A Napoli è stata aperta la Casa di Bartimeo

A gennaio è stata inaugurata dal card. di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, ‘Casa Bartimeo’, un polo della carità nel cuore di Napoli, un’opera segno, che prende vita agli inizi di questo anno Giubilare, pensata per le persone più fragili della città, grazie al proprio ramo Ets e con il sostegno della Fondazione ‘Con il Sud’, insieme ad altri enti privati del territorio, a Casa Bartimeo che sorge nel complesso della Basilica di San Pietro ad Aram, lungo il corso Umberto I di Napoli.
In questa Casa possono trovare sostegno e accoglienza diverse fragilità e è la nuova sede del Centro di ascolto diocesano con una comunità residenziale per giovani adulti in condizioni di fragilità che necessitano di riappropriarsi della propria autonomia, un luogo di accoglienza emergenziale per donne e piccoli nuclei familiari, un centro di supporto psicologico, un servizio di consulenza legale per migranti, un importante poliambulatorio solidale.
All’inaugurazione hanno partecipato anche lo scrittore Erri De Luca che ha tenuto una lectio dal titolo ‘Giubileo. Libertà, restituzione e riscatto’ ed il maestro Lello Esposito che, attraverso il progetto ‘Quadreria Sociale’, ha dato vita e colore alle stanze del ‘Polo della Carità’ grazie alle opere realizzate insieme ai detenuti dell’Istituto Penitenziario Giuseppe Salvia di Poggioreale.
‘Casa Bartimeo’ è stata quindi aperta dalle parole del card. Battaglia, ringraziando coloro che si sono adoperati per la realizzazione di questa opera: “Oggi è un giorno di grazia, un giorno in cui i sogni della nostra Chiesa si intrecciano con le lacrime di chi fatica lungo il cammino della vita, correndo il rischio di perdere la speranza. Oggi è un giorno in cui il Vangelo, attraverso il nostro impegno e l’impegno di tutti, si fa carne, si fa casa, si fa abbraccio. E il nome che abbiamo scelto per questa casa, ‘Casa Bartimeo’, porta con sé un significato profondo: Bartimeo, quel cieco seduto lungo la strada, è la figura di ogni uomo e donna che grida per essere visto, ascoltato, accolto”.
Quindi è una casa che apre alla speranza: “Oggi inauguriamo questo segno di solidarietà e fraternità che non è fatto solo di muri, ma di mani intrecciate, di cuori spalancati. ‘Casa Bartimeo’ sarà un rifugio per chi è fragile, per chi è rimasto indietro, per chi si è perso lungo le vie della vita. Ma non sarà solo questo: sarà una scuola di dignità, un laboratorio di speranza, un’officina di futuro.
Qui non ci limiteremo ad assistere, perché l’assistenza è una solidarietà monca, ma cercheremo di accompagnare autonomie, di generare un futuro diverso e possibile. Di generare vita, relazioni, occasioni. Qui vogliamo rimettere al centro gli ultimi, i fragili, quelli che la società scarta. Arricchendo la già preziosissima rete della nostra carità diocesana. Perché, come ci ricorda il Vangelo, è nei piccoli che abita il Regno di Dio”.
Ed ha subito chiarito che tale Casa non è sorta per la beneficenza: “Permettetemi di dirlo con forza: questa Casa non è un’opera di beneficenza, non è un luogo per ‘aiutare i poveretti’. No! Questa Casa – e anche questa Chiesa giubilare dove la tradizione vuole che l’apostolo Pietro abbia celebrato l’Eucarestia nel suo viaggio verso Roma, è una cattedrale della carità, un tempio vivo dove l’amore si fa servizio e la prossimità diventa preghiera concreta. È un luogo dove non si celebra un Dio lontano, ma un Dio che si fa prossimo, un Dio che ci insegna a chinare il capo non per piegarci, ma per sollevare chi è caduto”.
Inoltre ha spiegato il motivo per cui è stata desiderata questa Casa proprio nell’anno giubilare: “Ho voluto che fosse così perché volevo lanciare un messaggio chiaro, un messaggio che parlasse a tutti. Sapete, qui all’ingresso di questa Chiesa, esiste da secoli una porta santa, una porta che per due secoli, fino al 1700, si è aperta nei tempi giubilari. Quella porta non si apre da tempo, è murata e neanche oggi si aprirà. Si, oggi non si aprirà perché ci ricorda una verità più profonda: che c’è una porta santa più importante che dobbiamo varcare tutti, nessuno escluso, la porta dell’amore, la porta della carità, la porta della prossimità”.
