Prof. Cantelmi: costruire ponti di dialogo tra adulti e giovani
Notizie delle scorse settimane parlano di baby gang che si fronteggiano nelle piazze, figli che picchiano i genitori e gruppi di giovanissimi che in chat divulgano materiale pedopornografico e inneggiano al nazismo… Però tale fenomeno non può essere spiegato solo con la pandemia ed il lockdown, ma è anche dovuto alla mancanza di punti di riferimento ed alimentato da influencer, come sostiene il prof. Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), che spiega da dove deriva questa violenza, che coinvolge i ragazzi:
“Innanzitutto osserviamo una precocizzazione dei comportamenti violenti. I protagonisti di queste maxi risse sono tutti ragazzini. Stiamo assistendo all’amplificazione dei comportamenti di ‘discontrollo’ degli impulsi, tipico degli adolescenti, anche grazie ai social”.
Da cosa dipendono queste violenze?
“Negli ultimi tempi i giovanissimi, parliamo di ragazzini tra i 12 e i 16 anni, tendono ad organizzarsi in una sorta di bande, molto territoriali, caratterizzate da identità di quartiere. Questo nelle grandi città, ma anche nelle piccole. Queste bande sembrano essere disponibili a fare violenza, a volte anche su adulti, il più delle volte su altri ragazzini, sui loro coetanei.
Tutto questo è alimentato molto da influencer, chat, musica rapper e derivati, stereotipi criminali molto in voga sui social. E’ un fenomeno difficile da decifrare, ma caratterizzato fondamentalmente dalla ricerca di identità attraverso l’identificazione in bande connotate in senso aggressivo, antisociale, dove affermare se stessi significa essere violenti”.
C’è una relazione con la pandemia?
“Sì, purtroppo c’è una relazione fra gli eventi correlati alla pandemia e questi comportamenti. Il cervello degli adolescenti vede una prevalente attività del cervello limbico. Quando c’è una situazione minacciosa si attiva il sistema limbico che disattiva la corteccia cerebrale: siamo meno riflessivi!
Questo meccanismo neuro biologico è esaltato negli adolescenti proprio perché il loro cervello è più immaturo e reagisce agli stimoli attivando maggiormente il sistema limbico. Ecco dunque che comportamenti irrazionali, aggressivi e reattivi si incrementano”.
Quanto ha influito il lockdown?
“Purtroppo ha influito molto! Intanto perché un grande contenitore e mediatore sociale, come la scuola, è venuto a mancare. Inoltre le forme di restrizione dei comportamenti sociali sono state vissute come oppressive dai più giovani, che spesso hanno alimentato forme di negazionismo del virus e della portata grave dell’infezione.
Ma soprattutto quello che ha influito è stato il prolungarsi delle restrizioni, che è divenuto insopportabile. Quindi in qualche modo i giovanissimi stanno esprimendo il loro disagio rispetto ad una modalità sociale molto restrittiva”.
Però anche precedentemente esistevano tali violenze: perché tale enfatizzazione?
“La differenza ora è che queste violenze hanno una grande visibilità social. Gli scontri fra le bande, i regolamenti di conti tra ragazzini su modalità copiate da serie TV, la necessità di rappresentare tutto sui vari siti ha messo in evidenza un mondo sotterraneo che coniuga precocità e violenza. La verità è che gli adulti ignorano gravemente quello che avviene nel mondo dei ragazzini e degli adolescenti oggi”.
Quali sono le responsabilità della famiglia?
“Noi genitori, forse troppo concentrati su noi stessi, sui nostri conflitti irrisolti, sui nostri immaturità adolescenziali, noi genitori ignoriamo il mondo dei ragazzini e degli adolescenti. Poi rimaniamo sorpresi quando una ragazzina di 10 anni si toglie la vita cercando di fare un filmato da postare su un qualche social!
Eventi come questi a cui ho accennato evidenziano come gli adulti ignorino completamente il mondo dei giovanissimi. Ma è interessante anche il contrario: i giovanissimi ignorano il mondo degli adulti, non lo contestano più, ma sono indifferenti”.
E’ possibile invertire la rotta?
“C’è una frattura formidabile tra il mondo dei bambini, di ragazzi, degli adolescenti e il mondo degli adulti. Questa frattura è sancita anche delle tecnologie. Occorre ripartire proprio da questo, della necessità di costruire ponti, dialoghi e contatti fra il mondo dei ragazzi e il mondo degli adulti. E’ necessario che i ragazzi abbiano più fiducia anche negli adulti e per questo è necessario che gli adulti siamo più autorevoli, più affascinanti, meno deludenti di quanto lo sono oggi”.
Allora, come costruire ‘ponti di dialogo’ tra genitori e figli?
“Il vero problema è superare l’indifferenza dei giovanissimi verso il mondo degli adulti. Noi adulti non siamo più affascinanti, siamo deludenti, siamo considerati boomers, coloro cioè che hanno costruito un mondo sbagliato, un mondo egoista, un mondo che non ha tenuto conto del futuro.
I giovanissimi sono indifferenti alle offerte degli adulti, io credo che dovremmo concentrarci sul comprendere il perché di questa indifferenza e fare un passo avanti. Questo passo avanti però tocca agli adulti. Per aiutare i giovani bisogna far crescere gli adulti!”
(Foto: Sermig)