Seconda domenica di Quaresima: Questi è mio Figlio, l’amato; ascoltatelo

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E’ iniziata la Quaresima. Tempo forte, che conduce alla Pasqua di risurrezione; non è un itinerario da scoprire, è un cammino da percorrere, passo dopo passo, perché l’uomo è oggetto dell’azione misericordiosa di Dio Padre. Aiutati dalla Parola di Dio, non bastano solo i quaranta giorni che vanno dal ‘mercoledì della ceneri al giovedì santo’, ma sono necessari il pentimento dei peccati e il servizio: una vita nuova caratterizzata dall’amore verso Dio e verso i fratelli; è necessario riscoprire il nostro Battesimo, che ci ha costituiti figli di Dio, e vivere da veri figli di Dio.

Dopo avere vinto le tentazioni di Satana, siamo chiamati oggi a salire sul monte Tabor (il monte della Trasfigurazione di Gesù) per arrivare al pozzo di Sicar, alla grazia che proviene solo da Cristo Gesù e dissetarci all’acqua che zampilla per la vita eterna. La salvezza non è una idea, una illusione, è invece la storia dell’amore misericordioso di Dio, che inizia con Abramo, l’uomo della Fede, che credette ed iniziò il suo cammino verso la Terra promessa:

‘Vattene dalla tua terra, disse Dio, dalla tua parentela, dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti darò; farò di te una grande nazione’; Abramo partì ed è oggi il padre delle tre grandi religioni monoteistiche: cristiana, ebraica, musulmana. Come Abramo l’uomo di ieri e di oggi è invitato ad iniziare il proprio cammino. 

L’episodio della Trasfigurazione di Gesù è la dimostrazione che Egli è il vero Messia atteso, il Messia glorioso che l’umanità aspettava, desiderava; ma il cammino verso la gloria passa attraverso la Croce: dal monte Tabor al monte Calvario dove Gesù si offre come vittima per la salvezza dell’umanità, ma, vero Dio, risuscita il terzo giorno. La gloria della Trasfigurazione (del Tabor) è confermata nell’episodio biblico dalla presenza, accanto a Gesù, di Mosè ed Elia; il Padre celeste interviene per rassicurare gli apostoli: ‘Questi è il mio Figlio, l’amato; ascoltatelo!’.

Gesù è infatti l’unica vera e completa rivelazione di Dio a noi. La Trasfigurazione evidenzia la visione del cielo, della gloria, in contrapposizione alla tragedia che si svolgerà a Gerusalemme: la crocifissione, sono due momenti dell’imprevedibile disegno dell’amore divino: ‘ad astra per aspera’, al cielo attraverso il viaggio del Calvario. Sul monte Gesù aveva voluto i tre apostoli.

Pietro, Giacomo e Giovanni come veri testimoni sia della gloria della Trasfigurazione come della tragedia del Calvario. Gesù ci ricorda: chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua; hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. 

La luce che sfolgora il volto di Cristo (che brillò come il sole e le vesti divennero candide come la neve), e la nube che avvolse Cristo e gli apostoli sono segni del cielo, segni della presenza del divino; proprio da questa luce viene fuori  la voce del Padre: ‘Questi è il mio Figlio, l’amato; in Lui ho posto il mio compiacimento: ascoltatelo!’

Ascoltare Gesù anche quando i suoi annunci appaiono troppo forti; è la condizione essenziale per la salvezza; questa è la risultante di due componenti: una divina, l’altra umana: Cristo Gesù dà la sua vita per noi; è l’agnello che toglie i peccati del mondo; è la vittima che si offre al padre per la salvezza dell’uomo.

A questa deve fare seguito la componente umana: il nostro ‘sì’, responsabile e fermo a Dio, un ‘sì’ od ‘eccomi’ non astratto e labiale ma che si concretizza nell’amare Dio e il prossimo in nome di Dio; prendere la croce e seguire Cristo, l’amato dal Padre. Non esiste, caro amico, un ‘vangelo comodo’, fatto a misura delle nostre velleità, un vangelo dove Dio compie quello che all’uomo piace.

L’apostolo Pietro voleva scegliere la gloria della trasfigurazione senza passare dal Calvario. ‘E’ bello per noi, Signore, stare qui, facciamo tre tende’, ma il Padre interviene: ‘Questi è mio Figlio, ascoltatelo!’ e Gesù esorta i suoi discepoli: non parlate a nessuno di questa visione prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti. Noi oggi, come Abramo, dobbiamo uscire dalla terra dei nostri sogni, dei nostri egoismi per incamminarci verso la terra che Dio ci mostra per mezzo di Gesù.

Il Maestro divino ci chiama ad attuare la nostra vocazione attraverso la croce e l’amore; da questo il Padre ci riconoscerà come suoi figli. Attuare concretamente la nostra vocazione, conforme ai talenti e ai carismi ricevuti con il Battesimo perché si realizzi il Regno di Dio nel mondo; come gli apostoli che lasciarono tutto, lo seguirono e furono chiamati a regnare sulle 12 tribù di Israele. E’ difficile?

Umanamente sì, ma nella Chiesa Gesù stesso ci offre i mezzi per riuscire: l’Eucaristia e i sacramenti ed inoltre Maria, sua madre, come madre nostra.

‘Siete stanchi, affaticati, oppressi, prendete e mangiate: questo è il mio corpo’, ecco il dono dell’Eucaristia che ci porta la domenica a Messa. Morente in croce, Gesù dice a Maria: donna, ecco tuo figlio, Giovanni e con lui quanti crederanno in me e ti invocheranno ‘rivolgi a noi, madre, i tuoi occhi misericordiosi’.

Amici, con gioia e fede profonda iniziamo il nostro cammino quaresimale con la riscoperta del nostro Battesimo, il pentimento sincero dei nostri peccati, una vita di amore verso Dio e i fratelli. Allora e solo allora sarà Pasqua di risurrezione.   

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