Teologia del gioco

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È da poco uscito l’ultimo libro di una delle nostre firme che si intitola “Teologia del gioco” edito presso Aracne Editrice. Di fronte ad un’opera del genere ci si potrebbe chiedere “cosa ha a che fare il gioco con la teologia?”. Apparentemente sembra esserci una distanza, se non addirittura, date certe idee, un abisso tra gioco e teologia.

In realtà indagando il “ludus” nei suoi diversi aspetti e nelle sue differenti forme si può agevolmente dimostrare il guadagno per la teologia dell’assunzione della “categoria” del gioco, dopo aver chiarito in cosa consista tale fenomeno umano. Inoltre mettendoci sulle spalle di giganti in teologia, come Jürgen Moltmann, Hugo Rahner, Klaus Hemmerle, con loro e mai contro di loro, si può persino tentare di proseguire il discorso teologico.

In effetti è possibile sondare l’ambito biblico, recuperare alcuni frammenti di teologia ludica sparsi in due mila anni di pensiero e, infine, mettere in luce quei motivi di estetica ludica che possono essere a fondamento di una strutturata e argomentata proposta teologica.

Così facendo emerge un’opera dal forte carattere interdisciplinare che collega diverse discipline come l’antropologia, la psicologia, la filosofia, la storia delle religioni e, allo stesso tempo, dà dignità ad un fenomeno umano, come il gioco, non molto indagato.

Il volume, pertanto, merita la lettura perché, superando i confini, forse gli steccati, tra ambiti che spesso non vogliono dialogare tra loro, dà a pensare confermando la bellezza di una ricerca teologica che si dimostra non autoreferenziale

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