Dal Sinodo una sollecitudine per vivere le relazione
“Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di raggiungerti con regole sportive, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato… Facci vivere la nostra vita, non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, come un ballo, come una danza, fra le braccia della tua grazia, nella musica che riempie l’universo di amore”: con questi versi di Madeleine Delbrêl papa Francesco ha concluso la seconda sessione del Sinodo, il cui documento è stato approvato in tutti i 155 capitoli.
Il Documento finale è formato da cinque parti. Alla prima, intitolata ‘Il cuore della sinodalità, segue la seconda parte, ‘Insieme, sulla barca di Pietro’ “dedicata alla conversione delle relazioni che edificano la comunità cristiana e danno forma alla missione nell’intreccio di vocazioni, carismi e ministeri”; la terza parte, ‘Sulla tua Parola’, “identifica tre pratiche tra loro intimamente connesse: discernimento ecclesiale, processi decisionali, cultura della trasparenza, del rendiconto e della valutazione”.
La quarta parte, ‘Una pesca abbondante’ “delinea il modo in cui è possibile coltivare in forme nuove lo scambio dei doni e l’intreccio dei legami che ci uniscono nella Chiesa, in un tempo in cui l’esperienza del radicamento in un luogo sta cambiano profondamente”; infine, la quinta parte, ‘Anche io mando voi’, “permette di guardare al primo passo da compiere: curare la formazione di tutti alla sinodalità missionaria”. In particolare, si fa notare, lo sviluppo del Documento è guidato dai racconti evangelici della Risurrezione.
Fin dall’introduzione la guida del documento è la Resurrezione, vero centro della Chiesa: “Ogni nuovo passo nella vita della Chiesa è un ritorno alla sorgente, un’esperienza rinnovata dell’incontro con il Risorto che i discepoli hanno vissuto nel Cenacolo la sera di Pasqua. Come loro anche noi, partecipando a questa Assemblea sinodale, ci siamo sentiti avvolti dalla Sua misericordia e toccati dalla Sua bellezza. Vivendo la conversazione nello Spirito, in ascolto gli uni degli altri, abbiamo percepito la Sua presenza in mezzo a noi: la presenza di Colui che, donando lo Spirito Santo, continua a suscitare nel Suo Popolo una unità che è armonia delle differenze”.
E’ proprio Gesù risorto che conduce la Chiesa nelle ferite della storia: “Lo sguardo sul Signore non allontana dai drammi della storia, ma apre gli occhi per riconoscere la sofferenza che ci circonda e ci penetra: i volti dei bambini terrorizzati dalla guerra, il pianto delle madri, i sogni infranti di tanti giovani, i profughi che affrontano viaggi terribili, le vittime dei cambiamenti climatici e delle ingiustizie sociali.
Le loro sofferenze sono risuonate in mezzo a noi non solo attraverso i mezzi di comunicazione, ma anche nella voce di molti, personalmente coinvolti con le loro famiglie e i loro popoli in questi tragici eventi. Nei giorni in cui siamo stati riuniti in Assemblea, tante, troppe guerre hanno continuato a provocare morte e distruzione, desidero di vendetta e smarrimento delle coscienze”.
Ed il cuore della sinodalità, come quello della Chiesa, è la celebrazione eucaristica: “La celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto alla domenica, è la prima e fondamentale forma con cui il Santo Popolo di Dio si riunisce e si incontra… Per questo la Chiesa, Corpo di Cristo, impara dall’Eucaristia ad articolare unità e pluralità: unità della Chiesa e molteplicità delle assemblee eucaristiche; unità del mistero sacramentale e varietà delle tradizioni liturgiche; unità della celebrazione e diversità delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri.
Nulla più dell’Eucaristia mostra che l’armonia creata dallo Spirito non è uniformità e che ogni dono ecclesiale è destinato all’edificazione comune. Ogni celebrazione dell’Eucaristia è anche espressione del desiderio e appello all’unità di tutti i Battezzati che non è ancora piena e visibile. Dove la celebrazione domenicale dell’Eucaristia non è possibile, la comunità, pur desiderandola, si raccoglie intorno alla celebrazione della Parola, dove Cristo è comunque presente”.
Proprio questi contesti diversi, in cui vivono i cristiani, consentono la Chiesa ad essere missionaria: “Ribadiamo l’impegno della Chiesa Cattolica a proseguire e intensificare il cammino ecumenico con altri cristiani, in forza del comune Battesimo e in risposta alla chiamata a vivere insieme la comunione e l’unità tra i discepoli per cui Cristo prega nell’Ultima Cena. L’Assemblea saluta con gioia e gratitudine i progressi nelle relazioni ecumeniche lungo gli ultimi sessant’anni, i documenti di dialogo e le dichiarazioni che esprimono la fede comune”.
