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Papa Francesco ai giovani: non perdete la memoria
Papa Francesco ha lasciato Dili, capitale di Timor-Leste verso Singapore, ultima tappa, dopo l’Indonesia e la Papua-Nuova Guinea, del 45^ viaggio apostolico, salutando il presidente della Repubblica José Ramos-Horta, dopo l’ultimo incontro con i giovani, che l’hanno accolto nel Centro de Convenções con lo slogan ‘Noi siamo la gioventù del Papa!’, perché ‘i giovani fanno la Chiesa’, scritta sulle loro magliette.
Ed il papa ha augurato loro ‘buongiorno’, chiedendo di raccontare cosa fanno i giovani, se non sono più abituati a fare ‘chiasso’ in nome di Gesù: “Questo non scordatelo mai! Molto bene, molto bene. Ma c’è una cosa che fanno sempre i giovani, i giovani di diverse nazionalità, i giovani di diverse religioni. Sapete cosa fanno sempre i giovani?
I giovani fanno chiasso, i giovani fanno confusione. Siete d’accordo? Siete d’accordo su questo?.. Vi ringrazio per i saluti, le testimonianze e le domande. Vi ringrazio per i balli. Perché sapete che ballare è esprimere un sentimento con tutto il corpo. Conoscete qualche giovane che non sa ballare? La vita viene con la danza. E voi siete un Paese di gente giovane”.
Ringraziandoli per questa giornata conclusiva il papa ha elogiato la loro voglia di vivere: “C’è una cosa che dicevo stamattina a un vescovo: non dimenticherò mai i vostri sorrisi. Non smettete di sorridere! E voi giovani siete la maggioranza della popolazione di questa terra, e la vostra presenza riempie di vita questa terra, la riempie di speranza e la riempie di futuro.
Non perdete l’entusiasmo della fede! Immaginate un giovane senza fede, con una faccia triste. Ma voi sapete cos’è che butta giù un giovane? I vizi. State attenti. Perché arrivano quelli che si definiscono venditori di felicità. E ti vendono la droga, ti vendono tante cose che ti danno felicità per mezz’ora e basta”.
E’ stato un augurio a proseguire senza dimenticare le ‘radici’: “Vi auguro di andare avanti con la gioia della gioventù. Ma non dimenticatevi una cosa: voi siete gli eredi di coloro che vi hanno preceduto nella fondazione di questa Nazione. Pertanto, non perdete la memoria! La memoria di quelli che vi hanno preceduto e che con tanto sacrificio hanno costruito questa Nazione”.
Quindi è stato un invito a ‘sognare’ senza anestetizzanti: “Un giovane deve sognare… Vi invito a sognare, a sognare cose grandi. Un giovane che non sogna è un pensionato della vita. E qualcuno di questi giovani, di voi, è un pensionato?.. I giovani devono fare confusione, per mostrare la vita che hanno. Ma un giovane è nel mezzo del cammino della vita, è a metà, nel mezzo della strada della vita. Tra i ragazzi e i grandi”.
Ma al contempo anche ad ascoltare gli anziani: “Ma sono i nonni, sono gli anziani che danno la saggezza ai giovani…Gli anziani precedono sempre noi giovani nella storia, non è vero? Gli anziani sono un tesoro: i due tesori di un popolo sono i bambini e gli anziani. Capito? Vediamo, ripetetelo voi. Quali sono i due più grandi tesori di un popolo?.. I bambini e gli anziani. Ecco perché una società che ha tanti bambini come la vostra deve prendersi cura di loro. E una che ha tanti anziani che sono la memoria deve rispettarli e prendersene cura”.
Inoltre il papa ha sottolineato che a Timor-Leste, che ha definito il ‘Paese sorridente’, c’è ‘una meravigliosa storia di eroismo, di fede, di martirio e soprattutto di fede e riconciliazione’, attraverso tre raccomandazioni, libertà, impegno e fraternità con l’autogoverno, tradotto dalla parola ‘ukun rasik-an’, che ha un significato più complesso, in quanto un giovane che non è capace di autogovernarsi è dipendente, non è libero ed è schiavo del proprio desiderio di sentirsi onnipotente:
“Nella lingua tetum c’è un detto: ‘ukun rasik-an’, cioè essere in grado di governare sé stessi. Un giovane che non è in grado, una giovane, un giovane che non è in grado di governarsi, che non è in grado di vivere ‘ukun rasik-an’, che cos’è? Cosa dite? Uno che dipende dagli altri. Molto bene. E un uomo, una donna, un giovane, un ragazzo che non governa sé stesso è schiavo, è dipendente, non è libero… Un giovane che ama la compagnia dei fratelli, delle sorelle, che ha responsabilità, è un giovane che ama il suo Paese. Questo è molto importante”.
