il 15,1% di minori italiani (17,2% nel 2001).
Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2021 proviene dall’Europa (47,7%), il 22,6% dall’Africa, una percentuale di poco inferiore dall’Asia e il 7,3% dall’America. L’Unione europea è l’area maggiormente rappresentata (27,6%), seguono l’Europa centro orientale (19,3%), l’Africa del nord (13,6%) e l’Asia centro meridionale (11,6%).
Nel Nord Italia si concentra il 59% della popolazione straniera censita (2.973.000); in particolare è il Nord ovest, con oltre un terzo dei cittadini non italiani rilevati, l’area più attrattiva. Il Centro Italia accoglie il 25% di stranieri rilevati (1.241.000) e il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,6% e il 4,6%.
Nel confronto con il 2020, le regioni che hanno registrato il calo maggiore sono Lombardia (-35.000), Toscana (-19.000), Lazio (-17.000) e Veneto (-16.000). Al contrario, Calabria, Puglia e Basilicata, sebbene in misura molto ridotta, sono le uniche a registrare un incremento di stranieri.