Papa Francesco: le Beatitudini sono la forza dei martiri
Dopo l’incontro di papa Francesco con l’ayatollah al-Sistani e il raduno interreligioso a Ur, che ha definito ‘storici’, il premier iracheno, Mustafa al-Kadhimi, con un tweet, ha dichiarato il 6 marzo Giornata nazionale della tolleranza e della coesistenza. E nel pomeriggio papa Francesco ha celebrato nella cattedrale caldea di san Giuseppe a Baghdad la Messa in rito caldeo, alla presenza del presidente iracheno, Barham Salih, accompagnato dalla moglie.
La Chiesa caldea in Iraq ha una storia lunga secoli ed è la componente maggioritaria tra i cattolici del Paese. Il rito è introdotto da diverse preghiere cantate del I e II secolo. La lingua liturgica è il siriaco, un idioma derivato dall’aramaico, parlato in una forma moderna da una parte dei fedeli.
Nell’omelia il papa ha sottolineato tre parole fondamentali, sapienza, testimonianza e promesse, evidenziando che la sapienza è stata sempre coltivata in Iraq: “La sua ricerca da sempre affascina l’uomo; spesso, però, chi ha più mezzi può acquisire più conoscenze e avere più opportunità, mentre chi ha meno viene messo da parte.
E’ una disuguaglianza inaccettabile, che oggi si è dilatata. Ma il Libro della Sapienza ci sorprende, ribaltando la prospettiva… Per il mondo, chi ha di meno è scartato e chi ha di più è privilegiato. Per Dio no: chi ha più potere è sottoposto a un esame rigoroso, mentre gli ultimi sono i privilegiati di Dio”.
E Gesù completa la visione di Dio riguardo la sapienza: “Gesù, la Sapienza in persona, completa questo ribaltamento nel Vangelo: non in un momento qualunque, ma all’inizio del primo discorso, con le Beatitudini. Il capovolgimento è totale: i poveri, quelli che piangono, i perseguitati sono detti beati.
Com’è possibile? Beati, per il mondo, sono i ricchi, i potenti, i famosi! Vale chi ha, chi può, chi conta! Per Dio no: non è più grande chi ha, ma chi è povero in spirito; non chi può tutto sugli altri, ma chi è mite con tutti; non chi è acclamato dalle folle, ma chi è misericordioso col fratello”.
Per il papa questa proposta è sapiente: “La proposta di Gesù è sapiente perché l’amore, che è il cuore delle Beatitudini, anche se pare debole agli occhi del mondo, in realtà vince. Sulla croce si è dimostrato più forte del peccato, nel sepolcro ha sconfitto la morte.
E’ lo stesso amore che ha reso i martiri vittoriosi nella prova, e quanti ce ne sono stati nell’ultimo secolo, più che nei precedenti!.. Vivere le Beatitudini, allora, è rendere eterno quello che passa. E’ portare il Cielo in terra”.
E le Beatitudini sono applicabili da tutte attraverso la testimonianza: “Esse non chiedono di fare cose straordinarie, di compiere imprese che vanno oltre le nostre capacità. Chiedono la testimonianza quotidiana.
Beato è chi vive con mitezza, chi pratica la misericordia lì dove si trova, chi mantiene il cuore puro lì dove vive. Per diventare beati non bisogna essere eroi ogni tanto, ma testimoni ogni giorno.
La testimonianza è la via per incarnare la sapienza di Gesù. E’ così che si cambia il mondo: non con il potere o con la forza, ma con le Beatitudini”.
Inoltre le beatitudini narrano la pazienza di Dio: “La pazienza di ricominciare ogni volta è la prima qualità dell’amore, perché l’amore non si sdegna, ma riparte sempre.
Non si intristisce, ma rilancia; non si scoraggia, ma resta creativo. Di fronte al male non si arrende, non si rassegna. Chi ama non si chiude in sé stesso quando le cose vanno male, ma risponde al male con il bene, ricordando la sapienza vittoriosa della croce”.
A queste due parole è collegata la promessa, che per il papa si compie attraverso la debolezza dell’uomo, come è avvenuto con Abramo: “Dio fa beati coloro che percorrono fino in fondo la via della loro povertà interiore.
La strada è questa, non ce n’è un’altra. Guardiamo al patriarca Abramo. Dio gli promette una grande discendenza, ma lui e Sara sono anziani e senza figli. Proprio nella loro anzianità paziente e fiduciosa Dio opera meraviglie e dona loro un figlio…
Guardiamo alla Madonna, che proprio quando per la Legge non può avere figli viene chiamata a diventare madre. E guardiamo a Pietro: rinnega il Signore e Gesù chiama proprio lui a confermare i fratelli. Cari fratelli e sorelle, a volte possiamo sentirci incapaci, inutili. Non crediamoci, perché Dio vuole compiere prodigi proprio attraverso le nostre debolezze”.
Il papa ha terminato l’omelia con un incoraggiamento: “Cara sorella, caro fratello, forse guardi le tue mani e ti sembrano vuote, forse nel tuo cuore serpeggia la sfiducia e non ti senti ripagato dalla vita. Se è così, non temere: le Beatitudini sono per te, per te che sei afflitto, affamato e assetato di giustizia, perseguitato.
Il Signore ti promette che il tuo nome è scritto nel suo cuore, nei Cieli! E io oggi Lo ringrazio con voi e per voi, perché qui, dove nell’antichità è sorta la sapienza, in questi tempi si sono levati tanti testimoni, spesso trascurati dalle cronache, ma preziosi agli occhi di Dio; testimoni che, vivendo le Beatitudini, aiutano Dio a realizzare le sue promesse di pace”.
Al termine della celebrazione eucaristica il patriarca di Babilonia dei Caldei, sua Beatitudine Louis Raphael Sako, ha ringraziato il papa per la presenza: “Santità, la vostra visita incoraggerà gli iracheni a superare il doloroso passato, in vista della riconciliazione nazionale, della guarigione dalle ferite, della coesione e della cooperazione per la crescita, la pace e la stabilità, semplicemente perché sono fratelli diversi e cittadini della terra di Abramo, e perché l’Iraq è la loro casa comune.
Per noi cristiani, questa visita è un’opportunità per fare un pellegrinaggio alle nostre prime radici, per una conversione, e per mantenere la nostra identità irachena e cristiana… Pertanto, non dovremmo lasciare che la vostra visita e le vostre parole passino inosservate, senza lasciare un segno su di noi, nelle nostre chiese e nel nostro paese”.
(Foto: Santa Sede)