Per questo è necessaria la fraternità: “E’ un valore che dovete imparare: la fraternità. Essere fratelli, non essere nemici. I vostri anziani, i vostri genitori e nonni, magari con idee diverse, ma erano fratelli. Ed è bene che i giovani abbiano idee diverse? E questo perché? Per litigare con gli altri? O per rispettarci? Io credo che tu pensi questo: se io sono di questa religione e tu sei di quest’altra religione, ci scontreremo. Non è così, bisogna rispettarsi. Ripetiamo questa parola: rispettarsi”.
Il dialogo del papa con i giovani si è concluso con l’invito alla riconciliazione: “Cari giovani, siate eredi della storia tanto bella che vi ha preceduto! Siate eredi della storia così bella che vi ha preceduto. E portatela avanti. Abbiate coraggio, abbiate coraggio per portare avanti le cose. E se litigate, riconciliatevi. Vi ringrazio per tutto quello che fate per la patria, per il popolo di Dio. E ricordiamo quello che ci ha detto Ilham, che ha parlato poco fa: che dobbiamo amarci al di là di tutte le differenze etniche o religiose… Riconciliazione, convivenza con tutte le differenze”.
(Foto: Santa Sede)
Mario Marazziti: gli anziani sono la memoria del futuro
Oggi si celebra la IV giornata mondiale dei nonni e degli anziani con il tema tratto dal salmo 71 ‘Nella vecchiaia non abbandonarmi’, in cui si sottolinea come la solitudine sia l’amara compagna della vita di tanti anziani che, spesso, sono vittime della cultura dello scarto, valorizzando la preghiera di invocazione, come ha scritto nel messaggio per la giornata: “Dio non abbandona i suoi figli, mai. Nemmeno quando l’età avanza e le forze declinano, quando i capelli imbiancano e il ruolo sociale viene meno, quando la vita diventa meno produttiva e rischia di sembrare inutile.
Egli non guarda le apparenze e non disdegna di scegliere coloro che a molti appaiono irrilevanti. Non scarta alcuna pietra, anzi, le più ‘vecchie’ sono la base sicura sulla quale le pietre ‘nuove’ possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale. La Sacra Scrittura, tutta intera, è una narrazione dell’amore fedele del Signore, dalla quale emerge una consolante certezza: Dio continua a mostrarci la sua misericordia, sempre, in ogni fase della vita, e in qualsiasi condizione ci troviamo, anche nei nostri tradimenti”.
Quindi nell’anno di preparazione al Giubileo, papa Francesco ha scelto di dedicare alla preghiera il tema di questa Giornata attraverso l’invocazione di un anziano che ripercorre la sua storia di amicizia con Dio.
Per comprendere meglio il messaggio di questa Giornata abbiamo colloquiato con lo scrittore e giornalista dott. Mario Marazziti, componente della Comunità di Sant’Egidio, partendo proprio dal titolo del tema (‘Nella vecchiaia non abbandonarmi’): per quale motivo papa Francesco riprende questa invocazione del salmista nel messaggio?
“E’ un’invocazione chiara. Come quella, estrema, di Gesù sotto la croce: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’ (Mt 27,46). Ma è anche una condizione storica. Moltissimi anziani in istituti anonimi, a casa da soli, vivono questa condizione di espropriazione da sé, dalle proprie cose, dalla possibilità di condividere le proprie paure e le cose importanti. Come se non esistessero più, mentre esistono. Da questo dipende molto della nostra civiltà, se siamo capaci di riannodare questo rapporto”.
In quale modo gli anziani possono recuperare la ‘gioia’ di vivere?
“Vita è relazione. La ‘quarta età’ porta con sé anche minori forze e la necessità di convivere con le limitazioni di tante malattie croniche. Ma la vita e la felicità sono relazione. La vecchiaia rende tutto essenziale. Anche le relazioni si purificano, diventano gratuità, affetto ‘assoluti’, se si conta per qualcuno. Gli anziani più validi possono rompere la solitudine degli altri, visitandoli, a casa e in istituto. E poi il rapporto con i nipoti, la visita dei nipoti, che percepiscono questo amore pulito, diverso dai bellissimi ma a volte conflittuali rapporti con i genitori. Qui c’è una chiave del futuro, e di un futuro capace di memoria e trasmissione di quello che conta, diverso dalla civiltà ‘digitale’, che è tutta nel presente e nell’attimo”.
