In Europa esiste la tratta

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In occasione della 14^ Giornata europea contro la tratta di esseri umani, svoltasi domenica scorsa, la Commissione europea ha ribadito il proprio impegno a proteggere le vittime, sostenere i sopravvissuti e perseguire i responsabili della tratta.

Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione e Commissario per la Promozione dello stile di vita europeo, ha dichiarato: “Dato che i criminali continuano a ricavare grandi profitti dallo sfruttamento delle loro vittime, dobbiamo intensificare gli sforzi per prevenire, indagare, perseguire e condannare i trafficanti di esseri umani.

L’individuazione precoce delle vittime sarà un tema specifico del futuro approccio della Commissione riguardo all’eliminazione della tratta di esseri umani, come indicato nella recente strategia per l’Unione della sicurezza”.

La Commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson ha detto che anche in Europa esiste la tratta: “Ogni anno nell’UE migliaia di persone vengono identificate come vittime della tratta di esseri umani, e quasi la metà di esse sono cittadini dell’UE. Il loro numero continua ad aumentare.

I minori rappresentano quasi un quarto di tutte le vittime nell’UE e la maggior parte è costituita da ragazze, vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, lavoro forzato e attività criminali.

Quasi tre quarti delle vittime nell’UE sono donne, vittime della tratta per tutte le forme di sfruttamento, vittime di violenze e disuguaglianza. Tutte le vittime della tratta hanno bisogno di interventi immediati e di sostegno. Oggi ribadiamo il nostro impegno a eliminare la tratta di esseri umani, proteggere le vittime e combattere l’impunità dei responsabili”.

Il quadro giuridico e politico dell’UE si basa sulla direttiva dell’UE contro la tratta di esseri umani, che stabilisce disposizioni rigorose su protezione, assistenza e sostegno alle vittime, nonché sulla prevenzione e l’azione penale. In occasione della giornata sono stati pubblicati online due studi finanziati dalla Commissione, incentrati sui costi economici, sociali e umani della tratta di esseri umani nonché sui meccanismi nazionali e transnazionali di riferimento.

Il primo studio riguarda i costi economici, sociali e umani della tratta di persone, come si legge nel rapporto: “Costi di servizi pubblici extra, di produzione economica deviata e quindi andata perduta, ma anche di valore della qualità della vita perso.

La tratta drena le risorse di tutti, tranne quelle dei trafficanti che continuano a trarre grandi profitti. Mentre le persone trafficate per tutte le forme di sfruttamento subiscono violenza e coercizione. Tutto questo genera gravi danni alla salute fisica e mentale. E questi danni generano anche costi per la società”.

Il secondo studio riguarda invece i meccanismi nazionali e transnazionali di riferimento: “Ogni anno nell’Ue migliaia di persone vengono identificate come vittime della tratta di esseri umani e quasi la metà sono cittadini dell’Ue. Il loro numero continua ad aumentare.

I minori rappresentano quasi un quarto di tutte le vittime nell’Ue e la maggior parte è costituita da ragazze, vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, lavoro forzato e attività criminali. Quasi tre quarti delle vittime sono donne. Hanno bisogno di interventi immediati e di sostegno. Oggi ribadiamo il nostro impegno a eliminare la tratta di esseri umani, proteggere le vittime e combattere l’impunità dei responsabili”.

La lotta contro la tratta degli esseri umani coinvolge circa 45.000.000 persone, di cui il 72% sono donne e bambine. La principale finalità della tratta è lo sfruttamento sessuale (59%), seguito dal lavoro forzato (34%). Per quanto riguarda l’Italia secondo il Trafficking in Persons Report ( Tip) del Dipartimento di Stato americano, si stima che solo per lo sfruttamento sessuale vi siano dalle 30.000 alle 50.000 donne coinvolte nelle tratta.

Ed il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) ha chiesto l’approvazione al più presto il nuovo piano nazionale anti-tratta: “Il precedente è scaduto nel 2018. Da allora il nostro paese è privo di uno strumento essenziale di programmazione delle politiche, che renda efficace l’azione di contrasto verso un fenomeno in continuo cambiamento.

Lo sfruttamento sessuale è oggi più invisibile, ma non meno pervasivo. Sempre più frequenti sono le indagini e i procedimenti su episodi di sfruttamento e grave sfruttamento del lavoro, anche in settori produttivi in precedenza mai toccati dal fenomeno. Una conferma del fatto che il grave sfruttamento si è radicato come una prassi possibile in una condizione del lavoro strutturalmente precaria e indebolita”.

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