Venezia fa atto di affidamento alla Madonna della Salute

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Sabato 21 maggio il Patriarcato di Venezia ha vissuto la festa alla Basilica della Madonna della Salute con l’atto di consacrazione alla Vergine Maria nel centenario dell’incoronazione dell’icona della ‘Mesopanditissa’, che per i veneziani è la ‘Madonna della Salute’.

Un gesto di ringraziamento e di affidamento insieme: in un tempo storicamente segnato dalle conseguenze del Covid-19, dalle malattie e da nuove guerre, il Patriarca Francesco Moraglia ha affidato Venezia, la Diocesi e il mondo intero alla Beata Vergine Maria per chiedere anche la fine della pandemia e la pace in Ucraina.

Nel 1922 il Patriarca  Pietro La Fontaine incoronava l’icona come segno di rinnovazione dei voti della Serenissima e come ringraziamento per la protezione che Maria aveva ancora rivolto a Venezia durante la Prima Guerra mondiale, nonché come atto di affidamento per l’epidemia di febbre ‘spagnola’.

Da più di tre secoli i pellegrini che giungono alla Basilica della Salute venerano l’immagine della Madonna con il titolo di Mesopanditissa, che è posta al centro dell’altare maggiore, opera di Jouste Le Court. L’icona è giunta dall’isola di Candia il 26 febbraio 1670 portata da Francesco Morosini (che nel 1688 sarà eletto 108° doge della Serenissima). Tuttora è chiamata anche ‘Mesopanditissa’, che significa ‘Colei che si interpone per mediare’ o ‘Mediatrice di tutte le grazie’, per questo è venerata anche come portatrice di pace.

Durante la celebrazione eucaristica sono stati ricordati anche i 10 anni di ministero del Patriarca Francesco, il quale durante l’omelia ha ricordato il centenario dell’incoronazione della Vergine e del Bambino ad opera del patriarca Pietro La Fontaine:

“Fu una sorta di rinnovato voto della Serenissima, intendendo anche riparare antichi oltraggi perpetrati alla venerata immagine; soprattutto volle essere il ringraziamento per la protezione accordata con grande cura dalla Madre del Redentore che, ancora una volta, aveva protetto questa nostra amata città di Venezia durante la terribile Prima Guerra Mondiale terminata da pochi anni.

Voleva anche essere un atto di affidamento a Lei di fronte all’epidemia di febbre ‘spagnola’ che seminava in Europa milioni di morti e di cui furono tra l’altro vittime i due piccoli veggenti di Fatima, Francesco e Giacinta, ora venerati dalla Chiesa come santi”.

Quindi la nuova ‘incoronazione’ è un gesto di gratitudine a Dio: “E’ un ulteriore segno della fedeltà e dell’affetto della nostra Chiesa e della nostra città a Maria e, soprattutto, un rinnovato affidarsi a Lei per chiedere che ci guidi e ci sostenga con il suo amore di Madre in questi tempi travagliati, ancora segnati dalle conseguenze dell’acqua granda e della pandemia da Covid 19, e perché ci ottenga da Dio il dono della riconciliazione e della pace per il mondo ed in particolar modo per quel lembo d’Europa che è l’Ucraina”.

E l’ ‘inutile strage’ risuona ancora oggi: “Le sofferenze della guerra, però, drammaticamente appartengono purtroppo anche a noi oggi, in modo diverso ma non meno lancinante. Quando credevamo di non doverle più sperimentare, dopo la lezione terribile del XX secolo, abbiamo scoperto invece che esse fanno parte anche della cronaca di questi nostri giorni. L’uomo non capisce ancora, noi uomini non capiamo”.

Il Vangelo parla chiaramente di un’ora precisa, quella di Gesù: “L’ ‘ora’ di Gesù è l’ora dell’innalzamento, nella croce e nella risurrezione, ed è il punto verso il quale il Vangelo di Giovanni è tutto indirizzato, portando il lettore (il discepolo, l’apostolo) verso tale realtà. E quando si compie l’ ‘ora’ di Gesù, sotto la croce, è presente la Vergine Santissima che ci appare sempre più come madre”.

Maria è la Madre di Dio: “Maria, nella nuova creazione, è la nuova Eva e diventa così la madre non solo del suo Figlio Gesù ma anche di quel figlio che è il discepolo. In questa prospettiva, davvero, la madre è colei che prende per mano i suoi figli (anche quelli più attempati, scapestrati o che hanno condotto un’esistenza molto ‘lontana’) e li conduce verso la maturità e la pienezza della vita che è Gesù Cristo.

Maria ci conduce a Lui attraverso l’esempio, che è dato dall’ascolto, dall’essere sempre presente, soprattutto nei momenti più difficili; lo ha fatto con Gesù, fino alla croce, e lo fa con il suo Corpo che è la Chiesa, nel cenacolo insieme ai discepoli e alle altre donne che avevano seguito il Signore”.

Quindi Venezia ha un rapporto speciale con la Madre di Dio, chiedendo l’affidamento della città: “Maria appartiene, quindi, non solo alla devozione ma al cuore della rivelazione e della salvezza cristiana e noi, anche con l’odierno atto di celebrazione, vogliamo rinnovare il nostro sicuro affidamento in Colei che è sempre Madre forte e coraggiosa, di un’onnipotenza supplice che non pretende ma ottiene, premurosa e affettuosa verso tutti i suoi figli, e il nostro voto di fiducia e di invocazione affinché ci riconduca a Suo Figlio, Gesù Redentore, e ci doni la pace e la gioia che solo Lui ci può offrire”.

(Foto: Patriarcato di Venezia)

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