Ecco il motivo per cui il giubileo è un cammino: “Vedete, amici miei, il Giubileo non è un evento da celebrare, ma un cammino da vivere. E la porta santa da attraversare non è fatta di legno o di pietra, ma di mani tese e di cuori spalancati. Quella porta è qui, oggi, davanti a noi. In questa Cattedrale della Carità. E’ la porta che ci chiede di uscire dalle nostre sicurezze per andare incontro a chi ha bisogno. E’ la porta che ci invita a sporcarci le mani, a compromettere la nostra vita con quella degli altri, soprattutto con quella dei più fragili”.
L’arcivescovo di Napoli ha concluso l’intervento con l’invito ad essere ‘porte’ aperte: “E permettetemi di concludere con un invito, un invito che faccio a me per primo e a tutti voi: non lasciamo che Casa Bartimeo sia solo un simbolo, non lasciamo che resti solo un luogo. Facciamola diventare uno stile di vita. Perché il vero miracolo non è costruire una casa per i fragili, ma costruire un cuore capace di accogliere tutti, sfidando la comodità e l’indifferenza. Il vero segno del Giubileo non è attraversare una porta, ma diventare noi stessi porte aperte, porte che non si chiudono mai davanti al grido di chi cerca amore”.
E’ stato un invito a non spegnere la ‘luce’ dell’ospitalità e dell’accoglienza: “Oggi, con questa inaugurazione, accendiamo una luce. Una luce che vogliamo tenere viva con il calore dell’amore, con il fuoco della solidarietà. E mentre varchiamo insieme questa porta dell’amore, ricordiamoci che il Regno di Dio comincia proprio da qui, da chi è piccolo, da chi è fragile, da chi ha bisogno.
Ed allora, coraggio, amici miei: alzatevi, come Bartimeo. Entriamo insieme in questa casa che è di tutti e per tutti. Perché il Vangelo non è fatto solo per essere predicato, ma per essere vissuto. Anzi, come ci insegna Francesco il Poverello, per essere annunciato con una vita resa santa dall’amore.
Che Casa Bartimeo da oggi possa scrivere per la nostra Chiesa, con l’inchiostro della solidarietà, pagine di Vangelo e che possano annunciare, con le parole dell’amore vissuto, la bellezza di un Dio che ha a cuore il bene di ogni suo figlio e di ogni sua figlia, nessuno escluso!”
A conclusione ha letto la preghiera composta appositamente per l’inaugurazione: “Amico dei poveri, Signore e Maestro nostro, Porta d’amore, che spalanca vie di resurrezione dove gli uomini innalzano muri di morte, guarda le nostre porte chiuse, quelle che abbiamo sigillato con la paura, con l’egoismo, con l’indifferenza!
Guarda alla nostra umanità che anche in questo tempo giubilare fa fatica a varcare la soglia della speranza, perché incapace di aprire la più sacra delle porte sante: quella dell’Amore. Si, questa porta è chiusa perché la nostra vita è inquinata dall’indifferenza, è chiusa perché non c’è in noi spazio per i poveri, è chiusa perché troppe volte chiudiamo gli occhi dinanzi sofferenza degli ultimi.
Tu, che hai fatto dei poveri il centro del Vangelo, insegnaci che la vera porta santa da varcare non è di pietra e di legno, ma di carne e di vita. La porta del fratello e della sorella che ci chiede ascolto, la porta della mano tesa che diventa vita donata, la porta di chi attende giustizia e cerca pace.
Donaci il coraggio di varcare la Porta Santa dei poveri, perché lì abita la speranza che non delude, lì si rinnova la gioia del Vangelo, lì ritroviamo il volto della Tua misericordia. E tu, Maria, Donna che spalanca i cuori alla speranza, che apri varchi di futuro nel deserto delle nostre chiusure, prega per noi, perché le nostre vite diventino porte spalancate sull’amore, pronte ad accogliere gli ultimi e i sofferenti nella consapevolezza che è dai poveri che passa la salvezza.
Ripeti a ciascuno di noi, con voce limpida e sicura, le parole che un giorno un discepolo sussurrò a Bartimeo: ‘Coraggio, alzati, ti chiama’ ed insegnaci a condividere quest’invito con chi, ferito dalla vita, fa fatica a rialzarsi: scopriremo che le nostre mani intrecciate e i nostri passi uniti sono le uniche chiavi capaci di aprire la Porta più sacra: quella dell’Amore, perché ogni vita è una Porta Santa”.
(Foto: Diocesi di Napoli)