La festa di sant’Andrea introduce la festa dell’Immacolata

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“Nella festa dell’Apostolo Andrea, amato fratello di san Pietro e santo patrono del Patriarcato Ecumenico, esprimo con gioia a Sua Santità la mia vicinanza spirituale ancora una volta attraverso la delegazione. Mi unisco a lei nel rendere grazie a Dio per i ricchi frutti della divina provvidenza, manifesti nella vita di sant’Andrea”.

Così inizia il messaggio di papa Francesco al patriarca ecumenico Bartolomeo per la festa di sant’Andrea, ‘il primo dei chiamati’ in cui ha sottolineato la fraternità tra loro: “A tale proposito, riconosco che il desiderio di una sempre maggiore vicinanza e comprensione tra cristiani si è manifestato nel Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli prima che la Chiesa cattolica e altre Chiese s’impegnassero nel dialogo. Ciò si può chiaramente vedere nella lettera enciclica del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico rivolta alle Chiese in tutto il mondo esattamente cento anni fa”.

Infine ha sottolineato le buone relazioni tra le due Chiese: “Possiamo rendere grazie a Dio per il fatto che le relazioni tra la Chiesa cattolica e il Patriarcato ecumenico sono cresciute molto nell’ultimo secolo, anche se continuiamo ad anelare all’obiettivo della restaurazione della piena comunione espressa attraverso la partecipazione allo stesso altare eucaristico.

Sebbene gli ostacoli rimangano, sono fiducioso che camminando insieme nell’amore reciproco e perseguendo il dialogo teologico, raggiungeremo questo obiettivo.

Tale speranza è basata sulla nostra fede comune in Gesù Cristo, inviato da Dio Padre per riunire tutti gli uomini in un corpo, e pietra d’angolo della Chiesa una e santa, santo tempio di Dio, nella quale tutti noi siamo pietre viventi, ognuno secondo il proprio particolare carisma o ministero conferitogli dallo Spirito Santo”.

E nel giorno della festività nella Basilica dei Santi Apostoli, il card. Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, ha celebrato la santa Messa in occasione della Novena dell’Immacolata nel ‘dies orientalis’ come consueto appuntamento che precede il Natale:

“Nella preghiera di intercessione che gli chiediamo abbracciamo le sponde del Mar Mediterraneo, facendo tappa a Istanbul per unirci spiritualmente al Patriarca Bartolomeo che volle visitare e pregare in questa Basilica durante la sua visita a Roma nel maggio 2018 ; sospinti dallo zelo missionario dell’Apostolo ci facciamo idealmente pellegrini in tutte le terre del mondo da cui si leva un grido che chiede sollievo dal flagello della pandemia, in modo particolare quelle messe a dura prova dal già difficile contesto di povertà o guerra”.

Nel commento alla prima lettura il prefetto ha sottolineato il mancato riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio: “Nel contesto del brano, inserito nei capitoli dedicati al mistero di Israele, mentre si mette in luce il dramma e il mistero del mancato riconoscimento e accoglienza a Gesù, si sottintende che qualcuno ha creduto, e questo è stato possibile grazie all’ascolto della parola che riguarda Cristo.

In primo luogo, si potrebbe pensare ai Dodici, il cui numero evoca quello delle tribù del popolo dell’alleanza. Il brano evangelico ci ha fatto contemplare la chiamata di Andrea, del fratello Simon Pietro, e poi dei figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: alla voce del Signore, essi lasciano tutto e lo seguono.

A ben pensarci però, in tutti loro si è aperta una ferita nella sequela nei giorni della Pasqua: chi lo ha rinnegato, come Pietro, chi è fuggito per paura e per lo sconvolgimento di Messia che si era lasciato arrestare e crocifiggere”.

In questo giorno la ‘contemplazione’ è alla Madonna: “In Maria Santissima tuttavia noi contempliamo un resto di Israele totalmente puro, che preservato dal dubbio, dalla paura e dal peccato per singolare dono di Dio, ha potuto liberamente accogliere quella Parola che l’ha resa Madre del Verbo.

In Lei specialmente si trova realizzata la parola dell’Apostolo Paolo: la fede che nasce dall’ascolto in Lei è diventato un ascolto che genera la vita del Figlio di Dio in mezzo a noi. Per questo giustamente la cantiamo con titolo tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in te!”

Ecco, allora, l’invocazione all’Immacolata per la guida sulla strada della santità: “Noi preghiamo Maria Santissima e la supplichiamo nella novena della festa dell’Immacolata consapevoli della nostra pochezza, ma non per compiacerci di essa, bensì per chiedere la forza di percorrere con maggiore decisione il cammino della santità, abbattendo nel nostro cuore i bastioni della sfiducia, del dubbio che Dio non voglia veramente la nostra felicità che ci renda schiavi anziché figli.

Queste sono le mura di divisione che il padre della menzogna, Satana, insinua dentro di noi, sfigurando il volto di Dio in noi e il nostro stesso volto: egli però teme la preghiera della nostra Madre del cielo, è messo in fuga dalla sua potente intercessione.

Maria è così perché la sua intera esistenza è protesa fin dall’origine verso Cristo, e non sarà mai compiuta finché Cristo non abiti nel cuore di tutti: per questo Le siamo stati affidati sotto la croce del Figlio”.  

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