La profezia di Shahbaz Bhatti 10 anni dopo
Un raduno dei giovani e una solenne Eucarestia celebrata nel villaggio natio Khushpur, nella provincia del Punjab, dove Shahbaz Bhatti è anche sepolto: così la comunità cristiana in Pakistan commemora e celebra il decimo anniversario della scomparsa del ministro cattolico per le minoranze religiose.
Il 2 marzo 2011 Bhatti è stato ucciso in un attentato terroristico a Islamabad: ieri i cristiani in Pakistan, accanto a uomini e donne di altre comunità religiose, hanno meditato sull’eredità del ministro pakistano, mentre nella comunità cattolica si sollecita la richiesta perché ne sia ufficialmente riconosciuto il martirio.
La sua azione fu sempre ispirata dal bene per gli emarginati e gli oppressi, dalla adesione totale alla lotta per l’uguaglianza umana, per la giustizia sociale e per la libertà religiosa. La sua uccisione fu rivendicata dal gruppo Tehrik-i-Taliban Pakistan, il movimento dei talebani in Pakistan, che lo definì un bestemmiatore di Maometto.
A cinque anni dalla morte, nel 2016, è stata aperta la causa di beatificazione. Paul Bhatti, suo fratello, dal 2011 al 2014 Ministro dell’armonia e delle minoranze, da 10 anni mantiene viva la memoria e le iniziative di Shahbaz, unica via d’uscita dal terrorismo e dall’odio.
Don Emmanuel Parvez, parroco a Faisalabad, cugino e padre spirituale di Bhatti, ha ricordato all’Agenzia Fides che egli si è impegnato a promuovere l’istruzione per tutti, soprattutto per i giovani discriminati ed emarginati, come quelli cristiani e indù: “Così oggi è urgente continuare a lavorare in Pakistan perché sia garantito l’accesso all’istruzione, diritto sancito nella Costituzione pakistana. Solo così riusciremo a sconfiggere la cultura della violenza e il fanatismo”.
Per questo la diocesi di Roma ha voluto ricordarlo, venerdì scorso, con una messa nella chiesa di san Bonaventura da Bagnoregio, attraverso la testimonianza del fratello: “Ancora oggi, dopo tutti questi anni, penso a mio fratello come a un uomo che ha avuto la fede ma anche la capacità di impegnarsi nella difesa dei diritti umani al di sopra di ogni appartenenza religiosa, ideologia o casta.
Anche alla luce della situazione attuale del Pakistan, sono in molti a riconoscere che quella da lui promossa è l’unica via d’uscita dal baratro dell’estremismo religioso e dalla violenza purtroppo ancora troppo presenti nel mio Paese…
Mio fratello è stato il primo a parlare di dialogo interreligioso, a promuovere i primi gruppi di dialogo. E oggi sempre di più coloro che arrivano alla comprensione che violenza e estremismo sono sbagliati e alla fine degradano la società.
Shahbaz ha valorizzato la libertà di ogni individuo a scegliere secondo le proprie inclinazioni, avvertendo però che se questo diritto viene violato risulta inutile. Una scelta di centralità per l’uomo e quindi di rispetto dei diritti umani che non è rivoluzionaria ma certamente, come sottolineato anche da papa Francesco, necessaria”.
Non è facile addentrarsi nel disegno della vita politica che ha fatto di Bhatti un simbolo e un paladino dell’impegno nella lotta per i diritti umani, per la giustizia sociale e per la revisione della legge di blasfemia in Pakistan.
La sfida di entrare nelle pieghe della sua esistenza, del suo pensiero e della sua azione politica con una puntuale biografia, ‘Shahbaz Bhatti – L’aquila del Pakistan’, l’hanno affrontata Paolo Affatato, giornalista responsabile della redazione Asia nell’agenzia di stampa vaticana Fides e Emmanuel Parvez, sacerdote pakistano, parroco nella diocesi di Faisalabd che è stato confidente spirituale di Shahbaz Bhatti:
“I giovani di Khushpur e dei villaggi vicini riconobbero ben presto in Shahbaz l’unica speranza e l’unico leader di un popolo che viveva nell’oscurità della discriminazione e della costante minaccia. Con lui organizzarono manifestazioni e seminari per creare consapevolezza tra la gente.
Operai, contadini, piccoli commercianti e lavoratori delle industrie dei mattoni parteciparono in massa a queste riunioni volute da Bhatti. Riconoscevano in lui un leader sincero. I discorsi di Shahbaz Bhatti furono motivo di grande ispirazione per tutti. Anche i musulmani condividevano le stesse idee e spesso si congratulavano con lui”.