I vescovi ribadiscono la necessità della sfida educativa

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Ieri a Roma si sono conclusi i lavori del Consiglio Episcopale Permanente della CEI, aperto lunedì dalla prolusione del presidente, card. Matteo Maria Zuppi, con un appello a non cedere alla sfiducia, ma di ‘guardare al futuro con speranza perché la Chiesa è una comunità, nonostante le nostre fragilità e contraddizioni’.

Questa prospettiva, posta da papa Francesco come fulcro del Giubileo, riguarda i giovani che devono essere considerati una ricchezza e non un problema: “L’urgenza educativa, richiamata dal Cardinale Presidente, diventa allora occasione per rilanciare un impegno a favore delle nuove generazioni, un accompagnamento efficace che le valorizzi e le faccia sentire protagoniste della loro vita, di quella della Chiesa e della società, fondato sulla fede e «sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”.

Ecco allora che la declinazione della speranza sul versante educativo significa investire sui giovani, cercando di coinvolgerli nei percorsi ordinari, creare opportunità di scambio e confronto a livello nazionale e internazionale sui temi sociali, culturali, del bene comune: “Questo implica una riflessione sulle insidie che rischiano di avviluppare i giovani: è il caso delle dipendenze, nelle diverse forme, che in alcuni contesti sembrano addirittura essere la normalità”.

E da una visione ‘aperta’ per creare ingressi regolari ai migranti nasce un ‘appello per la pace’, che il Consiglio Permanente ha rivolto, al termine dei propri lavori, preoccupato dall’escalation che sta interessando, in queste ore, soprattutto il Medio Oriente, senza dimenticare l’Ucraina e gli altri conflitti in corso in diverse parti del mondo:

“Continuiamo a vedere vite spezzate, famiglie segnate dal dolore, bambini sconvolti dalla violenza e dalle lacrime. Case, scuole e ospedali rasi al suolo, città rese deserto. Una umanità ferita chiede pace e giustizia. E’ compito di ciascuno invocare la pace e operare nella vita di ogni giorno nel segno della Fratelli tutti; è dovere dei governanti assicurare la pace ai popoli della Terra.

La convivenza diventi fratellanza, regni il rispetto reciproco, gli ultimi siano al centro dell’attenzione della società intera e di chi è stato chiamato ad assumere responsabilità politiche. La violenza non porta mai alcun vantaggio. La guerra è solo morte”.

Un appello rivolto anche all’interno della Chiesa, chiamata a dare ‘voce’ alla speranza: “Anche le comunità religiose hanno il preciso dovere di dar voce alla speranza di serenità e di pace che si leva dai piccoli, dalle donne e dagli uomini di questo nostro tempo, la cui vita è segnata dallo scellerato e sempre ingiustificato ricorso alle armi…

C’è bisogno di incontrarsi, di tessere legami fraterni e di lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede, per immaginare assieme la pace tra tutti i popoli. In tal senso, come credenti, siamo richiamati dalle parole di un profeta contemporaneo, don Primo Mazzolari, che ammonisce: ‘Il cristiano è un ‘uomo di pace’ non un ‘uomo in pace’: fare la pace è la sua vocazione’. Sia la costruzione della pace e della convivenza tra le persone e i popoli il nostro impegno, ispirato dal Vangelo, generoso, risoluto e profetico”.

Inoltre il Consiglio Permanente ha approvato le linee guida per la riforma degli Uffici e dei Servizi della Segreteria Generale della CEI.: “La riforma, parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia chiamate a confrontarsi sulle sfide della comunione, della missione e della partecipazione, si pone nel solco di quella ‘trasformazione missionaria’ più volte auspicata da papa Francesco a partire dall’Esortazione apostolica ‘Praedicate evangelium’.

Sulla base dei principi di sinodalità, missionarietà e diaconia, le linee guida invitano a ripensare l’impegno degli Uffici e Servizi della Segreteria Generale a favore degli organismi della CEI e delle Chiese particolari in modo da valorizzare la loro natura pastorale e missionaria”.

Ed infine un ‘giudizio’ sulle Settimane Sociali, svoltesi a Trieste: “Si tratta ora di continuare ad animare il senso di partecipazione alla vita del Paese con uno stile di dialogo, di discernimento comunitario e di proposte, sull’esempio delle Piazze della Democrazia, dei Tavoli, dei Dialoghi delle Buone Pratiche, dei Patti di collaborazione fra cittadini e pubbliche amministrazioni.

Sono stati quindi presentati alcuni strumenti (nella forma di Schede a carattere metodologico) che aiuteranno le Diocesi a proseguire localmente quanto sperimentato a Trieste. L’impegno è anche quello di promuovere percorsi di formazione alla partecipazione alla vita democratica, sulla base della Dottrina sociale della Chiesa, con una particolare attenzione alle giovani generazioni, oltre che organizzare incontri di condivisione e discernimento su diverse questioni sociali fra amministratori di ispirazione cristiana”.

Ed in conferenza stampa, interpellato sullo ‘ius scholae’ il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari, ha precisato il favore della Chiesa a tale ‘strumento’: “Da tempo la Cei chiede una visione larga della cittadinanza, utile anche per evitare mortificazioni improprie della dignità delle persone.

E’ auspicabile che il tema della cittadinanza venga impostato in termini più larghi, ci sono diversi pronunciamenti a favore dello ius scholae… da tempo la Cei, con la presidenza dei cardinali Bagnasco, Bassetti e Zuppi, ha assunto un orientamento favorevole allo ius scholae, che dà la possibilità di integrare nella pienezza dei loro diritti coloro che condividono i nostri valori”.

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