Nel messaggio il papa ha presentato il racconto di Rut: quale rapporto è possibile instaurare tra giovani ed anziani?
“La storia dell’anziana Noemi che è pronta a morire da sola e senza mezzi pur di dare un futuro alla giovane nuora Rut, che è anche una straniera, è un paradigma. E’ un doppio insegnamento, per una ‘controcultura’ capace di contrastare la solitudine e l’abbandono. Ce la spiega papa Francesco: ‘Rut, non si stacca da Noemi e le rivolge parole sorprendenti: Non insistere con me che ti abbandoni’ (Rut 1,16). Non ha paura di sfidare le consuetudini e il sentire comune, sente che quell’anziana donna ha bisogno di lei e, con coraggio, le rimane accanto in quello che sarà l’inizio di un nuovo viaggio per entrambe. A tutti noi (assuefatti all’idea che la solitudine sia un destino ineluttabile) Rut insegna che all’invocazione ‘non abbandonarmi!’ è possibile rispondere ‘non ti abbandonerò!’ Non esita a sovvertire quella che sembra una realtà immutabile: vivere da soli non può essere l’unica alternativa!”
Ed in quale modo gli anziani possono trasmettere la fede ai giovani?
“Per molti giovani Gesù, quando lo incontrano, amico e amore incondizionato, ha un fascino dirompente. Ma sono quasi sempre ignari del Vangelo e di come incontrarlo. C’è un vuoto in mezzo, una generazione, come se questa fosse una lingua straniera. I nonni hanno l’autorevolezza della vita, le loro parole e gesti hanno la forza della verità e dell’affetto. Possono loro trasmettere l’alfabeto della preghiera, il calore del Vangelo, anche attraverso il loro attaccamento alla preghiera”.
Gli anziani possono essere ‘protagonisti’ del futuro?
“Gli anziani costituiscono una riserva d’anima anche per il futuro, nella generazione dei giovani. Al tempo stesso rappresentano una occasione per aiutare un mondo travolto dalla pandemia dell’individualismo e dell’indifferenza per rientrare in sé stesso. Perché una società che si costruisce a misura degli anziani e dei deboli diventa vivibile, calda, umana per tutti. Ci sono due pandemie non dichiarate per le quali non c’è una mobilitazione generale per arrivare presto a un vaccino: l’individualismo, che attraversa credenti e non credenti, quasi fosse l’unica religione condivisa, e la solitudine. Di solitudine ci si ammala. Se siamo capaci di rifiutare la via dello ‘scarto’ per i 14.000.000 di anziani in Italia (ma lo saremo tutti) per un intero pianeta di anziani nel mondo, ci sarà un futuro. Loro stessi, nella solidarietà e nella relazione, nella capacità di sacrificio per gli altri, indicano la via del futuro”.
Per quale motivo è sorta una fondazione denominata ‘Età grande’?
“La Fondazione Età Grande vuole aiutare a costruire una visione: un mondo capace di fare degli anni in più non una maledizione, ma una benedizione. Per diffondere una nuova cultura e dare cittadinanza a un mondo di esclusi, a cui dobbiamo tutto, che è descritto come concorrente dei giovani. Da questa controcultura, come è la risposta resiliente di Rut, nascono anche le politiche, una organizzazione sociale e delle città incentrate sulla casa, la prossimità, i rapporti tra le generazioni, l’inclusione delle diversità e delle debolezze, la ricostruzione delle comunità.
Avremmo potuto capire dopo la pandemia: ‘siamo sulla stessa barca’.
Ma sembra che chi non è ancora anziano pensi sempre di avere un’altra barca e un altro destino. Nella pandemia di Covid-19 più del 40% di tutte le vittime della prima ondata, in Italia, in Spagna, in Europa, in Occidente, sono stati anziani in un qualche istituto. La casa da sola, senza servizi, senza medici, di per sé, ha protetto la vita di un anziano ricoverato 15 volte di più. Questo doveva innescare un cambiamento radicale di tutto il welfare per gli anziani, creando modelli di prossimità, forme innovative di ‘co-housing’, piccole residenze assistite, un ‘continuum’ di servizi socio-assistenziali a rete centrati sulla casa, assistenza domiciliare sociale e sanitaria integrata, moltiplicando le dimissioni ospedaliere protette, visto che la maggior parte di patologie sono croniche, non acute.
