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Papa Francesco invita ad ‘imitare’ Zaccheo

Papa Francesco

Anche oggi in occasione dell’udienza generale papa Francesco, ancora convalescente, ha fornito il testo scritto della catechesi, che prende in esame alcuni personaggi evangelici, concentrandosi su Zaccheo: “Questa volta vorrei soffermarmi sulla figura di Zaccheo: un episodio che mi sta particolarmente a cuore, perché ha un posto speciale nel mio cammino spirituale. Il Vangelo di Luca ci presenta Zaccheo come uno che sembra irrimediabilmente perso. Forse anche noi a volte ci sentiamo così: senza speranza. Zaccheo invece scoprirà che il Signore lo stava già cercando”.

Il papa ha sottolineato che nel Vangelo si descrive il modo con cui Gesù ‘scende’ per ‘cercare’ la gente: “Gesù infatti è sceso a Gerico, città situata sotto il livello del mare, considerata un’immagine degli inferi, dove Gesù vuole andare a cercare coloro che si sentono perduti. E in realtà il Signore Risorto continua a scendere negli inferi di oggi, nei luoghi di guerra, nel dolore degli innocenti, nel cuore delle madri che vedono morire i loro figli, nella fame dei poveri”.

L’evangelista è abile nel tratteggiare le sue ‘caratteristiche’, che lo hanno escluso: “Zaccheo in un certo senso si è perso, forse ha fatto delle scelte sbagliate o forse la vita l’ha messo dentro situazioni da cui fatica a uscire. Luca insiste infatti nel descrivere le caratteristiche di quest’uomo: non solo è un pubblicano, cioè uno che raccoglie le tasse dei propri concittadini per gli invasori romani, ma è addirittura il capo dei pubblicani, come a dire che il suo peccato è moltiplicato.

Luca aggiunge poi che Zaccheo è ricco, lasciando intendere che si è arricchito sulle spalle degli altri, abusando della sua posizione. Ma tutto questo ha delle conseguenze: Zaccheo probabilmente si sente escluso, disprezzato da tutti”.

Proprio per queste caratteristiche Zaccheo ha un desiderio di poterlo vedere: “Quando viene a sapere che Gesù sta attraversando la città, Zaccheo sente il desiderio di vederlo. Non osa immaginare un incontro, gli basterebbe guardarlo da lontano. I nostri desideri però trovano anche degli ostacoli e non si realizzano automaticamente: Zaccheo è basso di statura!”

Ed il suo desiderio non si arresta nemmeno davanti alle difficoltà: “E’ la nostra realtà, abbiamo dei limiti con cui dobbiamo fare i conti. E poi ci sono gli altri, che a volte non ci aiutano: la folla impedisce a Zaccheo di vedere Gesù. Forse è anche un po’ la loro rivincita”.

Il desiderio vince la paura: “Ma quando hai un desiderio forte, non ti perdi d’animo. Una soluzione la trovi. Occorre però avere coraggio e non vergognarsi, ci vuole un po’ della semplicità dei bambini e non preoccuparsi troppo della propria immagine. Zaccheo, proprio come un bambino, sale su un albero. Doveva essere un buon punto di osservazione, soprattutto per guardare senza essere visto, nascondendosi dietro le fronde”.

Questa ‘caparbietà’ è premiata, nonostante le ‘chiacchiere’ di paese: “Ma con il Signore accade sempre l’inaspettato: Gesù, quando arriva lì vicino, alza lo sguardo. Zaccheo si sente scoperto e probabilmente si aspetta un rimprovero pubblico. La gente magari l’avrà sperato, ma resterà delusa: Gesù chiede a Zaccheo di scendere subito, quasi meravigliandosi di vederlo sull’albero, e gli dice: ‘Oggi devo fermarmi a casa tua!’ Dio non può passare senza cercare chi è perduto”.

Quindi da un incontro con Gesù nasce la gioia per avere ricevuto misericordia: “Luca mette in evidenza la gioia del cuore di Zaccheo. E’ la gioia di chi si sente guardato, riconosciuto e soprattutto perdonato. Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo di rimprovero, ma di misericordia. E’ quella misericordia che a volte facciamo fatica ad accettare, soprattutto quando Dio perdona coloro che secondo noi non lo meritano. Mormoriamo perché vorremmo mettere dei limiti all’amore di Dio”.

Ed avviene il cambiamento di vita: “Nella scena a casa, Zaccheo, dopo aver ascoltato le parole di perdono di Gesù, si alza in piedi, come se risorgesse dalla sua condizione di morte. E si alza per prendere un impegno: restituire il quadruplo di ciò che ha rubato”.

