XXIV domenica: Gesù e la sua missione

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Il brano del vangelo ci offre la vera dimensione spirituale e sacramentale del Cristo. La visione profetica del Messia era degenerata nei capi del popolo e in quanti aspettavano l’avvento del Salvatore. Essere discepoli di Cristo faceva sognare fame di potere, regno, possibilità di diventare i veri protagonisti dell’era nuova annunziata dai profeti e segnata dalla liberazione della Palestina, dalla conquista materiale, dalla restaurazione dell’età aurea del popolo ebreo.

Basta pensare ai due discepoli di Emmaus, che se ne andavano tristi, dopo la passione e morte di Gesù, perché le attese sembravano ormai svanite nel nulla. A Gesù interessa non  illudere né deludere a quanti lo seguono; Egli percorre le vie della Palestina annunziando il Vangelo, la buona novella che riguarda l’amore misericordioso di Dio verso tutti gli uomini.

Gesù prende atto che la visione del Messia è stata stravolta dai capi del popolo e dagli scribi e farisei; a Lui non interessa farsi protagonista con falsa pubblicità, ma Egli è venuto per annunziare la verità di Dio e dar vita alla nuova alleanza tra la divinità e l’uomo. Nel dialogo tra Gesù e i suoi discepoli emerge così la vera immagine messianica di Cristo, anche se questa immagine viene a sconvolgere la falsa idea messianica che, forse, aveva spinto gli stessi dodici apostoli a lasciare tutto per seguirlo.

Gesù pertanto chiede agli apostoli: cosa pensa la gente di me? E questi evidenziano subito l’entusiasmo del popolo che riteneva Gesù un grande personaggio della storia: Elia, Geremia, Mosè, Giovanni Battista risuscitato. Alla seconda domanda strettamente personale di Gesù che chiede: voi cosa dite di me? L’apostolo Pietro risponde a nome di tutti: tu sei il Cristo di Dio. Gesù non nega questa realtà ma evidenzia subito la missione salvifica che egli è venuto a svolgere.

Egli non è solamente quel Messia dolce, arrendevole, buono con tutti dinanzi al quale i ciechi vedono, i morti risuscitano, i muti parlano e con cinque pani sfama una moltitudine di oltre 5.000 uomini; Egli è il Messia che dà la vita per salvare gli uomini; Egli dovrà morire in croce ma il terzo giorno risuscitare per la realizzazione di un regno di giustizia e di amore. Egli è il ‘servo sofferente’ che insegna a tutti ‘chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua’.

Per essere cristiani, suoi discepoli, è necessario pertanto avere l’idea esatta della sua identità; le idee errate portano ad un Gesù anche ‘superstar’, affascinante, grandioso,  ma sempre uomo in mezzo agli uomini; è necessario pensare a Gesù alla miniera di Dio e non secondo gli uomini. Ecco la vera fede che prepara il discepolo ad essere un testimone fedele di Cristo risorto perché vero uomo e vero Dio.

Occorre agire in conformità all’insegnamento di Cristo che regna dalla croce e rimprovera Pietro quando questi lo vorrebbe distogliere dalla sua missione e lo apostrofa: ‘vai dietro a me, satana, tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini’. Poi aggiunge: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’.

Seguire Cristo è facile, in realtà, se vogliamo vedere solo Gesù quando accarezza i bambini, o compie prodigi in favore dell’uomo; è difficile se vogliamo coglierlo in tutta la sua missione salvifica. E’ difficile ma non è impossibile! La prima radicale vittoria che Gesù impone è quella su se stessi, che umanamente sembra una sconfitta: vincere se stessi: la superbia, l’orgoglio; sconfiggere le false attese perché trionfi l’amore.

Gesù sconvolge i progetti umani con il discorso  della montagna: il  programma delle beatitudini dove sta a base e fondamento la fede in Dio e l’amore concreto. Per realizzare il progetto messianico c’è una sola strada: ascoltare il Cristo ed innestarsi a Lui con il battesimo. Il Battesimo è il sacramento che ci rende partecipi della sua morte e risurrezione.

Questo avvenimento di grazia cancella tutte le divisioni etnico-religiose, le discriminazioni dovute alle diverse condizioni sociali, alla razza, al sesso: ‘non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna perché tutti siamo uno in Cristo Gesù’. Gesù ha realizzato questa unità per mezzo del sacrificio della croce su cui affisse se stesso per il perdono, per il riscatto e per la vita dell’umanità intera. E’ morto in croce ‘per radunare insieme nell’unità i suoi figli dispersi’.

Questo è il mistero dell’amore divino che ha creato l’uomo e lo chiama ora alla salvezza. La croce di Cristo che salva tutti è un appello costante a superare tutte le divisioni; la croce di Cristo proietta un raggio di luce anche sull’angoscioso  interrogativo che scaturisce dalla esperienza del dolore.

Ecco il mistero salvifico di Cristo! Vivi nella  gioia, vivi con fede profonda il tuo battesimo e si schiariranno i momenti bui della vita.  Fede sincera e amore profondo è il vero binomio che  permette di superare la crisi dell’uomo in cerca della vera felicità.

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