Gli studi che dimostrano che la solitudine raddoppia, a parità di patologie croniche, il rischio di morte sono tanti. In Italia un passo avanti è la legge 33/2023, una svolta storica, che indica queste azioni almeno come percorso integrativo di welfare, ma è ancora sotto-finanziata. Può essere l’avvio di una contro-cultura e di un ripensamento. E poi c’è la Carta dei diritti dell’Anziano, che la Fondazione ‘Età Grande’ comincia a far circolare anche in Europa. Sono punti di partenza, da diffondere”.
Italia sempre più vecchia
Al 1° gennaio di quest’anno, certificato dall’Istat, la popolazione residente in Italia è pari a 58.990.000 unità, in calo di 7.000 unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti), che conferma quanto già emerso nel 2022 (-33.000 unità) proseguendo il rallentamento del calo di popolazione che, dal 2014 al 2021 (-2,8 per mille in media annua), ha contraddistinto l’Italia nel suo insieme.
La variazione della popolazione nel 2023 rivela un quadro eterogeneo tra le ripartizioni geografiche: nel Mezzogiorno la variazione è negativa, peraltro consistente nella misura del -4,1 per mille, mentre nel Nord, invece, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille). A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) ed in Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille).
Però con appena 379.000 bambini nati, l’anno appena concluso ha messo in luce l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013. Un processo, quello della denatalità, che dal 2008 (577.000nascite) non ha conosciuto soste. Calano anche i decessi (661.000), l’8% in meno sul 2022, dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22: emerge un saldo naturale ancora fortemente negativo (-281.000 unità).
Le iscrizioni dall’estero (416.000) e le cancellazioni per l’estero (142.000) determinano un saldo migratorio con l’estero positivo di 274.000 unità, compensando quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale con una dinamica migratoria favorevole, con un sostanziale equilibrio.
La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio di quest’anno è 5.308.000 unità, in aumento di 166.000 individui (+3,2%) sull’anno precedente; di conseguenza l’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3.109.000 unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%; altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono 1.301.000 individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%, mentre è più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897.000 unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%. Nel frattempo, sfiora 200.000 il numero di cittadini stranieri che nello scorso anno hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in linea con l’anno precedente (214.000), pur se in parziale calo.
Intanto i nati residenti in Italia sono 379.000, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille (era 6,7 per mille nel 2022) e la riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Questi ultimi, pari al 13,3% del totale dei neonati, sono 50.000, 3.000 in meno rispetto al 2022. La diminuzione del numero dei nati residenti del 2023 è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11.500.000 al 1° gennaio, da 13.400.000 che era nel 2014 e 13.800.000 nel 2004. Anche la popolazione maschile di pari età subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13.900.000 nel 2004 a 13.500.000 nel 2014, fino agli odierni 12.000.000 persone.
Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995: nel Nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12; infine il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022. In tale contesto, riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l’età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022). Tale indicatore, in aumento in tutte le ripartizioni, continua a registrare valori nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al Mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l’aumento maggiore sul 2022 (era 32,0).
Il Trentino-Alto Adige, con un numero medio di figli per donna pari a 1,42, continua a detenere il primato della fecondità più elevata del Paese, sebbene sia tra le regioni con la variazione negativa maggiore rispetto al 2022 (1,51). Seguono Sicilia e Campania, con un numero medio di figli per donna rispettivamente pari a 1,32 e 1,29 (contro 1,35 e 1,33 nel 2022). In queste tre regioni le neo-madri risultano mediamente più giovani che nel resto del Paese: 31,7 anni l’età media al parto in Sicilia; 32,2 anni in Trentino-Alto Adige e Campania.
La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa. Stabilmente collocata sotto il livello di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, nel 2023 si posiziona a 0,91 figli (0,95 nel 2022). La precedono altre due regioni del Mezzogiorno: la Basilicata, dove il numero medio di figli per donna scende da 1,10 nel 2022 a 1,08 nel 2023; il Molise rimasto stabile a 1,10. La Sardegna e la Basilicata sono, insieme al Lazio, le tre regioni in cui il calendario riproduttivo risulta più posticipato, con età medie al parto rispettivamente pari a 33,2, 33,1 e 33 anni.