Infatti la misericordia cambia la vita nel concreto: “Non si tratta di un prezzo da pagare, perché il perdono di Dio è gratuito, ma si tratta del desiderio di imitare Colui dal quale si è sentito amato. Zaccheo si prende un impegno a cui non era tenuto, ma lo fa perché capisce che quello è il suo modo di amare. E lo fa mettendo insieme sia la legislazione romana relativa al furto, sia quella rabbinica circa la penitenza. Zaccheo allora non è solo l’uomo del desiderio, è anche uno che sa compiere passi concreti. Il suo proposito non è generico o astratto, ma parte proprio dalla sua storia: ha guardato la sua vita e ha individuato il punto da cui iniziare il suo cambiamento”.

La catechesi si conclude con l’invito a nutrire il desiderio di Dio: “Cari fratelli e sorelle, impariamo da Zaccheo a non perdere la speranza, anche quando ci sentiamo messi da parte o incapaci di cambiare. Coltiviamo il nostro desiderio di vedere Gesù, e soprattutto lasciamoci trovare dalla misericordia di Dio che sempre viene a cercarci, in qualunque situazione ci siamo persi”.

XXX Domenica Tempo Ordinario: Coraggio, alzati! Gesù ti chiama

Gerico, dopo Gerusalemme, era la città più importante della Palestina: ‘Paese divino dove nascono le cose più belle e più rare’, così la descrive lo storico Giuseppe Flavio. Seduto a mendicare lungo la strada che va verso Gerusalemme, mentre Gesù passava con i suoi discepoli e una grande folla, si era fermato Bartimeo: un uomo triste, che aveva perduto la vista e con essa ogni fiducia e speranza.

Avuto sentore che stava passando nella stessa via Gesù di Nazareth, Bartimeo, il povero cieco, raccoglie tutte le sue forze per gridare: ‘Figlio di David, Gesù, abbi pietà di me’. E’ il grido di aiuto che nasce dalla angoscia naturale di chi non vede perchè cieco, mentre la gente attorno è serena, non tollera sentire le sue grida e lo invita a stare zitto. Il cieco non si rassegna e nel suo cuore nutre la speranza di incontrarsi personalmente con Gesù, di cui aveva sicuramente sentito parlare. non si abbandona alla disperazione, ma una luce nel suo cuore lo invita a sperare.

Non conosce Gesù ma il suo udito, reffinato dalla sofferenza, gli fa cogliere il momento propizio; Gesù stava passando, era vicino, e Bartimeo grida: ‘Abbi pietà di me’! Gesù si ferma, guarda attorno e lo chiama. Bartimeo, resosi conto del momento propizio, rinsalda la sua speranza e, gettato  via il mantello, si presenta davanti a Gesù. ‘Cosa vuoi che io faccia per te?’, chiede  Gesù e il cieco risponde subito: ‘Rabbunì, che io veda di nuovo!’

Gesù di rimando: ‘Vai, la tua fede ti ha salvato’. Bartimeo ci insegna a non disperare mai, ma ad aver fede vera. Guai nella vita a fermarsi dietro una sterile litania di lamentazioni; guai a perdere la speranza di un incontro con Dio.

Ma, come Bartimeo, è necessario gettare il mantello, l’uomo vecchio; avere il coraggio di balzare in piedi   nella piena consapevolezza che niente è impossibile a Dio e Gesù è misericordioso ed amabile. Ringraziamo sempre Dio per la vista che ci ha donato non solo del corpo ma anche quella dell’anima e, come il cieco di Gerico, riacquistata la vista, ‘prese a seguirlo’, così  chi ha fede vera deve seguire Cristo Gesù, deve aiutare gli altri fratelli a vedere: essere un apostolo di Gesù testimoniando la propria fede con le parole e le opere.

Noi oggi ringraziamo Dio per la vista dell’anima, per la nostra fede in Cristo Gesù; ma è necessario  l’impegno di aiutare i fratelli a vedere, scoprire e seguire  Gesù. Quanti ciechi forse incontriamo ogni giorno nella via: sono ciechi che con il loro grido inconscio gridano contro lo stesso Cristo; hanno perduto ogni speranza, hanno solo bisogno di testimonianza viva. 

Il cristiano vero non può e non deve soffocare tale grido e, come Gesù si è fermato nella via di Gerico, così io, tu, amico che leggi o ascolti, dobbiamo testimoniare l’amore misericordioso di Dio con la parola e la testimonianza della vita. Dobbiamo imparare, in questo anno del sinodo popolare, a riscoprire la dimensione sacerdotale di popolo del Signore. Il Vangelo oggi ci interpella sulla nostra dimensione personale ma anche sociale, ecclesiale, politica ed economica.   

