Quarta domenica di Quaresima: Signore, fa’ che io veda

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Il brano del Vangelo continua la catechesi battesimale; il Battesimo è il sacramento che ci fa ‘uomini nuovi’, veri figli di Dio. Questa domenica è detta ‘lastre’, la domenica della gioia nella quale vediamo la luce e scopriamo la nuova dignità di figli di Dio. Perché la luce di Cristo risplenda in noi è necessario l’amore di Dio e avere il coraggio e la buona volontà di immergerci nella ‘piscina di Siloe’, il sacramento della riconciliazione.

Nel Vangelo il protagonista oggi è un mendicante, cieco dalla nascita; un uomo che non ha mai veduto né il sole, né la pioggia; non ha visto con i suoi occhi né il papà, né la mamma, un uomo costretto a vivere ai margini della società. Gesù lo vede, si commuove; fa un poco di fango con la saliva, spalma il fango negli occhi e lo invia alla piscina: ‘Vai, lavati ed avrai la vista’.

Il cieco credette, andò, si lavò ed ebbe finalmente la vista. La salvezza operata da Gesù non è mai un atto magico, ma è sempre un atto relazionale: ognuno deve fare la sua parte: Dio opera ma l’uomo deve avere fede in Dio;  ecco perché al cieco Gesù ordina: ‘Vai a Siloe e lavati!’, il cieco obbedì, andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Per i farisei presenti quanto è successo non è motivo di stupore, di riconoscenza a Dio, ma la convinzione che Gesù è un peccatore  per avere agito così in giorno di sabato.

Al centro invece dell’agire di Cristo Gesù non c’è una norma di legge, ma c’è l’uomo e il suo bisogno. Ogni legge è scritta per servire l’uomo e riscattarlo nella sua dignità di persona umana. Il miracolo operato da Gesù evidenzia una verità fondamentale: la preziosità della vista, non solo la vista fisica degli occhi, del corpo, ma soprattutto dell’anima, dello spirito. La vista fisica ci permette di cogliere l’apparenza delle cose: ciò che appare, che si può toccare con le mani, sentire con gli orecchi, cogliere anche nei suoi aspetti variopinti. 

La vista dell’anima ci fa cogliere l’essenza delle cose, la verità che Dio ha profuso in esse; ci porta al cuor, ci porta a Dio. Chi non ha la luce della fede si ferma all’apparenza e si accontenta di essa; chi ha Fede vede le cose in Dio, che ha creato tutta le realtà e l’uomo a sua immagine e somiglianza. L’episodio del Vangelo è singolare: davanti a Gesù c’è quel povero cieco ormai guarito: una guarigione nel giorno di sabato, giorno di preghiera e del Signore; dall’altra parte ci sono i farisei, i dottori della legge.

Quelli che si fermano alla lettera, all’apparenza, ed interrogano il guarito: chi sei?, come ci vedi?, chi ti ha dato la vista?, perché ti sei lavato in giorno di sabato? È peccato!  I farisei stimano il guarito un imbroglione ed interrogano i suoi genitori: è vostro figlio?, era cieco?, come ora ci vede? In giornata di sabato non si va in piscina a lavarsi. Sembra un interrogatorio di quarto grado ed i genitori se ne lavano subito le mani per non essere coinvolti e rispondono: è nostro figlio, era cieco, chiedetelo a lui come ci vede; noi non lo sappiamo.

Il cieco guarito ha ormai la vista degli occhi ma anche quella dell’anima e risponde da maestro: se Gesù è peccatore, io non lo so; so di certo che ero cieco ed ora ci vedo; ma, penso, può Dio operare miracoli attraverso un peccatore’ ? a meno che voi volete diventare suoi discepoli.

Ora il cieco è divenuto vero maestro destando l’ira dei farisei che dubitano della sua cecità; vorrebbero svuotare il miracolo dicendo: ‘Non è il cieco nato, ma uno che gli somiglia’; ma il cieco guarito ribatte: sono proprio io; mi ha guarito Gesù ma non so ora dove Egli sia.

Nel cieco guarito i farisei vedono ora crollare tutti i loro sogni di grandezza, di un Dio tutto proprio perché si ritengono sani, saggi, pagano le tasse e sono rispettati dalla gente. Ai farisei interessava la reputazione della gente; a Gesù interessa l’uomo, l’uomo creato ad immagine di dio, l’uomo che deve essere salvato e riportato alla sua dignità: interessa salvare l’uomo.

Sconfitti e delusi, i farisei si allontanano, mentre Gesù si avvicina al guarito; seppe che lo avevano cacciato fuori come peccatore e gli rivolge la domanda: ‘Tu credi nel Figlio dell’uomo?’ e il cieco guarito chiede: ‘Chi è Signore?’ e Gesù aggiunge: ‘E’ colui che parla con te’; il guarito si prostrò e l’adorò.

Il cieco guarito imbocca la strada della fede; scopre la luce vera, si prostra ed adora. Nel cammino della vita l’uomo è chiamato a scoprire l’opera divina, che si impone senza compromessi, sempre per chiarezza e splendore. Il sabato, i comandamenti di Dio, la legge del Signore non mirano a schiavizzare l’uomo ma a renderlo veramente libero per amare Dio e i fratelli. Dio guarda sempre il cuore; il cuore deve essere sempre puro e libero.

Il Battesimo ci ha fatto rinascere a vita nuova e ci insegna una cosa: Amare perché Dio è amore. Con il Battesimo abbiamo ricevuto con lo Spirito Santo i tre semi teologali: la Fede, la Speranza e la Carità; come ogni seme la Fede deve crescere per segnare  la strada e la meta da raggiungere: luce vera che guida l’uomo nella giustizia e verità di Dio. Andiamo verso la Pasqua di risurrezione; ma sarà vera Pasqua se nel cuore regna l’amore.                                                                    

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