Scendendo a livello provinciale, il più alto numero medio di figli per donna si registra nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (1,56), che presenta una significativa discesa rispetto al 2022 (era 1,64). Seguono le Province di Gorizia (1,42), Palermo (1,39), Reggio Calabria (1,37), Ragusa (1,36) e Catania (1,36). Tutte le Province sarde, ai minimi nazionali, presentano una fecondità inferiore al figlio per donna: da quelle di Cagliari e del Sud Sardegna (0,86 per entrambe) a quelle di Oristano (0,93), Sassari (0,95) e Nuoro (0,99). A queste seguono la Provincia di Massa Carrara (1,02), nel Centro, e quella di Verbano-Cusio-Ossola (1,06), nel Nord.
Quindi ad inizio di quest’anno la popolazione residente presenta un’età media di 46,6 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto all’inizio dello scorso anno: la popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme ad inizio anno conta 14.358.000 individui, costituisce il 24,3% della popolazione totale, contro il 24% dell’anno precedente; è anche in aumento il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4.554.000 individui, quasi 50.000 in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4.441.000 individui). Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era di 2,5 a 1 venticinque anni fa e di 9 a 1 cinquanta anni fa.
Diminuiscono inoltre gli individui in età attiva e i più giovani: i 15-64enni scendono da 37.472.000 (63,5% della popolazione totale) a 37 milioni 447mila (63,5%), mentre i ragazzi fino a 14 anni di età scendono da 7.344.000 (12,4%) a 7.185.000 (12,2%). Il Centro e il Nord, caratterizzati da una struttura di popolazione relativamente più anziana, presentano una proporzione di giovani (0-14 anni) rispettivamente pari al 12,1% e all’11,8%. Nel Mezzogiorno la quota è invece del 12,5%, ancora la più alta pur se in calo. In conclusione il numero stimato di ultracentenari (individui di 100 anni di età e più) raggiunge a inizio 2024 il suo più alto livello storico, superando 22.500 unità, oltre 2.000 in più rispetto all’anno precedente.
Papa Francesco: la dama apre la mente
“Prendersi cura degli anziani è assumere un’eredità. E quell’eredità, consegnatela. Pertanto, l’altra estremità sono i bambini. Mi stavo divertendo a vedere con quanta gioia succhiava il biberon. Una promessa. Eredità e promessa. E noi siamo un ponte”: con queste pennellate papa Francesco ha incontrato i membri della fondazione ‘Memorial papa Francesco, a cui ha espresso gratitudine.
Inoltre ha ringraziato l’associazione spagnola per le attività che svolge, ricordando che è necessario prendersi cura di anziani e bambini: “Oggi vorrei mettere in risalto queste due cose: eredità e futuro, anziani e bambini; Dobbiamo prenderci cura di entrambi perché la storia continua. E poi, universalità nella collaborazione di tutti”.
Inoltre ha ricevuto anche i membri della Federazione Italiana Dama, in occasione del centenario della Federazione italiana, fondata nel 1924 ed attualmente presieduta da Carlo Andrea Bordini, elogiando questo ‘gioco’: “Il gioco della dama ha due belle caratteristiche: stimola la mente ed è accessibile a tutti. Infatti richiede intelligenza, abilità e attenzione, ma non grandi mezzi e strutture. E’ uno di quei giochi con cui, ovunque ci si trovi, si può facilmente creare un momento di incontro e di divertimento: bastano una scacchiera e le pedine, due giocatori, ed è un modo simpatico di stare insieme”.
Le origini della disciplina sono antiche, risalenti al 5.000 a.C. mentre diagrammi di damiere (le scacchiere su cui si gioca) sono stati trovati nella tomba egizia di Kurna, vicino a Fiv, datata 1350 a.C. Quanto alle moderne regole, il primo Paese ad adottarle fu la Spagna nel XVI secolo. In Italia il primo campionato nazionale si svolse nel 1925 e può essere praticato da tutti, perché sviluppa lalogica: “Questo fa sì che la dama sia un gioco per tutti, praticato in varie parti del mondo.
Ad esempio, risulta che sia uno degli svaghi più comuni tra i migranti che approdano sulle nostre coste: tanti di questi fratelli e sorelle, in situazioni di grande incertezza e apprensione, trovano sollievo giocando a dama, a volte anche insieme alla gente che li accoglie, nella semplicità e nella condivisione. E inoltre è un gioco che fa esercitare la capacità logica, e ce n’è bisogno, perché l’abuso dei nuovi media invece la fa addormentare!”
