In ricordo di p. Puglisi e di p. Malgesini

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“Oggi ricordiamo il carissimo e prezioso padre Roberto Malgesini, tragicamente ucciso il 15 settembre dell’anno scorso. Padre Roberto è stato un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore della chiesa, che si è tanto donato per i poveri e gli immigrati”:

così è stato ricordato da fratel Biagio, missionario laico che ha fondato a Palermo nel 1993 la Missione di Speranza e Carità, che accoglie in gratuità circa 400 persone disagiate, che si trova in una grotta, in montagna da 69 giorni in penitenza e preghiera, (dal 9 luglio ha iniziato) si nutre solo di pane e acqua e talvolta un pò di miele:

“Devo testimoniare che passando a piedi qualche anno fà da pellegrino nella città di Como, sono stato soccorso da Padre Roberto e ospitato nella chiesa dove era parroco”.

Inoltre ha ricordato il beato p. Pino Puglisi: “Oggi la Lombardia, regione del settentrione  tristemente coinciderà con la Sicilia, regione del meridione, dove si ricorderà l’omicidio di padre Pino Puglisi. Il sacerdote martire beato padre Pino Puglisi fu ucciso brutalmente a Palermo il 15 settembre 1993, nel giorno del suo compleanno. In padre Pino ricordiamo un buon uomo, un buon cittadino e un buon pastore religioso che ha contribuito e fatto tanto bene per la città di Palermo e per tutta l’umanità”.

E nella celebrazione eucaristica a Palermo mons. Corrado Lorefice, insieme alla comunità parrocchiale di san Gaetano con il parroco Don Maurizio Francoforte ha fatto memoria del martirio del Beato Giuseppe Puglisi, presbitero della Chiesa palermitana, parroco di San Gaetano, nel quartiere di Brancaccio, ucciso dalla mafia la sera del 15 settembre del 1993:

“In 1Cor 10, 12-13  l’immagine dello stare in piedi antitetico a cadere richiama proprio la resistenza nella prova. Nel contesto della crocifissione di Cristo, lo stare della madre, delle donne e del discepolo evoca dunque fedeltà nell’ora della prova, una fedeltà che si contrappone al venir meno, al cadere di tutti gli altri, a un’assenza che dice l’abbandono, il tradimento e il rinnegamento del Signore”.

Ed ha sottolineato il significato dello ‘stare’,  come ha fatto don Puglisi: “C’è uno ‘stare’ che non si improvvisa, ma è frutto di una relazione, di una consuetudine, di un vissuto quotidiano che porta al frutto della stabilità, della fedeltà, della compartecipazione, della comunione. Puglisi nasce e muore nel giorno in cui la Chiesa, dopo avere contemplato il 14 settembre la Croce gloriosa del Cristo umiliato e trafitto, il 15 settembre si ferma e ammira la madre: ‘stabat Mater dolorosa iuxta crucem’. Puglisi rinasce alla vita eterna presso la Croce, anche lui trafitto con il Trafitto del Golgota, l’Amore crocifisso”.

Mons. Lorefice ha affermato che il martirio fa rinascere la Chiesa: “Con lui si rinvigorisce la Chiesa dei discepoli che fino in fondo stanno presso la Croce del Signore e Maestro. Che conoscono il Signore. Che lo riconoscono e lo amano nei fratelli. Che si collocano presso le croci delle donne e degli uomini loro compagni di vita, portandone le stimmate, le ferite, nella loro carne. Questa data, insieme a quella del 21 ottobre, memoria liturgica del Beato Pino, deve segnare sempre più la coscienza della nostra Chiesa locale”.

Ed è un invito a camminare nel suo solco: “Ci deve portare a continuare il suo solco, facendo nelle nostre comunità le sue stesse scelte, nella pastorale di ogni giorno: il primato del Vangelo sulle nostre labbra perché meditato nel cuore, la parresia evangelica nelle nostre scelte sempre più prossime alle reali esigenze dei nostri territori parrocchiali, delle case della nostra gente, dei nostri quartieri. Senza mai tentennare e senza lasciarsi tentare dagli orpelli del potere e della menzogna delle collusioni”.

(Foto: Arcidiocesi di Palermo)

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