Tanti auguri papa Francesco
Il tempo di Avvento che stiamo vivendo è attesa operosa della luce. Il profeta Isaia aveva intravisto la bellezza di questa luce che rischiara la notte buia delle nostre ferite e delle nostre mancanze. E sono tante; molte acuite dalla pandemia. Nelle profondità e nelle pieghe della storia la luce divina infonde forza e speranza; sprigiona calore; apre sentieri nuovi e indica la strada”: con un messaggio la presidenza della CEI ha espresso gli auguri a papa Francesco, che ieri ha compiuto 85 anni.
Riprendendo passi dell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ la Cei ha ringraziato il papa per mantenere nella fede la strada della Chiesa: “Parola incarnata, Spirito Santo, luce, speranza e gioia sono tutte parole che costellano il Suo Pontificato e tracciano una rotta. Nel giorno del Suo compleanno, gioiamo per il dono di un padre e pastore, che ci conferma nella fede e ci sprona ad andare avanti. Mentre le Chiese in Italia sono avviate nel Cammino sinodale, ci sentiamo accompagnati dalla luce di Cristo e dalla guida sicura del successore di Pietro.
Insieme vogliamo portare questa luce, calda e consolante, a ogni fratello, soprattutto a chi vive ai margini, a chi non ha voce, a chi non è ascoltato, a chi ha bisogno anche di un solo sguardo, semplice gesto di attenzione e di cura. Su questo tracciato c’è una bella creatività nei nostri territori, che dà respiro a un tempo soffocato dalle preoccupazioni”.
E nel suo compleanno il papa ha accolto un primo gruppo di una decina di rifugiati giunti in Italia ieri grazie a un accordo tra la Santa Sede, le Autorità italiane e quelle cipriote. Il gruppo di rifugiati sarà sostenuto direttamente dal papa, mentre la Comunità di Sant’Egidio si occuperà del loro inserimento. Il programma di integrazione previsto durerà un anno.
Eppoi in mattinata papa Francesco ha ricevuto le lettere credenziali degli Ambasciatori di Moldova, Kyrgyzstan, Namibia, Lesotho, Lussemburgo, Ciad e Guinea Bissau presso la Santa Sede, ricordando che l’anno prima il mondo era alle prese con la prima sperimentazione dei vaccini:
“All’epoca, molti credevano che il loro arrivo annunciasse una rapida fine della pandemia. Mentre da allora sono stati fatti grandi progressi, un anno dopo vediamo come il COVID-19 stia ancora causando dolore e sofferenza, per non parlare della perdita di vite umane.
E’ importante che la comunità internazionale intensifichi gli sforzi di cooperazione affinché tutte le persone abbiano un accesso rapido ai vaccini. Non è una questione di convenienza o di cortesia, ma di giustizia”.
Il papa ha ribadito anche la responsabilità personale come in una famiglia: “In particolare, è mia sincera speranza che attraverso questa esperienza la comunità internazionale arrivi a una maggiore consapevolezza del fatto che siamo una sola famiglia umana; ognuno di noi è responsabile dei propri fratelli e sorelle, nessuno escluso.
Questa è una verità che dovrebbe spingerci ad affrontare non solo l’attuale crisi sanitaria, ma tutti i problemi che affliggono l’umanità e la nostra casa comune (povertà, emigrazione, terrorismo, cambiamento climatico, per citarne alcuni) in maniera solidale e non isolata”.
Riprendendo il discorso alle autorità civili cipriote il papa ha esortato gli ambasciatori alla promozione della ‘cultura dell’incontro’: “A questo proposito, la Santa Sede apprezza l’importante ruolo che voi svolgete, come dimostra la sua stessa presenza diplomatica e il suo coinvolgimento nella comunità internazionale.
Il vostro lavoro, cari Ambasciatori, è spesso fatto in silenzio e senza riconoscimento pubblico. Eppure voi capite già ciò che il mondo ha bisogno di imparare dalla pandemia: la necessità di coltivare le relazioni e facilitare la comprensione reciproca con persone di diverse culture e provenienze, al fine di lavorare insieme per costruire un mondo più giusto. Il principale strumento a vostra disposizione per svolgere questo compito è il dialogo”.
(Foto: Santa Sede)