Dalla Lombardia un invito a generare scintille per cambiare il mondo

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Nella prima settimana di novembre a Milano si è svolto l’incontro tra 200 giovani provenienti dalla Lombardia che hanno dialogato, in 14 Tavoli tematici, con i 10 vescovi alla guida delle diocesi lombarde e 4 ausiliari di Milano.

L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha invitato a diffondere il Vangelo: “Il messaggio è importante, bello e può indicare il cammino: il futuro che può seminare una speranza. Il messaggero è pieno di ardore e di buona volontà, ha un senso di responsabilità per il messaggio che porta e sente il desiderio di condividere questo messaggio. Ma sembra che abbia smarrito l’indirizzo: a chi deve comunicare questo messaggio così ardente e necessario?”

Mons. Delpini ha invitato a ragionare sui destinatari: “Per questo siamo qui, perché noi tutti vogliamo ragionare insieme per cercare il destinatario, per cercare come raggiungere i giovani, i vostri coetanei, e perché abbiamo un desiderio di felicità da condividere.

Forse abbiamo dimenticato la lingua giusta, non abbiamo imparato abbastanza e voi siete con noi per collaborare, per dire che questa è la via su cui camminare: voi che rappresentate tanti giovani della Lombardia di cui portate la voce.

Questo momento di grazia, in questo luogo così significativo, non vuole dire unicamente scambiarci qualche parere, ma (per quella operazione che solo lo Spirito può fare) generare scintille affinché il fuoco ardente ci accenda. Non siamo gente che scrive un documento, ma che condivide un ardore”.

Nel pomeriggio mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e incaricato della Pastorale Giovanile della Cei, ha concluso il convegno: “Grazie a tutti voi che avete accolto con entusiasmo e serietà l’invito che obbliga anche noi Vescovi alla stessa serietà e impegno.

Mi sembra di poter rileggere questo evento con la categoria della sinodalità che il papa ci chiede. Oggi abbiamo avuto un momento vero di cammino sinodale che fa maturare in noi un atteggiamento di ascolto e di ricerca sapienziale.

Questo è autenticamente un atteggiamento sinodale ed è il bello della libertà e della storia. Il senso di questo incontro è ascoltare la voce dello Spirito che ci permette di scegliere la libertà, decidendo per la vita buona e il bene.

La vita buona, infatti, non è tale per l’esecuzione di uno schema o di una regola fissa, ma è il coraggio di giocare insieme la vita, condividendo valori alla sequela del Signore”.

E’ un’apertura della Chiesa ai giovani: “Occorre comprendere caratteristiche e responsabilità di ognuno per capire ciò che ci chiede il Vangelo: noi vi ascoltiamo su ciò che ci sembra utile fare per le nostre Chiese e su quale orientamento vocazionale dare alle nostre e vostre vite.

Il Vangelo non ci chiede leggi schematiche o nascoste, ma di aprire il cuore condividendo quello che fa Dio che crea e ama. Chiede un atto di libertà che produce il sapere chi siamo e diventa identità.

La logica di questa esperienza oscilla tra la realtà come dono e come compito, in una parola vocazione. Ma non è possibile elaborare una prospettiva vocazionale senza la decisione di chi sceglie: per questo serve la sinodalità”.

Mentre nella solennità del compatrono della diocesi, san Carlo Borromeo, ha sottolineato il ‘compito’ del buon Pastore: “San Carlo ha cercato con tutte le sue forze di contrastare il lupo e di servire all’unità della Chiesa e di coloro che sono nella Chiesa…

San Carlo si è speso con tutte le sue forze per contrastare il lupo, per servire l’unità della Chiesa del suo tempo, per essere un esempio del Vescovo tridentino, con una interpretazione della sinodalità che sentiamo anacronistica per il piglio decisionista di san Carlo.

Ma da lui ereditiamo non lo stile anacronistico, ma lo zelo, la disponibilità a servire fino al sacrificio, la passione per una Chiesa che pratichi l’insegnamento del Concilio Vaticano II e offra parole di speranza per questo nostro tempo e sia così attraente da essere voce dello Spirito che convince molti a farsi avanti: eccomi, qui, per comportarmi in maniera degna della chiamata ricevuta”.  

(Foto: Diocesi di Milano)

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