L’Azione Cattolica Italiana ha dedicato un minuto per la pace

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‘Dove ti trovi, alle 13 dell’8 giugno, fermati, china il capo e prega per la pace’: questo è stato l’invito che il Forum internazionale di Azione Cattolica, l’Unione delle organizzazioni femminili cattoliche, l’Azione Cattolica italiana, l’Azione Cattolica argentina e la Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale argentina hanno lanciato per ricordare l’incontro avvenuto sei anni fa in Vaticano voluto da papa Francesco per pregare per la pace insieme ai presidenti di Israele e Palestina, Peres e Abu Mazen, e al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, l’8 giugno 2014.

Come ogni anno dal 2014, il Fiac invita uomini e donne di buona volontà, credenti e non credenti, a un minuto di preghiera o di silenzio, ciascuno secondo la propria tradizione. Da soli o con altri, in sicurezza, nelle case o nei luoghi di lavoro o di studio.

Il Fiac, anche in occasione dell’iniziativa di ‘Un minuto per la pace’ 2020 ha chiesto agli aderenti dell’Azione cattolica nel mondo di impegnarsi a diffondere il documento sulla ‘Fratellanza umana per la Pace mondiale e la convivenza comune’, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb in modo che diventi oggetto di ricerca e riflessione in tutti i contesti di vita ‘al fine di contribuire a creare nuove generazioni che portino il bene e la pace e difendano ovunque il diritto degli oppressi e degli ultimi’.

Inoltre è online il trimestrale dell’associazione ‘Segno nel mondo’ con l’editoriale del presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Matteo Truffelli, soffermandosi sul dossier dedicato a ‘come riprendere’ dopo il lungo lockdown:

“La diffusione del virus ci ha gettati in una condizione difficile, sballottati in un’improvvisa  esperienza di fragilità condivisa e, al contempo, spinti a riscoprire la forza e la necessità di quei tanti legami di cui tanto spesso parliamo, ma che altrettanto spesso, e con troppa facilità, diamo per scontati, o mettiamo radicalmente in discussione. Ci ha costretti a guardare a fondo nelle nostre vite, a misurarci con l’inaspettato, cambiare piani, ripensare occasioni e tempi dei rapporti sociali, professionali, scolastici, familiari”.

Ed ha invitato ad abitare la ‘città’ non fuggendo il ‘tempo’ dato: “E’ in questo modo che siamo chiamati ad abitare il tempo che sta prendendo forma: cercando insieme le modalità più adeguate per stare dentro di esso con lo sguardo della fede, che sa cogliere e sa far germogliare il bene presente anche nelle pieghe più difficili della storia. Non c’è dubbio, infatti, che la pandemia ci chiami a un attento esercizio di discernimento condiviso.

La fase più aspra della diffusione del virus ha portato in superficie domande e dubbi che forse molti avrebbero preferito non dover affrontare, ha generato nuovi timori e incertezze, e ha rilanciato l’importanza di ideali e principi svalutati.

Ci ha consegnato tanti elementi di ripensamento sul modo con cui custodiamo, nutriamo ed esprimiamo la nostra fede. Sul nostro esserci assuefatti a una vita liturgica distratta e abitudinaria, sul beneficio che dovremmo impegnarci a trarre dall’essere stati costretti a ‘ripassare i fondamentali’: il senso della preghiera, il valore dell’eucarestia, il bisogno di comunità, la forza della carità”.

Ed ha lanciato una sfida ai soci dell’Azione Cattolica Italiana: “Dovremo saperci immergere in questa realtà, per promuovere dentro di essa una rinnovata cultura dell’alleanza, quale unico saldo fondamento della convivenza più autenticamente umana. E’ la sfida di cui l’Azione cattolica vuole farsi carico”.

(Foto: sito ACI)

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