L’incontro si è concluso con un ringraziamento: “Perciò auguro ogni bene per la vostra attività; e vi incoraggio anche a tenere vivi i momenti di spiritualità che abitualmente associate agli eventi più importanti organizzati dalla Federazione. Vi ringrazio della vostra visita e vi benedico. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. E portate sempre i bambini, che sono una promessa!”
La giornata è stata conclusa dal colloquio con il presidente del Tadjghistan, Emomali Rahmon, piccola nazione dell’Asia Centrale, una delle ex repubbliche socialiste sovietiche, vertente sul dialogo con la Russia e sul rapporto con le altre fedi. Nel colloquio bilaterale in Segreteria di Stato, insieme con il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, e mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, sono state “rilevate le buone relazioni tra la Santa Sede e il Tadjikistan, e ci si è soffermati su alcuni aspetti della situazione politica e socioeconomica del Paese”.
(Foto: Santa Sede)
La carezza ed il sorriso: papa Francesco incontra nonni e nonne
Lunedì scorso è stato presentato l’appuntamento ‘La carezza e il sorriso’, l’incontro di Papa Francesco con nonni, anziani e nipoti in programma nell’Aula Paolo VI in programma sabato 27 aprile, promosso dalla Fondazione ‘Età Grande’, che ispirandosi ai valori cristiani ed evangelici vuole promuovere e garantire i diritti della persona anziana ed i relativi doveri della collettività, che con una metafora mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha definito ‘quarto piano’, che in questi anni si è riempito di innumerevoli inquilini.: in Italia questo ‘quarto piano’ è composto da 14.000.000 persone, verso le quali non c’è pensiero, né economico né sanitario, tantomeno culturale.
Mons. Vincenzo Paglia ha precisato che in Italia, con la legge 33/2023 sulla riforma e la non autosufficienza, ci si è impegnati a riorganizzare radicalmente l’assistenza agli anziani, in cui si riconosce che la vecchiaia è una risorsa; quindi non è uno scarto, ma è legata a tutte le altre età della vita.
Quindi il presidente della Pontificia Accademia per la Vita ha fatto notare che tra nonni e nipoti c’è una sintonia particolare, perché vi è una significativa dimensione affettiva: in base ad un calcolo, il tempo speso dai nonni con i nipoti varrebbe quanto una ‘finanziaria’. Se i primi non ci fossero, ci sarebbe un problema non solo affettivo e intergenerazionale ma economico, tenendo conto che in Italia quanto gli anziani offrono direttamente alle realtà familiari varrebbe circa € 38.000.000.000.
Anche Mario Marazziti, componente della Comunità di Sant’Egidio, ha ricordato l’attività della Fondazione ‘Età Grande’, promotrice dell’iniziativa, mirante a comunicare un messaggio di speranza al mondo: la Fondazione lavora affinché l’intero universo degli anziani non venga più classificato secondo l’ottica dello ‘scarto’, ma sia considerato secondo la sua capacità di resilienza anche alla luce della crisi del welfare.
Marazziti ha fatto riferimento ad alcune svolte normative avvenute in Italia ma che hanno inciso nel mondo occidentale: la legge 517 del 1997 che ha abolito le classi speciali per gli alunni svantaggiati, ovvero con disabilità; la 180/78 (legge Basaglia) per la chiusura dei manicomi; la legge 833/78 che ha costituito il servizio sanitario nazionale come diritto universale alla salute; la 149/01 per il superamento degli orfanotrofi.
Inoltre ha spiegato che prima dell’arrivo del papa ci sarà il dialogo tra Lino Banfi e mons. Vincenzo Paglia sul rapporto tra nonni e nipoti, che introdurrà due testimonianze: quella di due nonni e tre nipoti e quella di un’anziana di 91 anni, Sofia Soli, che diventata vedova ha scelto di andare a vivere con altri anziani.
Infine Lino Banfi ha raccontato i suoi colloqui con i giovani e con le persone della sua età per incentivare il dialogo con le nuove generazioni, ha anticipato che nell’Aula Paolo VI leggerà qualche sua poesia ed ha letto una preghiera che ha composto: “Il Santo Padre, credo che lo faccia ogni mattina, ci aiuta a pregare per la martoriata Ucraina. Ed anche per Israele e per la Palestina. E tutti noi, oggi, insieme a papa Francesco, che è il nonno del mondo, dandoci la mano, nonni, nipoti, faremo come un girotondo. Certo, non è con questo gesto che qualche guerra finirà, ma a qualcosa di buono certamente servirà”.
