Il papa all’Azione Cattolica: missionaria, sinodale e laica

Oggi il Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana è stato ricevuto in udienza da papa Francesco, in occasione della XVII Assemblea nazionale dell’Ac. Un discorso denso, di fiducia verso l’Ac e di speranza per un futuro dove l’impegno dei laici è in prima linea a servizio della Chiesa e dell’Italia:
“Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo specchio. E’ camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo.
Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione”.
Nel ringraziare per l’incontro il presidente nazionale, Matteo Truffelli, ha sottolineato il significato del ‘sogno’, come è scritto nell’enciclica ‘Fratelli tutti’:
“E’ questa la prospettiva che abbiamo scelto per la nostra Assemblea, che vede quasi ottocento delegati delle diverse diocesi italiane impegnati a verificare e progettare il cammino dell’Associazione per i prossimi anni. Vogliamo tentare, insieme, di leggere in profondità il tempo che stiamo vivendo per trovare dentro di esso i sentieri da percorrere verso la realizzazione di un’autentica conversione missionaria”.
In conclusione ha ribadito la missione sinodale dell’associazione: “L’Azione Cattolica è fatta di uomini e donne di ogni età, provenienza territoriale, appartenenza sociale e formazione culturale, che desiderano camminare gli uni con gli altri per condividere la bellezza della comune vocazione alla santità e all’apostolato.
In ascolto reciproco e in ascolto del tempo che abitiamo. E’ questo il nostro modo, semplice ma appassionato, di vivere la corresponsabilità laicale. Ed è ciò che abbiamo da donare alla Chiesa italiana, anche per sostenerla nel cammino sinodale che la attende”.
Mentre l’assistente nazionale, mons. Gualtiero Sigismondi ha ricordato l’incontro del 20 maggio 1978 dell’allora assistente dell’ACR, don Antonio Tigli con san Paolo VI: “Padre Santo, quello sguardo, quel sorriso e quello slancio li avvertiamo anche noi, li percepiamo in questo gesto di accoglienza nella Sua Casa”.
Nel ringraziamento il papa ha ricordato ai soci le tre parole fondamentali dell’associazione: Azione Cattolica Italiana: “Desidero offrirvi qualche spunto per tornare a riflettere sul compito di una realtà come l’Azione Cattolica Italiana, in modo particolare dentro un tempo come quello che stiamo vivendo. Seguirò le tre parole azione, cattolica e italiana”.
Innanzitutto l’azione è importante per l’associazione, perché mette in missione: “Il Vangelo ci assicura che l’agire appartiene al Signore: è Lui che ne ha l’esclusiva, camminando “in incognito” nella storia che abitiamo.
Ricordare questo non ci deresponsabilizza, ma ci riporta alla nostra identità di discepoli-missionari… Ricordare che l’azione appartiene al Signore permette però di non perdere mai di vista che è lo Spirito la sorgente della missione: la sua presenza è causa, e non effetto, della missione”.
Ed ha sottolineato due caratteristiche di questa azione: “Direi prima di tutto la gratuità. La spinta missionaria non si colloca nella logica della conquista ma in quella del dono. La gratuità, frutto maturo del dono di sé, vi chiede di dedicarvi alle vostre comunità locali, assumendo la responsabilità dell’annuncio; vi domanda di ascoltare i vostri territori, sentendone i bisogni, intrecciando relazioni fraterne.
La storia della vostra Associazione è fatta di tanti ‘santi della porta accanto’ (tanti!), ed è una storia che deve continuare: la santità è eredità da custodire e vocazione da accogliere.
Una seconda caratteristica del vostro agire che vorrei sottolineare è quella dell’umiltà, della mitezza. La Chiesa è grata all’Associazione a cui appartenete, perché la vostra presenza spesso non fa rumore (lasciate che il rumore lo faccia lo Spirito, voi non fate rumore), ma è una presenza fedele, generosa, responsabile”.
La seconda parola è cattolica, che qualifica l’identità: “La parola ‘cattolica’ si può dunque tradurre con l’espressione ‘farsi prossimo’, perché è universale… Essere associazione è proprio un modo per esprimere questo desiderio di vivere e di credere insieme. Attraverso il vostro essere associazione, oggi testimoniate che la distanza non può mai diventare indifferenza, non può mai tradursi in estraneità”.
Inoltre è cattolica perché è popolare: “E non dimentichiamo che la vostra esperienza associativa è ‘cattolica’ perché coinvolge ragazzi, giovani, adulti, anziani, studenti, lavoratori: un’esperienza di popolo. La cattolicità è proprio l’esperienza del santo popolo fedele di Dio: non perdete mai il carattere popolare! In questo senso, di essere popolo di Dio”.
La terza parola sottolinea il suo carattere di servizio inserito nella storia italiana attraverso il dialogo: “La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra.
In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare.
In questo senso la vostra Associazione costituisce una ‘palestra’ di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo”.
(Foto: Azione Cattolica Italiana)