Non sono energie sprecate, né risorse buttate al vento quando ci scopriamo ‘Chiesa viva, popolo di Dio nella dimensione sacerdotale’. Guai a me se non predico, se non evangelizzo, se non annuncio con la parola e la testimonianza di vita l’amore di Dio per l’uomo. Il vero cristiano è chiamato ad essere vero apostolo, come ha chiaramente evidenziato Gesù agli Apostoli dicendo: ‘Come il Padre ha mandato me, io mando voi’.  

Sulla via di Gerico, sulle nostre vie, ieri come oggi, quanti ciechi gridano implorando aiuto: sono uomini e donne, giovani ed adulti che hanno perduto la vista, la vista dell’anima, e da qui la disperazione che si coglie dai loro occhi e il ricorso spesso alla droga, all’alcool, al giuoco, alla perversione e talvolta anche al suicidio. Non si può rimanere sordi o fingere di non vedere.    

Il sacerdozio comune legato al Battesimo di tutti i fedeli e il sacerdozio ministeriale anche se cose distinte non sono separabili  per cui sant’Agostino poteva dire: ‘per voi sono Vescovo, con voi sono cristiano’. E’ necessario oggi più che mai aprire il cuor, l’udito, la vista verso il fratello, che incontriamo sulla via di Gerico, ed implora con gli occhi pieni di tristezza. Se tu sei in alto devi fare luce e non puoi fare i tuoi comodi; la gente ti guarda, ti osserva, ti scruta; se qualcuno è stato generoso con te, tu non puoi essere avaro con gli altri.

Come vuoi che la gente non si lamenta se tu invece di fare luce sei un   buio pesto?. Se una lucerna non fa luce, non serve a nulla e si butta; se un fiore è solo appassito, lo si calpesta e si butta nella pattumiera, se una bandiera è solo un cencio, si butta via. Suvvia, siamo oggi tutti mendicanti di gioia, di pace , di amore; allora vogliamoci bene: questo è incontrare Cristo Gesù sulla via di Gerico. La Madonna, la Vergine orante e madre nostra cara, ci insegni a rivolgerci a Dio con piena  fiducia, sicuri che Egli ascolta  con infinito amore la nostra preghiera.    

Quarta domenica di Quaresima: Signore, fa’ che io veda

Il brano del Vangelo continua la catechesi battesimale; il Battesimo è il sacramento che ci fa ‘uomini nuovi’, veri figli di Dio. Questa domenica è detta ‘lastre’, la domenica della gioia nella quale vediamo la luce e scopriamo la nuova dignità di figli di Dio. Perché la luce di Cristo risplenda in noi è necessario l’amore di Dio e avere il coraggio e la buona volontà di immergerci nella ‘piscina di Siloe’, il sacramento della riconciliazione.

Papa Francesco: Gesù annuncia la liberazione

“Dopodomani, 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il ricordo di quello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci un impegno costante nel costruire insieme la fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto.

Papa Francesco: la missione nasce dallo stare con Gesù

Lunedì 28 novembre papa Francesco ha incontrato i membri del Pontificio Collegio Pio Latino Americano, sottolineando che ‘il clericalismo è una forma di mondanità, è una delle peggiori perversioni’. Infatti nel discorso ‘a braccio’ papa Francesco ha ribadito che è necessario “stare con i poveri, con i migranti, con i malati, con i più piccoli e dimenticati della società, per condividere con loro la vita ed annunciare l’amore incondizionato di Dio”.

Mons. Iannuzzi ai fedeli di Castellaneta: vengo a voi con la bisaccia

‘Patris Corde’ è il motto di mons. Sabino Iannuzzi, nuovo vescovo di Castellaneta, appartenente all’ordine  dei Frati minori, rettore della Basilica della Santissima Annunziata e Sant’Antonio a Vitulano (Benevento) e vicario episcopale per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Benevento, consacrato sabato scorso dall’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, che nell’omelia ha indicato alcuni punti che potranno essere di aiuto nel suo ministero:

Papa Francesco alle associazioni francesi: guardare il mondo con bellezza

Sabato scorso papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri dell’associazione ‘Voir Ensemble’ durante il pellegrinaggio a Roma. Il nome significa vedere insieme ed è proprio questo lo scopo dell’associazione francese, gestendo stabilimenti e servizi basati su un approccio umanistico che mira a promuovere l’avanzamento sociale e lo sviluppo delle persone con disabilità sensoriali, dalla prima infanzia all’anziano.

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