L’appuntamento con papa Francesco vuole anche far conoscere l’attività della Fondazione Età Grande, che pone al centro della riflessione sugli anziani la persona, con i suoi bisogni e le sue fragilità e intende suggerire politiche in favore dell’anziano, in tema di lavoro, cultura e formazione, sanità pubblica, protezione economica, invecchiamento attivo e inserimento sociale.
(Foto: Vatican News)
In Italia cresce la povertà nelle famiglie
Secondo il rapporto dell’Istat, presentato nei giorni scorsi, in Italia la povertà è in aumento: nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2.018.000 famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente), perché le spese per consumo di questa fascia di popolazione, che include anche le famiglie in povertà assoluta, pur in forte crescita in termini correnti, non hanno tenuto il passo dell’inflazione, determinando un calo in termini reali della loro spesa equivalente del -2,5%.
Il presidente Mattarella inaugura la ‘Casa dell’Amicizia’ della Comunità di Sant’Egidio
“C’è un senso di riconoscenza e di profondo apprezzamento per quello che fate: offrire e assicurare a chi ne ha bisogno, e non saprebbe altrimenti come provvedere, da una visita oculistica o ortopedica all’avvio alla scuola, dagli abiti al riconoscimento di opportunità che non si conoscono, dalla richiesta di cittadinanza all’avvio al lavoro.
Estate: resta fedele al tuo animale
In questo bellissimo periodo in cui ci si può riposare, è bene ricordare che non ci siamo solo noi e che anche altri soffrono e hanno un cuore. Se qualcosa esiste, è vivente, ha dei sentimenti e noi abbiamo il diritto e il dovere di non ferirli. In questo periodo dell’anno ci divertiamo, ma non condividiamo questo con i nostri amici più cari che ci accompagnano durante tutti i mesi rigidi e gelidi.
Se pensiamo a chi ha già raggiunto la meta celeste, ci rendiamo conto che ci sono molte testimonianze a favore degli animali. Ad esempio, Denise Cascasi scriveva: “Scrivo questa lettera a voi, persone, che prima di andare in vacanza, fate un gesto orribile: abbandonate gli animali. Per tanti motivi portate a casa animali domestici, cani, gatti, per fare compagnia a voi stessi, o a persone anziane o ai vostri figli.
Quindi, durante l’inverno, questi poveri animali soddisfano i vostri desideri e quando si avvicinano le vacanze, senza pensarci su due volte, li abbandonate. Siete delle persone senza cuore: il vostro gesto è da condannare…Spero che vi rendiate conto dello sbaglio che fate e vi do un consiglio: trovate una sistemazione per i vostri animali, che fanno parte della vostra vita”.
Anche Giulia Zedda amava gli animali. Nel libro ‘Tutti i colori di Giulia’, la mamma Eleonora racconta di questo amore e riassume ciò che ha imparato da Giulia, in parole e fatti, nel capitolo ‘Giulia e gli animaletti’.
Ecco cosa Giulia, tramite sua mamma, continua ad insegnarci. “Gli animali anche senza usare le parole ci insegnano tante cose importanti: -Si avvicinano per conoscerci e salutarci; -Chiedono le coccole sia da cuccioli che da grandi; -Si accorgono quando abbiamo una brutta giornata e restano vicino a noi e con la loro pazienza cercano di consolarci. Se sei arrabbiato impara dal cane evita di mordere quando solo un ringhio è sufficiente”.
Impariamo da loro, quindi, ed amiamo gli animali che abbiamo scelto come compagni di vita. Portarli in vacanza con noi è un atto d’amore verso di loro.
A Milano l’invito di mons. Delpini a non essere indifferenti davanti le morti
Venerdì 21 luglio Milano ha proclamato il lutto cittadino per Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Garzia, Loredana Labate e Nadia Rossi, vittime del rogo alla ‘Casa per coniugi’ nella notte tra il 6 e il 7 luglio, alla presenza dei parenti, del sindaco Giuseppe Sala, del prefetto Renato Saccone, del questore Giuseppe Petronzi, degli assessori comunali Marco Granelli e Lamberto Bertolé, e di quello regionale, Gianluca Comazzi.