‘Non possiamo lasciarlo solo’: papà rimasto orfano dei figli accolto dal suo capo di lavoro

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Chi è l’Uomo? Potremmo rispondere che è un fratricida indefesso, violento e vendicativo, incapace di amare i suoi simili, perché troppo preso a soddisfare i suoi desideri egoistici. Oppure potremmo pensare a coloro che, nel dolore più dilaniante, tendono una mano, si fanno prossimi, hanno parole di conforto e compiono gesti che ricordano la tenerezza di Dio.

L’incendio di Bologna, nel quale hanno perso la vita una donna romena di trentadue anni e i suoi tre figli, ha mietuto un’altra vittima, seppur rimasta in vita: il papà George Panaite Birta, che non abitava con loro (era infatti separato dalla mamma dei suoi figli) e ora piange per quei pezzi di cuore che se ne sono andati troppo presto.

Si avvicina la Pasqua e da cristiani siamo autorizzati a non disperare nemmeno di fronte a queste tragedie immani: siamo autorizzati a pensare che la morte sia già stata distrutta e che, un giorno, quel padre rivedrà i suoi cuccioli. Gesù è stato sempre molto chiaro su questo: prima ancora di morire e risorgere lui stesso, nella sua predicazione e attraverso tutta la sua missione terrena ha annunciato senza sosta che siamo stati creati per la Vita eterna.

Prima che questo papà possa ricongiungersi ai suoi cari, però, a noi è chiesto di accompagnare questo papà chiamato ad un fardello così grande, è chiesto di supportarlo. A noi spetta condividere il suo calvario. Il dolore che prova quest’uomo non si può esprimere a parole e infatti non ne ha usate molte George. Solo una candela e una foto per ricordare la sua famiglia, poi il silenzio. 

Chi lo conosce dice che i bambini (Giorgia Alejandra, Mattia Stefano e Giulia Maria) erano la sua vita. Il Corriere scrive, tuttavia, che colleghi e amici gli si sono stretti attorno, e questo abbraccio ha visto il suo culmine nella richiesta del suo capoufficio, il responsabile della sede bolognese di 

Mitsafetrans, di stare in casa da lui, perché non si abbandonasse alla solitudine. ‘Non possiamo lasciarlo solo’, ha detto.

L’intera comunità, con piccoli gesti, messaggi, disponibilità ha condiviso il dolore di questa famiglia, che sabato mattina si è riunita davanti alla camera mortuaria in attesa dei funerali di mamma e figli. Tra loro anche il sindaco Matteo Lepore e il capo di gabinetto Matilde Madrid. E poi padre Trandafir, referente spirituale della famiglia che era ben nota nella comunità romena.

Il fratello di Stefania Nistor, Razvy, ha intanto lanciato una raccolta fondi, per il trasporto delle salme dei familiari in Romania, e i membri della comunità si sono già detti pronti a stare vicini alla famiglia con tutto quello che serve. Una comunità segnata da un grande dolore ma che sta rispondendo con un grande amore. Perché l’uomo è anche questo. E anche questo merita di far notizia.

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