Nel documento è sottolineata anche la persecuzione a cui i cristiani sono sottoposti: “In ogni luogo della terra, i Cristiani vivono fianco a fianco con persone che non sono battezzate e servono Dio praticando una diversa religione. Per loro preghiamo in modo solenne nella liturgia del Venerdì Santo, con loro collaboriamo e lottiamo per costruire un mondo migliore, e insieme a loro supplichiamo l’unico Dio di liberare il mondo dai mali che lo affliggono… In alcune regioni, i Cristiani che si impegnano nella costruzione di rapporti fraterni con persone di altre religioni subiscono persecuzioni. L’Assemblea li incoraggia a perseverare nel loro impegno con speranza”.
Per questo le relazioni sono necessarie: “Viviamo in un’epoca segnata da disuguaglianze sempre più marcate, da una crescente disillusione nei confronti dei modelli tradizionali di governo, dal disincanto per il funzionamento della democrazia, da crescenti tendenze autocratiche e dittatoriali, dal predominio del modello di mercato senza riguardo per la vulnerabilità delle persone e della creazione, e dalla tentazione di risolvere i conflitti con la forza piuttosto che con il dialogo.
Pratiche autentiche di sinodalità permettono ai Cristiani di elaborare una cultura capace di profezia critica nei confronti del pensiero dominante e offrire così un contributo peculiare alla ricerca di risposte a molte delle sfide che le società contemporanee devono affrontare e alla costruzione del bene comune”.
Quindi anche le relazioni sono forma di testimonianza: “Il modo sinodale di vivere le relazioni è una testimonianza sociale che risponde al bisogno umano di essere accolti e sentirsi riconosciuti all’interno di una comunità concreta. E’ una sfida al crescente isolamento delle persone e all’individualismo culturale, che anche la Chiesa ha spesso assorbito, e ci richiama alla cura reciproca, all’interdipendenza e alla corresponsabilità per il bene comune.
Allo stesso modo, sfida un comunitarismo sociale esagerato che soffoca le persone e non permette loro di essere soggetti del proprio sviluppo. La disponibilità all’ascolto di tutti, specialmente dei poveri, si pone in netto contrasto con un mondo in cui la concentrazione del potere taglia fuori i poveri, gli emarginati, le minoranze e la terra, nostra casa comune. Sinodalità ed ecologia integrale assumono entrambe la prospettiva delle relazioni e insistono sulla necessità della cura dei legami: per questo si corrispondono e si integrano nel modo di vivere la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo”.
Questa relazione si trasforma in missione, che prende vigore dalla celebrazione eucaristica: “La formazione dei discepoli missionari comincia con l’Iniziazione Cristiana e si radica in essa. Nella storia di ognuno c’è l’incontro con molte persone e gruppi o piccole comunità che hanno contribuito a introdurci nella relazione con il Signore e nella comunione della Chiesa: genitori e familiari, padrini e madrine, catechisti e educatori, animatori della liturgia e operatori nell’ambito della carità, Diaconi, Presbiteri e lo stesso Vescovo…
Nella Messa, infatti, essa accade come grazia donata dall’alto, prima che come esito dei nostri sforzi: sotto la presidenza di uno e grazie al ministero di alcuni, tutti possono partecipare alla duplice mensa della Parola e del Pane. Il dono della comunione, missione e partecipazione (i tre assi portanti della sinodalità) si realizza e si rinnova in ogni Eucaristia”.
Il documento sottolinea che la Resurrezione termina con un banchetto: “Vivendo il processo sinodale abbiamo preso nuova coscienza che la salvezza da ricevere e da annunciare passa attraverso le relazioni. La si vive e la si testimonia insieme. La storia ci appare segnata tragicamente dalla guerra, dalla rivalità per il potere, da mille ingiustizie e sopraffazioni. Sappiamo però che lo Spirito ha posto nel cuore di ogni essere umano il desiderio di rapporti autentici e di legami veri…
Il significato ultimo della sinodalità è la testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, Armonia di amore che si effonde fuori di sé per donarsi al mondo. Camminando in stile sinodale, nell’intreccio delle nostre vocazioni, carismi e ministeri, e, andando incontro a tutti per portare la gioia del Vangelo, possiamo vivere la comunione che salva: con Dio, con l’umanità intera e con tutta la creazione. Inizieremo allora già adesso a sperimentare, grazie alla condivisione, il banchetto di vita che Dio offre a tutti i popoli”.