A settembre la Comunità di Sant’Egidio a Berlino per raccontare l’audacia della Pace

Nei giorni scorsi è stato presentato a Berlino l’incontro internazionale, che dal 10 al 12 settembre riunirà i leader delle grandi religioni mondiali e della politica internazionale: attesi il cancelliere Scholz, il Grande Imam di Al Azhar Al Tayyeb e il Rabbino capo di Israele Lau, dal titolo ‘L’audacia della Pace. Religioni e culture in dialogo”, il 37^ incontro nello spirito di Assisi promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.
Presentando il convegno in conferenza stampa insieme a Heiner Koch, arcivescovo di Berlino, e Christian Stäblein, vescovo della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo-Schlesische Oberlausitz, il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha annunciato la presenza del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, del cancelliere Olaf Scholz e del presidente del Niger Mohamed Bazoum, accanto ai leader delle grandi religioni mondiali, come il Grande Imam di Al Azhar Al Tayyeb e il Rabbino Capo di Israele Meir Lau, e personalità della cultura da tutto il mondo:
“Non sarà un vertice a porte chiuse, staccato dalla città, dentro a una ‘zona rossa’, ma un evento aperto alla città e alla gente, soprattutto ai più giovani. Vi parteciperanno migliaia di giovani provenienti da tutta Europa, oltre a moltissime scuole di Berlino”.
Inoltre il presidente della Comunità di Sant’Egidio ha spiegato che la scelta di Berlino, ‘la città dove un muro è caduto per la forza delle democrazie, del dialogo e della pazienza di ricostruire canali di pace’, è fondamentale e dà speranza in un tempo ‘in cui stanno risorgendo tanti muri e si creano polarizzazioni preoccupanti’.
I partecipanti all’incontro berlinese, ha concluso il presidente di Sant’Egidio, si interrogheranno su “quale possa essere il ruolo delle religioni nel mondo, non solo di fronte alla crisi ucraina, per abbassare il tono dei conflitti o addirittura per aprire vie di pace. Per molto tempo le religioni sono state usate come strumento di sostegno alle guerre e ai conflitti. Qui c’è un’idea nuova delle religioni come strumenti di pace”.
Durante l’incontro, a cui hanno contribuito economicamente sia il parlamento e il governo tedesco, sia le Chiese della Germania e altri donatori privati, diversi forum aperti al pubblico affronteranno temi sociali, religiosi e politici, come l’intelligenza artificiale, l’invecchiamento della popolazione europea, la condizione di vita nelle carceri, gli obiettivi del millennio, le migrazioni, l’ambiente, l’educazione, le crisi delle democrazie, il dialogo interreligioso e la globalizzazione.
Per due giorni i testimoni si confronteranno sulle crisi contemporanee: è la quarta volta, dopo Aquisgrana (2003), Monaco (2011) e Münster-Osnabrück (2017) che l’incontro mondiale per la pace si svolge in Germania; nella capitale, città che nella sua storia, segnata da tante tragedie, è stata più recentemente simbolo di unità e di riconciliazione.
Mentre nei giorni scorsi nella Basilica di Santa Maria in Trastevere si è celebrata la veglia di preghiera ‘Morire di speranza’ in ricordo dei migranti che sono morti nel tentativo di giungere in Europa e negli Stati Uniti, presieduta dal card. Matteo Zuppi, a cui hanno partecipato associazioni, comunità religiose e tante persone, che non vogliono dimenticare, ma insieme costruire un mondo umano ed accogliente per tutti, raccontando l’audacia della pace di chi cerca la vita:
“Dimenticare è un doppio tradimento della vita, che chiede, sempre, per tutti, di essere difesa e ricordata. Per i pagani l’oblio era la vera morte. E’ atroce essere ‘dimenticati’ da vivi, che significa non essere visitati, attesi, rivestiti di importanza. Dimenticare toglie valore a quel libro che siamo ognuno di noi, sempre unico e degno per tutti.
I cristiani si affidano a un Padre che conta perfino i capelli del nostro capo, che conosce il nome di uno sconosciuto che sta alla porta del ricco e lo solleva dalla sua miseria rivestendolo con il suo bene. Anzi: ci fa capire che così uno sconosciuto diventa il prossimo di cui abbiamo bisogno”.
Quindi occorre perseverare per non dimenticare: “La perseveranza è ricordarci la storia di Osama, di 25 anni, e Shawq Muhammad, di 22 anni, siriani, annegati insieme a Moshin, Abdul e Sami, pakistani, la notte tra il 13 e il 14 giugno 2023 davanti a Kalamata, in Grecia, a causa del capovolgimento del barcone dopo un viaggio di 5 giorni iniziato a Tobruk, in Libia. Ricordiamo i 700 passeggeri, di cui molte donne e bambini, provenienti soprattutto da Siria, Egitto e Pakistan.
Si sono salvati solo in 108. La perseveranza è un amore che sente lo scandalo e la vergogna per tanta enorme sofferenza, non si abitua a questa e ne fa motivo e urgenza per scegliere, per finalmente scegliere un sistema di protezione e di accoglienza sicuro per tutti, un sistema legale perché solo con la legalità si combatte l’illegalità, cioè il criminale lucro di persone”.
Ha concluso l’omelia sottolineando che non si può ‘morire’ di speranza: “Chi muore di speranza ci chiede di cercare in fretta perché non accada lo stesso ad altri, per trovare risposte possibili, degne di tanta nostra storia, consapevoli del futuro, della grandezza del nostro continente e della nostra patria. Ecco perché questa celebrazione ci fa soffrire ma accende anche tanta luce.
Come vorremmo che nella notte buia in mezzo al mare si accendano cuori che accolgono, attendono, orientano. E’ davvero la grande occasione da non fare perdere e da non perdere, per essere quello che siamo. Perché è proprio vero che c’è la banalità del male ma anche quella del bene. E questa celebrazione ce lo mostra in maniera commovente e straordinariamente umana. L’Italia, l’Europa ritrova sé stessa grazie all’accoglienza”.
(Foto: Comunità di Sant’Egidio)