Redattore Sociale compie 20 anni
Il 21 febbraio 2001, giorno in cui va online il primo ‘lancio’, nasce ‘Redattore Sociale’ per volere della Comunità di Capodarco e del presidente, don Vinicio Albanesi, con l’obiettivo di trattare i ‘temi del disagio e dell’impegno sociale in Italia e nel mondo’.
L’agenzia è il risultato di una forte sensibilità della Comunità alla comunicazione, culminata nel 1994 con l’organizzazione di un seminario di formazione per i giornalisti sui temi del disagio e dell’impegno sociale: si intitola ‘Redattore sociale’ ed è il primo di una serie di incontri di tre giorni che attireranno ogni anno a Capodarco 200 giornalisti da tutta Italia. Sono così i seminari a dare il nome all’agenzia e poi al network.
In un editoriale sul sito dell’agenzia don Albanesi ha ripercorso i momenti cruciali: “L’Agenzia Redattore Sociale è sorta per una serie di circostanze favorevoli, nate da lontano per concretizzarsi in una iniziativa stabile venti anni fa.
Il clima sociale dalla metà degli anni ’70 fino al 2000 aveva aggiornato in modo sostanziale le politiche sociali in Italia: la Legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi (1978); il servizio sanitario nazionale (1978); la legge sugli stupefacenti (1990); la legge quadro sulla disabilità (1992), la promozione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (1997); la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (2000). Un clima che aveva coinvolto il mondo del volontariato, esploso con le comunità di accoglienza”.
Di quel periodo anche la Comunità di Capodarco ha dato il suo apporto: “Tra queste anche la nostra Comunità di Capodarco, sorta addirittura nel 1966: la validità delle risposte delle comunità spingeva a far conoscere la presenza e i metodi utilizzati nel territorio nazionale.
E’ il periodo della discussione sulle varie scuole di pensiero, con la chiusura dei grandi istituti assistenziali, dell’approccio al mondo della tossicodipendenza, dell’immigrazione, della prostituzione, della psichiatria: don Ciotti, don Picchi, San Patrignano, Saman, don Gelmini, Sant’Egidio, Emergency, don Benzi… nomi e storie diverse, ma tutte protese a dare risposte ai disagi sociali, esplosi nel periodo del boom economico.
Sentimmo l’esigenza di far conoscere, spiegare, proporre risposte che, nel rispetto delle persone, avevano la capacità di aiutare fasce di popolazione fragile”.
Ma come sempre occorreva far conoscere e quindi comunicare: “Da qui i contatti con il mondo della comunicazione: con i giornalisti del gruppo di Fiesole (fine anni ’80) fino ad arrivare a veri e propri seminari a Capodarco, iniziati nel 1994 e tenuti ininterrottamente fino ad oggi, eccetto il 2020, a causa della pandemia…
La presenza e l’incoraggiamento di persone addette alla comunicazione, anche nelle posizioni apicali, oltre all’incoraggiamento del mondo istituzionale, politico e aziendale, determinarono la nascita di Redattore Sociale, un’agenzia sociale giornaliera.
L’attuale assetto è composto da due redazioni (Capodarco e Roma), dieci giornalisti, due strutture di corrispondenza da Milano e Bologna, vari corrispondenti regionali e altri collaboratori occasionali, dieci dipendenti tra area documentazione ed archivio, area web, abbonamenti e area amministrativa”.
Ed infine ha lanciato una ‘sfida’ a cui Redattore Sociale è chiamato: “La sfida odierna è la capacità di leggere i fenomeni in termini talmente ampi da diventare globali. Per la diffusione e l’utilizzo della rete, per il legame degli eventi che sono interconnessi: si pensi alla disabilità, all’immigrazione, alla diffusione delle sostanze o della tratta.
Il futuro di Redattore Sociale è diventato impegnativo: la sola notizia di cronaca evoca, in prima battuta, i mondi ai quali appartiene, ma non dimentica i collegamenti dai quali è sorta e le conseguenze che produce. Questa impostazione aiuta a leggere la realtà sociale con sguardo completo e veritiero.
E’ l’impegno dell’Agenzia, il cui obiettivo è affiancare alla corretta informazione i valori positivi di molte persone impegnate nel dare risposte per una società paritaria e in pace”.
Il direttore responsabile, Stefano Caredda (ha collaborato con Korazym), ha sottolineato che l’agenzia ha raccontato gli avvenimenti da ‘un altro punto di vista’: “Abbiamo raccontato la cronaca, e in alcuni casi la storia, da un altro punto di vista, il nostro e quello di coloro a cui abbiamo dato voce.
E abbiamo contribuito a dare dignità di notizia ad un’infinità di accadimenti che per tutti sarebbero altrimenti passati inosservati. Avremo presto modo di ripercorrere, in piccolo, quanto è successo in questi due decenni, ma fin da ora diciamo il nostro grazie alle tante persone che abbiamo incontrato, a coloro che ci hanno letto, a quanti ci hanno aiutato, a chi ci ha sostenuto e continua a farlo”.
(Foto: Redattore Sociale)